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A piedi sull’Alta Via delle Marche: da un’idea a una guida

A piedi sull’Alta Via delle Marche: da un’idea a una guida
27 Giugno 2019

Legare con un unico filo tutte le grandi montagne delle Marche: da questa idea sono nati il progetto e la guida A piedi sull’Alta Via delle Marche a cura di Nicola Pezzotta e Luca Marcantonelli, un nuovo trekking in 27 tappe dal Montefeltro ai Sibillini.

Camminare – sulle pietre di un viottolo o tra le foglie di una foresta, sulle rocce di un monte o nel silenzio dei pascoli – è l’attività umana che più giova al pensiero, alla concentrazione e alla riflessione. A voler essere pedanti, si potrebbe scomodare fior di letterati e scrittori a sostegno di questa affermazione (dall’austera imperatrice Sissi al mite San Francesco, dal filosofo David Henry Thoreau all’irrequieto Bruce Chatwin), ma ne possiamo fare a meno: basta provare. Certo, per muoversi a piedi si fatica decisamente di più che per stare seduti al bar della piazza, si rischiano freddo, sole e pioggia e, in casi sfortunati, anche qualche vescica sotto ai piedi. Ma un pubblico sempre più vasto e curioso è convinto che ne valga la pena.

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A piedi per scoprire

Il fiume dei camminatori che si avventura sulle montagne, colline e nelle valli italiane nasce da molte sorgenti diverse: c’è chi ha mosso i suoi primi passi in compagnia di un accompagnatore del Club Alpino Italiano, chi con le Guide Ambientali o le Guide Alpine e chi ha scoperto il cammino da solo seguendo la via verso Santiago. L’importante però è che il camminare, inteso come mezzo per conoscere la natura e l’ambiente che ci circondano, le antiche vie e i loro borghi arroccati, le strade della fede e le loro abbazie, sia un’attività sempre più praticata.

E l’Italia dei lunghi percorsi escursionistici, che possono essere “cammini” ispirati a Compostela o trekking di più giorni disegnati su creste e crinali, continua a crescere. Nascono nuovi viaggi possibili, lunghi o corti, da percorrere per intero oppure da assaporare un poco alla volta. Si riscoprono vecchi (o antichi) itinerari abbandonati da decenni che collegavano tra loro paesi e città. È l’Italia del turismo lento, di un popolo in movimento dove il viaggio è fatica, sudore, panorami, scoperte, sapori genuini, vino buono e, soprattutto, incontri. Tra camminatori impegnati sulla stessa via, tra viandanti e custodi della memoria e delle tradizioni di un borgo, oppure con chi nelle terre attraversate ci vive e lavora.

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Come nasce un’Alta Via

Un’alta via, per definizione, è un itinerario che si svolge seguendo crinali e monti, che cerca di evitare per quanto possibile al viaggiatore troppe salite e discese dai fondovalle più popolati. Ce ne sono molte, sulle Alpi e sull’Appennino, e le più frequentate disegnano i contorni dei celebri massicci dolomitici o le grandi valli valdostane, percorrono i Monti Liguri o il crinale appenninico, come l’Alta Via dei Parchi dell’Emilia Romagna, che giunge alla conclusione delle sue tappe non lontano da Carpegna, località sul confine marchigiano in provincia di Pesaro e Urbino. Proprio da qui inizia l’Alta Via delle Marche: si tratta di un percorso che, toccando tutte le cinque province marchigiane – Pesaro e Urbino, Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno – collega in 27 giornate di cammino le foreste di crinale al confine con l’Emilia Romagna con i grandi massicci del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Un lungo viaggio (416 km, oltre 20.000 m di dislivello) che si snoda attraverso territori e panorami molto diversi tra loro ma che permette di legare con un unico filo tutte le grandi montagne delle Marche. Non un viaggio da poco, certamente. Ma un’idea forte che permetterà di avvicinarsi, magari solo qualche giorno alla volta, a uno dei tratti più spettacolari e solitari dell’intera catena appenninica.

Molti sono stati gli artefici di questa proposta, che ha richiesto un lungo lavoro di ideazione, esplorazione, controllo e stesura. Nata nel 2015 grazie al progetto Alta Via delle Marche, racconti dall’Appennino dal gruppo di “Con in faccia un po’ di sole” e dalle associazioni “Le nostre terre” di Treia e “Radici senza terra” di Mogliano, la lunga traversata unisce in sé diverse motivazioni. In primo luogo sta la promozione della ricchezza culturale, artistica e ambientale di zone che giacciono un po’ ai margini dei flussi turistici più importanti del Centro Italia. Seguita dalla volontà di dare un contributo alla lotta contro lo spopolamento e l’abbandono, aggravato drammaticamente dagli effetti dei terremoti che nel 2016 e 2017 hanno duramente colpito l’Appennino centrale e ha costretto molti abitanti a lasciare i paesi e le attività economiche dei borghi di montagna per scendere in pianura o sul litorale. Rispetto al progetto originale, il sisma ha reso non percorribili due tappe (23 e 26) dell’Alta Via delle Marche per la chiusura di alcuni tratti del cammino. Ci auguriamo che presto vengano riaperti.

La guida

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