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Neve, fascino e pericolo. Impara a valutare i rischi prima di un’uscita in montagna

Neve, fascino e pericolo. Impara a valutare i rischi prima di un’uscita in montagna
9 Dicembre 2015

Andare in montagna è un’attività che richiede attenzione, preparazione e la capacità di saper calcolare i fattori di rischio. Stefano Ardito ci invita ad avvicinarci alla montagna invernale con prudenza e consapevolezza, per uscite in tutta sicurezza. Ecco i suoi consigli nella nuova guida Le 50 ciaspolate più belle d’Abruzzo

Meravigliosa, suggestiva, poetica. E a volte potenzialmente assassina. La neve, mentre cade o quando è già posata sul terreno, rende affascinante la montagna invernale. Poi si trasforma, e permette agli appassionati di sciare o ciaspolare in neve fresca, di salire con i ramponi su un pendio ben trasformato, di arrampicare su una cascata di ghiaccio. Le tracce disegnate sulla neve raccontano giorno dopo giorno la vita della montagna e del bosco.
Ma la neve, compagna di gioco e un’amica, può diventare una minaccia. Se la forza di gravità del pendio innevato supera la forza di coesione del manto nevoso, quando uno strato di neve si stacca da quello sottostante, quando il vento o il passaggio di un animale o di un uomo modificano il suo equilibrio, si può staccare una valanga (o slavina) anche di grandi dimensioni.

Valanga sulla Rava del Ferro (Majella)

Tra le cause dei movimenti di masse nevose, i più frequenti sono il depositarsi di neve fresca e polverosa su uno strato di neve preesistente dura o ghiacciata, la trasformazione dello strato superficiale riscaldata dal sole o la presenza di una crosta di neve indurita che poggia su uno strato di neve polverosa. In tutte le situazioni di equilibrio precario, il passaggio di alpinisti, escursionisti o sciatori può scatenare il fenomeno.
Gli studiosi classificano le valanghe in base alla morfologia dei pendii (di versante o di colatoio), a seconda del tipo di movimento (aeree, nubiformi, radenti, terrestri), a seconda della superficie di scivolamento (o di fondo), in base al tipo di distacco (a fronte, a lastroni o a lastre, puntiformi) o in base al tipo di percorso (di versante oppure incanalate). Tra i fattori di rischio addizionale sono l’aumento improvviso della temperatura, l’elevata umidità dell’aria o la pioggia che diminuisce la coesione, il vento che aumenta il carico gravitazionale in alcune zone.
Ne Il rischio di valanghe – nuova guida pratica, il volume di Werner Munter edito dal Club Alpino Svizzero e dal CAI, vengono elencati 13 “errori fatali provocati da comuni pregiudizi”: tra questi spiccano affermazioni come “non c’è pericolo di valanghe quando fa freddo”, “il bosco protegge dalle valanghe”, “un piccolo pendio non è pericoloso”, “dopo due o tre giorni il manto nevoso è stabile” e “se è bel tempo le valanghe non cadono”.

Il monitoraggio sulle valanghe, in Italia, è affidato a due servizi distinti. Il Meteomont, nato per iniziativa del Comando Truppe Alpine, viene gestito con la collaborazione del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, del Corpo Forestale dello Stato e copre l’intero territorio nazionale. L’AINEVA, Associazione Interregionale Neve e Valanghe, è stata creata nel 1982 dall’associazione dei Servizi Regionali o Provinciali dell’arco alpino, e vede la partecipazione anche della Regione Marche. Le due strutture osservano e analizzano le condizioni meteorologiche e della neve, e diramano dei bollettini sul grado di pericolo.

La scala europea si articola in cinque gradi:

  1. pericolo debole (verde), con manto nevoso ben consolidato e stabile
  2. pericolo moderato (giallo), con manto nevoso poco consolidato solo su alcuni pendii ripidi
  3. pericolo marcato (arancione), con consolidamento da moderato a debole su molti pendii ripidi, e rischio di valanghe spontanee anche grandi
  4. pericolo forte (rosso), con manto nevoso debolmente consolidato sulla maggior parte dei pendii ripidi e forte rischio di valanghe spontanee
  5. pericolo molto forte (rosso e nero) con manto nevoso per lo più in-stabile, e possibilità di grandi valanghe anche su terreno non ripido

Quando la scala è dal rosso in su, le escursioni sulla montagna innevata devono essere ridotte al minimo. Con i gradi intermedi occorre fare molta attenzione.