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Tag: Escursioni nelle Dolomiti

In questa sezione troverai moltissime idee e approfondimenti per escursioni lungo i migliori itinerari di trekking delle Dolomiti

Per molti le Dolomiti sono fra le montagne più amate e frequentate al mondo. A rendere uniche queste montagne sono soprattutto le forme e i colori delle rocce scolpite dall’erosione millenaria. Da qualche anno l’UNESCO ha del resto inserito le Dolomiti a pieno titolo nel Patrimonio dell’Umanità.

Dalla Croda al Lago alla Marmolada, passando per le Dolomiti di Brenta, le Pale di San Martino, le Dolomiti Bellunesi, le Vette Feltrine, le Dolomiti Friulane, il Puez-Odle, lo Sciliar-Catinaccio, il Latemar, gli itinerari e le escursioni che abbiamo raccolto in questa sezione permettono di soddisfare le esigenze tanto degli escursionisti più esperti quanto degli amanti delle passeggiate a stretto contatto con le bellezze di una delle aree naturali più belle del mondo.

Dolomiti di Cortina a piedi: Monte Paterno (2744 m)

il Sentiero attrezzato delle Forcelle sulle tracce della Grande Guerra

Il lettore avrà notato che il Monte Paterno è il protagonista di ben due  itinerari in questa guida mentre le Tre Cime di Lavaredo, universalmente note come simbolo delle Dolomiti, sono le primedonne in un solo itinerario. Ciò potrebbe sembrare strano ma chi conosce quei luoghi sa bene che il Paterno, sebbene meno appariscente delle mitiche tre vele di roccia, è inserito quasi al centro di un intrico di sentieri che inevitabilmente portano alla sua vista o al suo attraversamento. Anche arrivando dalla Val Pusteria, la sua massiccia armonia rapisce l’escursionista ancor prima di giungere alla sfavillante visione delle Tre Cime.

Monte Paterno
I Laghi dei Piani dalla Forcella dei Laghi.

Il Sentiero attrezzato delle Forcelle qui proposto è estremamente spettacolare: gli squarci che si aprono sulle Tre Cime di Lavaredo e sul gruppo dei Rondoi-Baranci nella prima fase, e quelli sul Monte Cengia e sulla Croda dei Toni nella seconda parte, sono impagabili. A partire dalla Forcella Lavaredo, il percorso attraversa tutto il Monte Paterno da ovest a est, superando cenge esposte, camini, gallerie e fortificazioni militari ad una quota media di 2500 metri.

Le vicende belliche della Prima Guerra Mondiale hanno lasciato sentieri straordinari come quelli qui descritti che, al fine di non dimenticare, è bene esplorare passo dopo passo in armonia con tutti i visitatori che li percorrono, affinché la bellezza di questi luoghi non sia mai più profanata dalla brutalità di una guerra. Il primo tratto, quello che conduce alla Forcella del Camoscio, è molto frequentato al punto che il maggior pericolo è rappresentato dall’incrocio in cengia con altri escursionisti. È quindi necessario armarsi di pazienza e rispetto per gli altri frequentatori di questi luoghi. Intraprendendo il Sentiero delle Forcelle, ci si allontana in parte dalla folla che predilige la più impegnativa salita alla cima del Monte Paterno oppure la più verticale discesa al Rifugio Locatelli tramite la Via ferrata De Luca-Innerkofler. La conquista della vetta vera e propria del Paterno, protagonista di straordinarie storie legate alla Grande Guerra (vedi introduzione itinerario 303), viene proposta nella variante.

vetta monte paterno
La Croda del Passaporto dalla vetta del Monte Paterno.

Trattandosi di un lungo itinerario, un consiglio per affrontarlo senza fretta è quello di lasciare l’auto al Rifugio Auronzo il giorno precedente, arrivare a piedi al Rifugio Lavaredo dove pernottare, e iniziare il tratto attrezzato la mattina al risveglio. Dal punto di vista tecnico, anche se non deve essere sottovalutato per l’impegno fisico richiesto, è classificato facile. Ad ogni modo, essendo un sentiero attrezzato, sono indispensabili allenamento, assenza di vertigini e capacità di muoversi in ambiente semi-alpinistico. Dal punto di vista dell’attrezzatura sono necessari imbrago, kit da ferrata, casco ed è utile una lampada frontale all’interno della galleria.

