I 17 itinerari più belli sui Sibillini per escursioni con ciaspole, ramponi e sci da fondo
Stefano Ardito ci invita a esplorare anche d’inverno i Monti Sibillini con ciaspole, piccozza e ramponi e sci da fondo ai piedi seguendo i suoi itinerari descritti nella guida Appennino Bianco vol. 1.
“La sfilata dei grandi massicci dell’Appennino inizia tra l’Umbria e le Marche, con una straordinaria catena frequentata in ogni momento dell’anno. Spettacolari e selvaggi, protetti da un Parco nazionale, i Sibillini devono la loro fama alle leggende e ai misteri che avvolgono da secoli il Lago di Pilato e la grotta della Sibilla.
Gli appassionati di natura possono scoprire il volo dell’aquila, fotografare le stelle alpine, avvistare il camoscio che è stato reintrodotto sul Monte Bove. Le tracce della storia dell’uomo sono presenti anche a quote elevate. Il fascino dei Monti della Sibilla, però, non sarebbe lo stesso se le leggende, i fiori, i casali di pietra e i camosci non avessero per sfondo uno dei massicci più severi dell’Appennino.
Il primo a scoprire il fascino di queste montagne d’inverno è stato Damiano Marinelli, alpinista di Ariccia destinato a perire sulla parete Est del Monte Rosa. Fu lui, nel 1876, a effettuare con due guide locali le prime salite invernali della Cima del Redentore e del Vettore, le cime più elevate della catena.
Oggi, quando la montagna è innevata, le creste intorno al Lago di Pilato, gli scivoli della Cima del Lago e dell’Argentella, il versante orientale del Vettore e il Monte Bove sono appannaggio di alpinisti con piccozza e ramponi. Il Monte Sibilla, il Monte Priora, il Pizzo Berro e i ripidi canali della Cima del Redentore, oltre a sua maestà il Vettore, sono invece frequentati soprattutto dagli appassionati di scialpinismo.
I pendii ripidi, il rischio di valanghe, le creste affilate e spesso orlate da cornici fanno sì che gli escursionisti con le racchette da neve o gli sci da fondo possano sbizzarrirsi sui pianori al margine del massiccio, in alcune valli al riparo delle slavine, e sulle vette (minori sia per quota sia per forme) dei settori occidentale e meridionale della catena. Attenzione, tecniche e abbigliamento adeguati, rispetto sono necessari ovunque.
Le strade e gli impianti di risalita
I Sibillini remoti si raggiungono da ovest da Norcia, Visso e dalla statale 209 della Valnerina, da nord da Sarnano, da Fiastra e da altri piccoli centri in provincia di Macerata, da est dalla Via Salaria, da Amandola e dai suggestivi abitati di Montefortino, Montemonaco e Montegallo, tutti in territorio ascolano.
Quasi tutte le strade restano aperte e percorribili d’inverno. Con innevamento abbondante, però, non viene aperto dagli spazzaneve il tracciato che sale da Castelluccio a Forca di Presta, che dev’essere quindi raggiunta dal versante di Arquata del Tronto, né vengono aperte d’inverno le strade sterrate che salgono da Ussita verso la Forcella del Fargno.
Nonostante l’estensione limitata del massiccio, e nonostante la presenza del Parco, sui Sibillini funzionano ben cinque stazioni sciistiche. A nord sono le piste di Bolognola (336.3843574, www.comune.bolognola.mc.it) e Sarnano (0733.651159, 335.7669993, www.sarnanoneve.it), e gli anelli di fondo dei Piani di Ragnolo. A ovest sono gli impianti e le piste di Monte Prata (0737.98321, 0737.98112) e di Frontignano (0737.90224, www.ussita-frontignano.com), che includono la gigantesca funivia abbandonata del Monte Bove Sud.
All’estremità meridionale del massiccio, in Umbria, sono le piste di Forca Canapine. L’unico impianto utile ad alpinisti ed escursionisti invernali è la seggiovia del Cornaccione, a Frontignano. Chi prevede di utilizzarla, però, deve verificare in precedenza se il trasporto di persone senza sci sci è consentito.”
Buona neve!
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