I rifugi delle Dolomiti scelti e raccontati da Stefano Ardito
Quando nascono i rifugi delle Dolomiti? Come utilizzare i rifugi? Quale attrezzatura portare in rifugio? Stefano Ardito risponde nella guida I Rifugi delle Dolomiti – Trentino Alto Adige.
I rifugi del passato…
La prima ascensione nota a una vetta importante dei Monti Pallidi risale al 1857, quando il britannico John Ball e la guida Giovan Battista Giacìn compiono la prima ascensione del Pelmo. La Marmolada viene tentata nei primi anni dell’Ottocento e salita nel 1864 dal viennese Paul Grohmann, con le guide Angelo e Fulgenzio Dimai. Qualche anno dopo accanto al ghiacciaio viene scavata una scomoda grotta artificiale, che diventa il primo rifugio delle Dolomiti.
I rifugi in muratura compaiono alla fine dell’Ottocento, per opera delle sezioni del DÖAV, il Deutsches und Östeirreischisches Alpenverein, della Società degli Alpinisti Tridentini (SAT) e del CAI. La Dreizinnen Hütte, l’odierno rifugio Locatelli-Innerkofler, viene inaugurata nel 1880 dalla sezione Hochpustertaler del DÖAV, ed è a lungo gestita dalla guida Sepp Innerkofler. Un anno dopo, sulle Dolomiti di Brenta, la SAT inaugura il rifugio Tosa. Nel 1885 la sezione di Bolzano del DÖAV inaugura la Schlern Haus, oggi rifugio Bolzano, sullo Sciliar.
La Grande Guerra trasforma anche i rifugi.I punti d’appoggio più vicini al fronte vengono rasi al suolo. Nel dopoguerra i rifugi del DÖAV in Alto Adige e in Trentino vengono requisiti dal Ministero della Guerra italiano, che poi li affida alle sezioni del CAI.
… e quelli di oggi
Negli anni tra le due guerre mondiali l’alpinismo e l’escursionismo diventano popolari, i vecchi rifugi vengono ampliati, e ne sorgono di nuovi e più spaziosi. Dagli anni Cinquanta lo sci fa nascere rifugi privati accanto agli impianti di risalita e alle piste. Mentre alcune di queste strutture sono rustiche baite, altre hanno l’aspetto e i confort di alberghi di alta quota.
La diffusione del turismo alpino, e la nascita delle prime Alte Vie dolomitiche (la numero Uno è del 1966) spinge il CAI e i privati a realizzare molti altri punti di appoggio. Piuttosto che costruire bivacchi, negli ultimi anni si preferisce ristrutturare le vecchie malghe e casère abbandonate dai malgari.
Oggi sulle Dolomiti sorgono tra i 500 e i 600 rifugi, un numero variabile a seconda che si includano o meno nell’elenco i punti di appoggio accanto alle strade. Circa la metà sono di proprietà del CAI, della SAT e dell’Alpenverein Südtirol, il resto appartiene a privati. Le dimensioni e il comfort di queste strutture sono molto variabili, come gli escursionisti sanno bene.
Accanto ai rifugi in senso stretto esistono alberghi alpini non raggiungibili in auto, bivacchi a semibotte e malghe ristrutturate a bivacco dove si dorme nel sacco a pelo, e si cucina autonomamente.
Come utilizzare i rifugi?
Il periodo tradizionale di apertura dei rifugi sulle Dolomiti va dal 20 giugno al 20 settembre, alcune strutture sono aperte più a lungo dall’inizio di giugno fino a ottobre inoltrato. Molte, nei pressi di strade o impianti di risalita, sono aperte anche nella stagione sciistica. Il locale invernale sempre aperto esiste in quasi tutti i rifugi del CAI, può essere utilizzato liberamente solo quando il resto della struttura è chiuso, e serve in estate da dépendance del rifugio principale.
La sistemazione per la notte è normalmente in camerate o in camerette a 4, 6 o 8 letti. Nei rifugi gestiti la prenotazione è sempre utile, ed è essenziale per quelli più frequentati. I soci del CAI hanno uno sconto del 50% sul pernottamento e a volte anche sul vitto, una facilitazione che non si applica ai rifugi privati.
Chi frequenta un rifugio deve comportarsi in maniera adeguata. Vanno evitati schiamazzi, cori e quant’altro. Dalle 22 alle 6, nei rifugi vale il silenzio assoluto, in omaggio a chi deve alzarsi presto. Da qualche anno è obbligatorio l’uso del sacco-lenzuolo. Anche se i rifugi hanno un efficiente servizio di smaltimento dei rifiuti, è importante che escursionisti e alpinisti riportino con sé a valle le proprie immondizie.
Gli itinerari
I sentieri verso i rifugi sono descritti dai più vicini luoghi raggiungibili in auto, in bus o con gli impianti di risalita. Il dislivello è complessivo, ed è calcolato sommando i vari dislivelli incontrati. Il tempo non comprende le soste ed è riferito a un escursionista allenato. La segnaletica è quasi ovunque bianco-rossa.
L’abbigliamento e l’attrezzatura
Intorno ai 2000 metri, nelle giornate di sole, si possono utilizzare i calzoni corti e un abbigliamento leggero. Se il tempo volge al brutto, però, occorrono i pantaloni lunghi, il berretto e i guanti, un maglione in pile, un guscio o una mantellina e un copri-zaino impermeabile. Utili anche i bastoncini telescopici, la bussola, l’altimetro, la carta topografica e/o il GPS. Fondamentale la borraccia.
Sentieri attrezzati e ferrate, frequentissimi sulle Dolomiti, dovrebbero sempre essere affrontati con imbragatura, casco e con cordini e moschettoni (oggi sono in commercio dei “set da ferrata” completi) per autoassicurarsi nel modo migliore.
Ecco la guida ai 353 rifugi, malghe e bivacchi delle Dolomiti del Trentino Alto Adige:
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