Scheda tecnica escursione per il Sentiero attrezzato delle Forcelle e il Monte Paterno

Quote da 2229 a 2623 m; da 2229 a 2744 m se si arriva in cima al Monte Paterno
Dislivello 850 m; 1070 m se si arriva in cima al Monte Paterno
Sviluppo 18,5 km; 19,5 km se si arriva in cima al Monte Paterno
Tempo 6.20 ore; 7 ore se si arriva in cima al Monte Paterno
Difficoltà EEA (F); EEA (PD) e passi di II grado se si arriva in cima al Monte Paterno
Segnaletica bianco-rossa 101, bolli rossi, 104
Periodo da giugno a ottobre escluso con neve o ghiaccio
Cartografia Tabacco 010 Dolomiti di Sesto
Con i bambini non adatto

La Guida DOLOMITI DI CORTINA a piedi

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto, mappa e traccia GPX la trovi nella guida DOLOMITI DI CORTINA a piedi di Andrea Baradel.

L’anello del Col Bocia | Dolomiti di Cortina a piedi

Entusiasmante percorso sull’Alpe di Lagazuoi con sosta al Rifugio Scotoni

Partendo dal Passo di Valparola, una volta raggiunta la Forcella de Salares, inizia il vero e proprio percorso attorno alla tozza cima del Col Bocia con una strabiliante progressione in quota sull’Alpe di Lagazuoi (Monte de Lagazuoi sulle carte), che regala all’escursionista panorami mozzafiato. Durante tutto l’anello aleggia l’impetuosa potenza della natura che, in milioni di anni, ha saputo plasmare questa zona rendendola ricca di fascino: le svettanti pareti del Lagazuoi Grande sembrano incombere mentre si incede sulla mulattiera di guerra, dove sono ancora presenti numerosi baraccamenti e punti di osservazione, mentre quelle di Cima Scotoni sorvegliano dall’alto il piccolo e grazioso Lago di Lagazuoi.

E poi, quando si potrebbe pensare di aver visto tutto il bello di questi luoghi, si scende rapidamente fino a giungere sullo straordinario alpeggio del Plan de Lagacio, in cui sorge il bellissimo Rifugio Scotoni, dominato dalla mole del Piza dl Lech. Il rifugio, che si trova all’interno del Parco Naturale di Fanes-Senes-Braies, fu costruito nel 1967 ed intitolato al grande alpinista trentino Luigi Scotoni. Soprattutto d’estate è frequentato da numerose famiglie che lo raggiungono risalendo il Valun de Lagacio.

Proprio per la gioia dei bambini, a fianco del rifugio sono ospitati alcuni animali, tra cui caprette e lama. Poco distante sorge una cappella di legno, che è tutto ciò che rimane di un vecchio cimitero di guerra austriaco della Grande Guerra. Pur avendo un aspetto curato e, a tratti, ricercato, il rifugio offre ospitalità anche agli alpinisti che intendono affrontare le numerose vie di arrampicata presenti nei dintorni. Per chi volesse soggiornarvi, famiglia con bambini o forte alpinista che sia, è consigliato prenotare per tempo.

Non presentando particolari difficoltà tecniche o esposizioni, questo spettacolare percorso è adatto a tutti considerando però il dislivello totale, che potrebbe risultare impegnativo ai meno allenati.

Scheda tecnica escursione per il Col Bocia

Quote da 2040 a 2255 m
Dislivello 900 m
Sviluppo 10,5 km
Tempo 4.10 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 20A, 20, 18B
Periodo da giugno a ottobre
Cartografia Tabacco 03 ortina d’Ampezzo e Dolomiti Ampezzane
Con i bambini adatto ai ragazzi dagli 11 anni in su

Rifugi e punti di appoggio

Rifugio Scotoni (2040 m), privato, 21 posti letto, offre anche ristoro, aperto da metà giugno ai primi di ottobre e nella stagione sciistica, tel. 0471.847330, 335.8036184,
www.scotoni.it.

