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Sibillini, Gran Sasso-Laga, Terminillo e Velino per il piacere di ciaspolatori, fondisti e alpinisti

Sibillini, Gran Sasso-Laga, Terminillo e Velino per il piacere di ciaspolatori, fondisti e alpinisti
1 Dicembre 2015

Stefano Ardito ci descrive i gruppi montuosi dell’Appennino cui è dedicata la sua guida Appennino Bianco. 84 itinerari con piccozza e ramponi, ciaspole e sci da fondo.

“La sfilata dei massicci più alti dell’Appennino inizia nel primo volume con i Monti Sibillini, a cavallo tra l’Umbria e le Marche, che raggiungono i 2476 metri con la cima del Monte Vettore e sono protetti da un magnifico Parco Nazionale. Ripidi, spesso battuti da un vento violento, questi monti sono esposti alle perturbazioni che arrivano dall’Adriatico e dal Tirreno, e sono spesso molto innevati. I versanti ripidi, le creste lavorate dal vento, i pendii e i canali di roccia poco solida che si trasformano in entusiasmanti itinerari invernali fanno del cuore dei Sibillini un terreno di caccia per alpinisti e scialpinisti preparati. Gli escursionisti con gli sci da fondo o le racchette da neve possono frequentare senza problemi solo le zone periferiche del gruppo.
I Monti della Laga, che culminano nei 2458 metri del Monte Gorzano, sconosciuti per decenni, sono tutelati dal Parco Nazionale che include anche il Gran Sasso. Aspri e selvaggi, popolati in passato dai pastori e dalle greggi, si alzano al confine tra il Lazio, le Marche e l’Abruzzo. Ripidi verso Amatrice e Campotosto, digradano con pendii più dolci, spesso rivestiti da fitti boschi, sul versante orientale che si abbassa in direzione dell’Adriatico. Le vette più alte, oltre che agli scialpinisti, offrono splendidi itinerari a chi si muove con piccozza e ramponi. I fitti boschi del versante teramano permettono invece escursioni con gli sci nordici e le ciaspole, in vista del Corno Grande e del Monte Corvo.

Il Gran Sasso, che ospita le vette più elevate dell’Appennino, separa gli altopiani dell’Abruzzo aquilano dalle colline di Teramo, ed è il massiccio più spettacolare di questa parte d’Italia. Alte e ripide, spesso rocciose, le sue vette (il Corno Grande raggiunge i 2912 metri) propongono itinerari magnifici all’alpinista con piccozza e ramponi e allo scialpinista. Gli escursionisti con gli sci da fondo o le racchette da neve possono invece spaziare su Campo Imperatore, il “piccolo Tibet” che si allunga alla base delle vette più orientali del massiccio, sull’altopiano del Voltigno o nei boschi ai piedi delle cime più alte.
Il capitolo dedicato al Terminillo, che sorveglia Rieti, e ai vicini Monti del Cicolano che si alzano sul confine con l’Abruzzo, suggerisce i classici itinerari alpinistici con piccozza e ramponi che conducono sui 2216 metri della “montagna di Roma”, e itinerari a piedi, con le racchette o con gli sci sui pendii del Monte Nuria, che si affaccia sui laghi di Rascino e Cornino.
Con il Velino e i monti di Campo Felice torniamo verso l’Abruzzo (ma il Lago della Duchessa e le vette vicine sono in provincia di Rieti), e in una delle zone più frequentate dell’Appennino, che le autostrade rendono a portata di mano da Roma e dalle città dell’Abruzzo. Se la vetta più alta, che raggiunge i 2486 metri, e le vicine cime del Pizzo Cafornia e del Sevice, sono classiche mète per alpinisti con piccozza e ramponi, gli altopiani e i valloni del versante orientale del massiccio, che scendono all’altopiano delle Rocche, sono il terreno ideale per ciaspolatori e fondisti.”

Buon inverno a tutti!