18 itinerari sul Velino e sui monti di Campo Felice per ciaspole, ramponi e sci da fondo
Stefano Ardito nella guida Appennino Bianco vol. 1 descrive magnifici itinerari sul Velino e sui Monti di Campo Felice con ciaspole, piccozza e ramponi e sci da fondo.
“Chi sale dal centro di Roma al Gianicolo, d’inverno, scopre all’orizzonte un triangolo bianco. È il Velino, la terza montagna dell’Appennino, una delle più frequentate in ogni momento dell’anno. Aspro e ripido in direzione del Fucino, ondulato verso l’Altopiano delle Rocche, questo massiccio che culmina a 2486 metri di quota deve la sua popolarità all’imponenza, alla varietà dei suoi itinerari, alla brevità dell’accesso dal Lazio e dall’Abruzzo.
“Uno dei gruppi montuosi più importanti costituenti l’Appennino centrale”, formato da “aspre roccie, magnifici altopiani ricchi di belle praterie, vallate, gole selvagge, verdeggianti colline e monti boscosi” dove si possono effettuare d’estate “numerose e interessantissime escursioni” e d’inverno “magnifiche ascensioni per il turista esperimentato”. Così, nel 1903, presentava queste montagne Enrico Abbate nella sua Guida dell’Abruzzo.
Era stato Abbate, insieme a Edoardo Martinori, a compiere nel 1881 le prime ascensioni invernali del Velino e del vicino Sirente. In mancanza della ferrovia, i due viaggiarono per una settimana. Un treno da Roma a Caianello, poi una diligenza fino ad Avezzano e un’altra fino a Magliano de’ Marsi. Poi la traversata del Velino con discesa a Ovindoli, un giorno di riposo, la traversata del Sirente con discesa a Sulmona. Infine un trekking attraverso Anversa degli Abruzzi, le Gole del Sagittario, Scanno, Passo Godi, Barrea e Alfedena per ritrovare la ferrovia in Molise.
Il Velino è il cuore dell’Appennino anche se si bada alla storia. Ai suoi piedi sorgono la città romana di Alba Fucens, la chiesa romanica di Santa Maria in Valle Porclaneta, Rocca di Cambio e Ovindoli, la città di Avezzano ricostruita dopo il terremoto del 1915. A nord, oltre i monti di Campo Felice, sorge L’Aquila, con i suoi monumenti e le ferite causate dal terremoto del 2009.
Nel dopoguerra, gli impianti di risalita di Ovindoli-Magnola e di Campo Felice hanno attirato sulle nevi del Velino migliaia di sciatori provenienti soprattutto da Roma. Il cuore del massiccio, però, è rimasto selvaggio. In epoche più recenti, la Riserva Naturale di Stato Monte Velino, il Parco Regionale Sirente-Velino in Abruzzo e la Riserva delle Montagne della Duchessa nel Lazio hanno permesso il ritorno del cervo, del corvo imperiale e del grifone.
Da sempre frequentato dagli scialpinisti grazie ai suoi valloni innevati fino a primavera, il Velino ha iniziato a essere percorso negli anni Ottanta dagli amanti del fondo-escursionismo e delle ciàspole. Gli alpinisti con piccozza e ramponi frequentano soprattutto i facili itinerari delle due vette maggiori e del vicino Monte Sevice. Dalla croce di vetta del Velino, piegata da centinaia di bufere, lo sguardo spazia sull’Appennino.”
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