ESCURSIONE CON L’AUTORE

Domenica 28 luglio l’autore, Andrea Baradel, accompagnerà un gruppo al Col Bocia (2255 m). Per chi fosse interessato, può contattare l’autore per mail (dolomytrek@gmail.com). Il punto d’incontro è fissato alle ore 9.00 presso il Passo Valparola.

La Guida DOLOMITI DI CORTINA a piedi

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto, mappa e traccia GPX la trovi nella guida DOLOMITI DI CORTINA a piedi di Andrea Baradel.

Rifugio Vallandro (2040 m), Col Tondo dei Canope (2179 m), Rautkopf (2205 m)

sulle tracce dei minatori medievali per la Val dei Chenope e Prato Piazza

Questo itinerario è particolarmente gratificante poiché permette di visitare luoghi straordinari ma poco battuti dal turismo di massa, che predilige avventurarsi verso le mete più pubblicizzate sui social media. Ovviamente, se si ha la possibilità di sostare in queste zone per pochi giorni, è quasi doveroso andare a visitare i luoghi più iconici e inevitabilmente più affollati, ma se si avesse qualche giorno in più allora questa è la gita perfetta.

Partendo dalle vicinanze del Passo Cimabanche, che segna il confine tra Veneto e Alto Adige, si sale verso il meraviglioso alpeggio d’alta quota di Prato Piazza attraverso la spettacolare Val dei Chenope. Questo toponimo deriva dal dialetto degli antichi minatori della Val Pusteria che, nel Medioevo, scendevano nella conca di Ampezzo per recarsi al lavoro nelle miniere del Col Piombin. Gli ampezzani avevano infatti trasformato il termine tedesco knappe (“knop” in dialetto), che significa minatore, in “chenope”. Nel tempo anche la toponomastica di questi luoghi ha assorbito trasformazioni derivanti da vari dialetti e perciò la Val dei Chenope è spesso riportata come “Chenopi,” oppure “Canopi”, o “Canope”, oltre che con la denominazione tedesca Knappenfusstal.

val dei canopi

Una volta giunti a Prato Piazza, viene proposto di salire su due cime dimenticate dai più, perché quasi anonime nella loro esile stazza se paragonata ai colossi che le circondano, e anch’esse con un nome che rimanda agli antichi minatori. Si tratta del Col Tondo dei Canope (Knollkopf in tedesco) e dell’attiguo Rautkopf.

rifugio vallandro_col tondo canopi

La salita è entusiasmante sia perché offre panorami mozzafiato sia perché presenta molte testimonianze della Prima Guerra Mondiale. Inoltre è un percorso che stimola la lettura dell’ambiente circostante e l’orientamento.

Per i meno esperti e allenati è possibile percorrere solo una parte dell’itinerario fermandosi a Prato Piazza, eventualmente gustando gli ottimi piatti dei rifugi e delle malghe della zona. Mentre i più avventurosi potranno tentare la salita al Col Tondo dei Canope senza alcun patema d’animo poiché non ci sono pericoli oggettivi e, se non si dovesse trovare la via nel tratto poco battuto e privo di segnavia, sarà sufficiente girare sui propri passi per tornare verso l’alpeggio di Prato Piazza. Per i guadi è necessario avere calzature con membrane impermeabili.

