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Vacanze in Carnia per trekking, ferrate, escursioni e scalate in uno scenario da favola

Vacanze in Carnia per trekking, ferrate, escursioni e scalate in uno scenario da favola
7 Luglio 2016

Le Alpi Carniche sono un perfetto palcoscenico per gli alpinisti che desiderano scalare cime ardue, ma anche per gli escursionisti alla ricerca di itinerari più agevoli. Qualsiasi sia la vostra attività preferita – trekking, arrampicata, speleologia, mountain bike – il fascino di questi luoghi non smetterà mai di stupirvi. Stefano Ardito nella guida I 50 rifugi più belli del Friuli Venezia Giulia ci descrive così questi monti e i loro rifugi.

La Carnia è l’anima del Friuli

Anche escludendo la valle del Tagliamento, i solchi scavati nei millenni dalle acque del Degano e del But permettono a chi arriva dalla pianura di avvicinarsi a borghi che conservano tradizioni millenarie, e a massicci di eccezionale bellezza.
Cuore di queste montagne, e al tempo stesso “tetto” delle Alpi Carniche e del Friuli, è il massiccio del Coglians, la Höhe Warte degli escursionisti carinziani, che tocca i 2780 metri di quota.
“Il panorama dalla vetta del Coglians è tra i più vasti e grandiosi delle Alpi orientali” ha scritto settant’anni fa Ettore Castiglioni nella sua guida della zona pubblicata dal CAI e dal TCI. Verso ovest, dalla cima, si vedono le Dolomiti dall’Antelao al Civetta. A nord è la catena di confine con la Palla Bianca e il Similaun.

Più lontani, in territorio austriaco, si alzano i colossi ghiacciati del Grossglockner e del Gross Venediger, e le rocciose Dolomiti di Lienz. A est sono le vette delle Alpi Giulie, dallo Jôf di Montasio allo Jôf Fuart e al Triglav. Verso sud, se non c’è nebbia, lo sguardo traversa la pianura fino a raggiungere la Laguna di Grado e l’Adriatico. Tutt’intorno, a portata di mano, si alzano le altre grandi vette della Carnia.

Non a caso, ai piedi del Coglians e delle vette vicine sorgono i rifugi più amati dagli escursionisti e dagli alpinisti friulani, come il Lambertenghi-Romanin e il Marinelli, affiancati appena al di là del confine dalla Wolayersee Hütte. A est del massiccio più alto e del Passo di Monte Croce Carnico, delle vette che alternano le pareti rocciose ai prati, il Pal Piccolo, la Creta di Timau e l’Avostanis, ospitano altre strutture molto amate come la Casera Pramosio.
Più a oriente punti di appoggio costruiti per escursionisti e alpinisti si diradano, ed è possibile sostare per la notte o per un pasto soprattutto in alcune accoglienti malghe-agriturismo. Solo ai piedi dell’Oisternig, l’ultima vetta importante della catena, ricompaiono il rifugio Nordio-Deffar sul versante italiano, e due punti d’appoggio su quello austriaco.
Rifugi e bivacchi, invece, ridiventano relativamente abbondanti sugli aspri massicci rocciosi della Creta Grauzaria, del Monte Sernio e del Čuc dal Bôr, cari a escursionisti e alpinisti che amano i luoghi selvaggi.

Sulla cresta di confine tra il Coglians e il Passo di Pramollo, dove il confine tra l’Italia e l’Austria non è stato modificato al termine della Prima Guerra Mondiale, offrono delle mete interessanti agli escursionisti le postazioni dei due eserciti, dove fanti, alpini e truppe imperiali si sono scontrate per due anni e mezzo.
Il loro restauro, soprattutto nella zona tra Kotschach-Mauthen e Timau, è stato (ed è ancora) un ottimo lavoro nel segno della pace e della fratellanza tra i popoli.

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