Le isole Tremiti: le preferite di Lucio Dalla

Ci sono luoghi che sono poesia e ci sono poesie che diventano luoghi, per chi sa ascoltare e per chi sa guardare. Come le Isole Tremiti di Lucrezia Argentiero nella guida Il giro d’Italia in 50 isole.
Le Tremiti, definite un angolo del “paradiso terrestre”, sono un verso infinito, che si colora ad ogni nuovo arrivo, ad ogni nuovo passaggio. La leggenda dà tutto il merito al re Argo che lanciò una manciata di pietre dal promontorio del Gargano. Erano queste pure le isole preferite da Lucio Dalla che dai paesaggi selvaggi traeva ispirazione per le sue canzoni. Le Tremiti rappresentavano il suo “luogo dell’anima”, come era solito dire il cantautore bolognese, che amava soprattutto le diverse tonalità di questo lembo di Puglia. E appena arrivati ci si rende subito conto che il “Divin Pittore” non ha proprio risparmiato sui colori. Li ha spennellati tutti e in modo sorprendente. Il bianco accecante delle falesie calcaree, l’intera gamma dei blu delle acque cristalline, il verde della rigogliosa foresta di pini d’Aleppo e di lecci, che muta la gradazione a seconda della luce solare che penetra fra le foglie. Il rosso, invece, fa bella mostra di sé, col calar del sole, regalando ogni giorno dei tramonti indimenticabili.
Bandite le auto, le Tremiti si vivono con escursioni a piedi o pedalando tra le pinete (una delle poche a essere illuminata di sera), o noleggiando un gommone per scoprirle dal mare.
San Nicola e San Domino sono le uniche due abitate
San Nicola, quattro chilometri di costa, è il capoluogo amministrativo. Dal porticciolo si può andare su verso il centro antico, attraverso l’unica porta di ingresso (vi è la possibilità di arrivarci in ascensore, ma si paga un ticket). Questa è anche l’isola della storia, con fortificazioni imponenti, muraglie e il torrione del Cavaliere del Crocifisso. Vi si trovano il convento dei Frati benedettini e l’Abbazia di Santa Maria a Mare, edificata nel 1045, definita la “Montecassino del mare” per la sua imponenza che conserva mosaici pavimentali dell’XI secolo.
Ancor di più, in questo posto, si sente l’aura di un luogo senza tempo e si può ascoltare dagli abitanti un dialetto arcaico, molto simile a quello napoletano settecentesco.
Se alla solitudine preferite la vivacità, è San Domino, l’isola per voi, l’orto di paradiso, così chiamata dai monaci benedettini, per la fertilità e spontaneità di fiori dalle mille sfumature.
Movimentata e briosa, grazie alla presenza di tante strutture ricettive, di bar e locali notturni, è costellata di uliveti, vigne e alberi da frutto. Le case qui sono basse, bianche e adornate di fiori profumati. Le scogliere a picco sul mare e gli anfratti sono la dimora preferita anche dalle “diomedee”, una specie di gabbiani con una formidabile apertura alare e una singolare vocalità. Il loro canto simile a un lamento umano è una sorta di sottofondo musicale, mentre volano libere in quest’angolo di paradiso, dichiarato riserva marina (costituita nel 1989, all’interno del Parco Nazionale del Gargano). La leggenda vuole che queste grida siano gemiti dei fedeli compagni di Diomede che, affranti dal dolore per la morte dell’eroe greco, piansero a tal punto da indurre la dea Afrodite a trasformarli in volatili.
Sono tante le calette da scoprire per tuffarsi a picco nel mare
Cala Matana, celebrata nel testo “Luna Matana” da Dalla, ma anche Cala Spido, Cala Tramontana, la spiaggia delle Arene, i Pagliai, monoliti a forma di piramide somiglianti a veri pagliai. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Diverse le possibilità per fare snorkeling: la Secca della Vedova è popolata di spugne, astici, aragoste. Ci sono anche dodici siti archeologici sommersi, testimonianza di 2000 anni di storia. Ci si può avvicinare al relitto de “Il Lombardo”, a Cala degli Inglesi, il piroscafo di Garibaldi che trasportò i Mille da Quarto a Marsala (affondò nella notte tra il 12 ed il 13 marzo 1864).
Da non perdere poi l’occasione di fare il giro dell’isola in barca, alla scoperta di insenature e grotte. Come la “Grotta del Bue Marino”, un tempo rifugio della foca marina, lunga 70 metri che si può attraversare all’interno. O ancora la “Grotta delle Viole”, che prende il nome dal riflesso violaceo che assume la roccia calcarea, soprattutto all’alba. Da vedere anche l’Architiello di Caprara, roccia scolpita come ponte naturale dall’erosione marina, con la sua spettacolare volta alta sei metri sul pelo dell’acqua. Se siete in coppia, date retta a ciò che consigliano gli abitanti: passate sotto, perché la tradizione vuole che le promesse d’amore scambiate in quel punto godano di durata eterna.”
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Nella guida trovi inoltre preziosi consigli pratici su dove mangiare e alloggiare, curiosità e l’idea in più per una vacanza diversa dal solito. Buona lettura!
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