Scheda tecnica escursione

Quote da 1523 a 2205 m; da 1523 a 2040 m se si arriva al Rifugio Vallandro
Dislivello 900 m; 640 m se si arriva al Rifugio Vallandro
Sviluppo 16 km; 14 km se si arriva al Rifugio Vallandro
Tempo 5.30 ore; 2.30 ore in salita, 2.10 ore in discesa se si arriva al Rifugio Vallandro
Difficoltà EE; E se si arriva al Rifugio Vallandro
Segnaletica bianco-rossa 18, 3, 37, 34, ometti di sassi, assente in un tratto
Periodo da giugno a ottobre
Cartografia Tabacco 03 ortina d’Ampezzo e Dolomiti Ampezzane
Con i bambini adatto ai ragazzi dagli 11 anni in su fino al RIfugio Vallandro

La Guida DOLOMITI DI CORTINA a piedi

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto, mappa e traccia GPX la trovi nella guida DOLOMITI DI CORTINA a piedi di Andrea Baradel.

Il Rifugio Vallaccia in Val Monzoni | Valle di Fassa

Il Rifugio Vallaccia, ai piedi del Sasso delle Undici in Val Monzoni, è descritto nella guida “I 100 rifugi più belli delle Dolomiti” di Stefano Ardito.

Il Rifugio Vallaccia sorge tra i dossi carsici di Gardecia, nell’alta Valle dei Monzoni e ai piedi del Sasso delle Undici e della Punta Vallaccia. Questo rifugio di legno è una meta sempre più apprezzata dagli escursionisti che frequentano la Valle di Fassa, e offre una escursione molto più solitaria e tranquilla di quelle sui sentieri del Catinaccio e del Sella. Il panorama è limitato dalla posizione in una conca, dove si vedono spesso le marmotte. Si affacciano sul rifugio le creste dei Monzoni e la Punta Vallaccia.
I pendii erbosi del Sasso delle Undici non lasciano immaginare le pareti verticali del versante opposto, rivolto verso Moena e Soraga. In lontananza si vede la Marmolada.

L’accesso al rifugio, modificato nel 2019 con la chiusura alle auto della Valle San Nicolò, include un tratto ripido. Si può proseguire la camminata verso il Sasso delle Undici o la Punta della Vallaccia, e scendere da questa al bivacco Zeni e alla Vallaccia.

Lunga ma interessante la traversata a Moena per Forcella la Costela. Più impegnativa quella dei Monzoni lungo l’Alta Via Bruno Federspiel. Si può raggiungere dal rifugio la ferrata Gadotti al Sasso delle Dodici. Alle spalle del rifugio è una falesia attrezzata. D’inverno il rifugio è una buona meta per una escursione con le ciaspole.

Info utili del Rifugio Vallaccia

Quota 2275 metri
Posti letto 20
Proprietà e gestione Famiglia Bernard
Apertura estiva dal 17 giugno ai primi di ottobre
Apertura invernale nei weekend da metà gennaio a fine aprile
Telefono 349.8866866, 0462.764922
Mail info@rifugiovallaccia.it
Web www.rifugiovallaccia.it

Itinerario da Pozza di Fassa al rifugio Vallaccia

Dislivello 410 metri
Tempo 1 ,45 ore a/r
Difficoltà E

Da Pozza di Fassa si utilizzano le navette che risalgono la Valle San Nicolò fino alla Malga Crocifisso, e poi piegano a destra fino a Malga Monzoni (1862 metri). Si continua a piedi sulla stradina (segnavia 603) in leggera salita. Lasciato a sinistra il sentiero per il rifugio Taramelli si piega a destra (segnavia 624) superando un ripido strappo. Toccate delle baite si traversano dei prati, si supera uno strappo faticoso e si arriva a una seconda conca. Un sentiero sale al rifugio Vallaccia (2275 metri, 1 ora). La discesa richiede 0.45 ore.

La guida

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guida rifugi delle dolomiti

La Capanna Cervino ai piedi delle Pale di San Martino

La Capanna Cervino, incorniciata dalle Pale di San Martino, è tra i 100 rifugi più belli delle Dolomiti di Stefano Ardito.

Il paragone tra il Cimon della Pala e il Cervino, spesso utilizzato in passato nella promozione turistica delle Pale, è appropriato soprattutto se si osserva la vetta più celebre del massiccio dal rifugio che gli è stato dedicato negli anni Trenta. Frequentata in estate da escursionisti dai gusti tranquilli e da appassionati della mountain-bike, la Capanna Cervino può essere raggiunta d’inverno con gli sci ai piedi dalle piste di Passo Rolle.

