In arrivo la guida “Sentieri nel Parco Nazionale d’Abruzzo”
In uscita la nuova guida Sentieri nel Parco Nazionale d’Abruzzo di Stefano Ardito. L’autore presenta i suoi 96 itinerari per scoprire ‒ o riscoprire, per chi già ha avuto modo di esplorare questo scrigno di natura ‒ la più antica area protetta d’Italia.
Altri parchi dell’Appennino, lo sappiamo, comprendono delle vette più alte. Per migliaia di escursionisti e appassionati di natura, però, che arrivino dall’Italia o dal resto del mondo, il Parco più bello è ancora il più antico della Penisola, che ha al centro Pescasseroli e l’alta valle del fiume Sangro. E che, da pochi anni dopo la sua istituzione, interessa i territori dell’Abruzzo, del Lazio e del Molise.
Ad accogliere chi cammina, ai piedi dei monti Marsicano e del Petroso, sono faggete che sembrano senza fine, solenni altopiani di pascoli, crinali non particolarmente elevati ma aspri e tormentati al punto giusto. Poi ci sono le acque dei fiumi, dei torrenti e dei laghi, i paesaggi carsici del versante laziale, le forre e le grotte come quella sorprendente dello Schievo.
I borghi, da Civitella Alfedena a Scanno, e da Opi a San Donato Val Comino, conservano chiese e monumenti civili di pregio, e antiche case di pietra addossate le une alle altre. Grazie al Parco, il turismo verde qui è arrivato prima che altrove, e gli alberghi, i bed&breakfast, le guide escursionistiche e i rifugi sono spesso di eccellenza.
Gli animali del Parco
Ma l’attrattiva più forte è la fauna. I cervi stupiscono nel centro di Villetta Barrea, ed emozionano a ottobre con i possenti bramiti dei maschi. I camosci, ormai meno numerosi che alla Majella o sul Gran Sasso, si mettono in posa con studiata eleganza intorno a Passo Cavuto e sulla Meta. Il lupo, sempre più facile da vedere anche dall’auto, è stato salvato dall’estinzione proprio qui, come racconta il museo di Civitella Alfedena.
E poi c’è l’orso marsicano, il signore di queste montagne. Anche se qualche esemplare ogni tanto si allontana verso il Genzana, la Majella o le foreste degli Ernici, la grande maggioranza dei 40-45 plantigradi sopravvissuti sull’Appennino vive qui. Non si spostano dal cuore del Parco le orse in età fertile, che sono la garanzia per il futuro della specie.
In primavera, ogni tanto, qualche escursionista fortunato si vede passare davanti mamma orsa con la sua aria preoccupata, accompagnata da uno o due cuccioli che trotterellano nel sottobosco o nell’erba. Questa magia altrove non c’è. Benvenuti sui sentieri dell’orso.
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