Costruita nel 1931 da Alfredo Paluselli, ha ospitato una delle prime scuole di sci delle Dolomiti. Nei dintorni della Capanna Cervino si può raggiungere per una comoda carrareccia la Baita Segantini. Un sentiero più ripido conduce alla vetta del Castellaz, con le sue fortificazioni della Grande Guerra. Strade sterrate e sentieri conducono verso la Malga Juribello e la Val Venegia.

La traversata in direzione di Malga Venegia e di Paneveggio è una delle grandi classiche della mountain-bike sulle Dolomiti; si svolge ai piedi delle muraglie rocciose della Vezzana, del Cimon della Pala, dei Bureloni e del Mulaz, e costituisce d’inverno una facile e spettacolare escursione con gli sci.

Info utili della Capanna Cervino

Quota 2084 metri
Posti letto 18/20
Proprietà e gestione Castellazzo srl – Elena Mich
Apertura dal 20 giugno a fine settembre; da dicembre a Pasqua
Telefono 340.0747643
Mail info@capannacervino.it
Web www.capannacervino.it

Itinerario da Passo Rolle alla Capanna Cervino

Dislivello 140 metri
Tempo 1 ora a/r
Difficoltà T

Passo Rolle si raggiunge da San Martino di Castrozza, da Predazzo o da Falcade. La strada sterrata che sale verso la Capanna Cervino e la Baita Segantini inizia dall’ultimo tornante (1950 m) prima del Passo sul versante di San Martino. C’è un grande posteggio. Si sale a piedi per una strada sterrata, si raggiunge una sella con quadrivio (si può arrivare fin qui anche da Passo Rolle, per un sentiero che inizia di fronte alla cantoniera), e si continua per il nuovo sentiero che sale a destra della strada sterrata. Dove il terreno rimpiana, si raggiunge a sinistra la Capanna Cervino (2082 metri, 0.30 ore).
La discesa richiede lo stesso tempo.

La guida

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La Malga Geisler ai piedi delle Odle

La Malga Geisler, o Rifugio delle Odle, è tra i 100 rifugi più belli delle Dolomiti di Stefano Ardito.

Il bellissimo prato accanto alla Malga Geisler, o Rifugio delle Odle, offre una straordinaria visione delle pareti della Furchetta, la cima più elegante delle Odle, e del vicino Sass Rigais. A poche decine di metri di distanza, di fronte a un panorama altrettanto bello, sorge la Malga Gschnagehardt, Casnago sulle vecchie mappe italiane. Qui, negli anni Cinquanta, passava l’estate il giovanissimo Reinhold Messner.

A piedi sul Sentiero delle Odle si può proseguire verso le malghe Brogles, Glatsch e Gampen e il rifugio Genova. Le strade sterrate offrono itinerari in mountain-bike.
Gli alpinisti possono raggiungere le difficili vie della parete Nord della Furchetta, e gli itinerari del Sass Rigais e del Sass de l’Ega.

Le malghe delle Odle sono classiche mete per passeggiate invernali. Dalla Malga Geisler, aperta anche d’inverno, si può scendere con lo slittino direttamente a San Giovanni Ranui – Funes lungo una pista di sei chilometri. La meta più classica per gli scialpinisti è la Forcella de Mesdì.

Info utili della Malga Geisler

Quota 1960 metri
Proprietà e gestione famiglia Runggatscher
Apertura da metà maggio ai primi di novembre e dal 26 dicembre a metà marzo
Telefono 0472.840506, 339.6044685
Mail info@geisleralm.com
Web www.geisleralm.com

Da Malga Zannes a Malga Geisler

Dislivello 310 metri
Tempo 3 ore a/r
Difficoltà E

Da San Pietro o Santa Maddalena, si raggiungono i posteggi di Malga Zannes (1680 metri).

A piedi si segue una strada forestale (segnavia 33) che si alza nel bosco. Tenendosi a destra a un bivio si sale alla Malga Glatsch (1902 metri, 0.45 ore), in vista delle Odle. Si riparte per un sentiero che si inerpica sui prati e poi nel bosco e porta al Sentiero delle Odle. Lo si segue a destra (segnavia 35), nel bosco dominato dalla Furchetta e dal Sass Rigais, fino alla Forcella del Pradèl (2015 metri). Da qui si piega a destra verso le malghe Gschnagenhardt e Geisler (1960 metri, 1 ora).

In discesa si prosegue sulla strada sterrata (segnavia 34) che entra nel bosco e si abbassa a tornanti. Lasciata a destra la deviazione per Malga Dussler si sbuca su un’altra sterrata a mezza costa e la si segue verso destra fino a Malga Zannes (1.15 ore).

La guida

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Il Rifugio Tosa e Pedrotti, un pezzo di storia delle Dolomiti di Brenta

Il Rifugio Tosa e Pedrotti, belvedere sulla Brenta Alta e sul Croz dell’Altissimo, è tra i 100 rifugi più belli delle Dolomiti di Stefano Ardito.

La Bocca di Brenta, che separa la Brenta Alta dalla Cima Tosa e dal Crozzòn, è il valico più importante del Brenta per escursionisti e alpinisti, e ha visto sorgere a fine Ottocento due dei primi punti d’appoggio del massiccio. Oggi il rifugio Pedrotti, su un terrazzo roccioso a sud del valico, si affaccia dall’alto sul vecchio rifugio Tosa. I sentieri di accesso sono lunghi, sia da Madonna di Campiglio sia da Molveno.

Il rifugio Tosa, il primo della SAT, è stato inaugurato nel 1881. Il rifugio Pedrotti è stato costruito poco dopo dalla Sektion Bremen del DÖAV, è passato alla SAT nel 1914, e nel 1921 è stato dedicato a Tommaso Pedrotti, fratello di Giovanni e Pietro, entrambi presidenti della SAT.
Molte delle vette vicine non sono visibili dal rifugio. S’impongono allo sguardo, oltre al vicino Croz del Rifugio, la Brenta Alta e il Croz dell’Altissimo.

Si raggiungono dal rifugio ferrate come la Via delle Bocchette Centrali, il Sentiero Brentari e il Sentiero Orsi. Gli alpinisti hanno a disposizione decine di vie, di ogni difficoltà, sulle pareti del Croz del Rifugio, della Brenta Bassa, della Brenta Alta, del Campanile Basso, del Campanile Alto, della Cima Tosa e del Crozzòn.

Info utili del Rifugio Tosa e Pedrotti

Quota 2491 metri il Pedrotti, 2439 metri il Tosa
Posti letto 120
Locale invernale 20 posti
Proprietà SAT Trento
Gestore guida alpina Franco Nicolini 349.3646251
Apertura da giugno a settembre
Telefono 0461.948115
Mail info@rifugiotosapedrotti.it
Web www.rifugiotosapedrotti.it

Da Madonna di Campiglio al Rifugio Tosa e Pedrotti

Dislivello 1100 metri
Tempo 6.15 ore a/r
Difficoltà E

Da Madonna di Campiglio, in auto o con i bus-navetta, si raggiungono il posteggio e il rifugio di Vallesinella (1513 metri), e si prosegue a piedi fino al rifugio Casinei (1825 metri, 0.45 ore). Si riparte (segnavia 318) lasciando a sinistra un sentiero per i rifugi Tuckett e Sella, e raggiungendo un crinale da cui appaiono il Crozzòn di Brenta e la Tosa.

Si continua sul Sentiero Bogani, che traversa ai piedi delle rocce del Fridolìn, lascia a sinistra un secondo itinerario per i rifugi Tuckett e Sella, e riprende a traversare in ambiente spettacolare e roccioso superando una cengia, una galleria artificiale e un canalone dove si trova neve fino a luglio. Un’ultima salita a mezza costa e un terrazzo erboso conducono al rifugio Brentei (2182 metri, 1.30 ore), che sorge al centro di una magnifica conca. Si continua a mezza costa sul sentiero che traversa dei ghiaioni e permette di scoprire sulla sinistra il Campanile Alto e poi il Campanile Basso.

Traversata una conca spesso occupata da un nevaio si affronta un gradino (corda fissa), si supera un secondo terrazzo e si risale un pendio spesso innevato, ai piedi del Campanile Basso. Lasciato a sinistra l’attacco della Via delle Bocchette, si arriva alla Bocca di Brenta (2552 metri). Una comoda cengia artificiale conduce al rifugio Pedrotti (2491 metri, 1.30 ore). La discesa richiede 2.30 ore.

La guida

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Il Rifugio Tuckett e Sella, nel cuore delle Dolomiti di Brenta

Il Rifugio Tuckett e Sella, sorvegliato dalla Cima Brenta e dal Castelletto Inferiore, è tra i 100 rifugi più belli delle Dolomiti di Stefano Ardito.

Uno spettacolare paesaggio dolomitico, in cui spiccano la Cima Brenta e il Castelletto Inferiore, sorveglia il Rifugio Tuckett e Sella, due strutture gemelle e molto frequentate. Il primo ricorda Francis Fox Tuckett, grande alpinista britannico dell’Ottocento. Il secondo è dedicato a Quintino Sella, industriale biellese che fu Ministro delle Finanze e Primo Ministro del Regno d’Italia, e fondatore nel 1863 del CAI.

Oggi i due rifugi sono gestiti in maniera unitaria dalla SAT. La storia della loro nascita, invece, testimonia di un’epoca nella quale gli alpinisti di lingua italiana e tedesca avevano rapporti difficili. I primi erano organizzati nella Società degli Alpinisti Tridentini (SAT), di tendenze irredentiste, i secondi nel DÖAV, il Deutsches und Östeirreischisches Alpenverein, al quale aderivano austriaci, altoatesini e tedeschi. Il rifugio Sella è stato eretto dalla SAT nel 1904-05. Un anno dopo, nel 1906, la Sektion Berlin del DÖAV inaugurava il vicino rifugio dedicato a Tuckett. Oggi quelle polemiche sono un lontano ricordo. E il sentiero che raggiunge i due rifugi dal Grostè è una facile camminata in un magnifico ambiente roccioso. Offrono percorsi più impegnativi le ferrate (tra queste la Via delle Bocchette Alte) che qui si intersecano.

Info utili del Rifugio Tuckett e Sella

Quota 2272 metri
Posti letto 120
Locale invernale 8 posti
Proprietà SAT Trento
Gestore Alberto Angeli 0465.507287; 335.5253090
Apertura da metà giugno a fine settembre
Telefono 0465.441226
Mail rifugiotuckett@gmail.com
Web www.rifugio-tuckett.it

Itinerario dal Grostè ai rifugi Tuckett e Sella

Dislivello 200 metri
Tempo 2.30 ore a/r
Difficoltà E

Da Madonna di Campiglio e dal Passo di Campo Carlo Magno si sale in cabinovia al Passo del Grostè (2442 metri). Si imbocca il sentiero per i rifugi Tuckett e Sella (segnavia 316), che obliqua su un altopiano roccioso, passa sotto a una seggiovia e raggiunge l’orlo di una depressione ingombra di massi. Qui si incontra un tracciato (2410 metri, 0.15 ore) che proviene dal rifugio Graffer.
Si scende in un canalino e ci si tiene a destra a un secondo bivio. Si continua tra massi più grandi traversando un vallone dominato dalla Cima del Grostè, dalla Cima Falkner e dal Castello di Vallesinella.
Oltrepassato un vallone, si gira un crinale e si passa a valle del Torrione di Vallesinella. Una salita porta ai rifugi Tuckett e Sella (2272 metri, 1 ora), in vista della Bocca del Tuckett, della Cima Brenta e della Vedretta di Brenta Inferiore.
Il ritorno richiede lo stesso tempo.

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