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Rifugi sulle Alpi Carniche

Rifugi sulle Alpi Carniche
22 Aprile 2016

La Carnia è l’anima del Friuli. I solchi scavati nei millenni dalle acque del Degano e del But permettono a chi arriva dalla pianura di avvicinarsi a borghi che conservano tradizioni millenarie, e a massicci di eccezionale bellezza. Cuore di queste montagne, e al tempo stesso “tetto” delle Alpi Carniche e del Friuli, è il massiccio del Coglians, la Höhe Warte degli escursionisti carinziani, che tocca i 2780 metri di quota.

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Ai piedi del Coglians e delle vette vicine sorgono i rifugi più amati dagli escursionisti e dagli alpinisti friulani, come il Lambertenghi-Romanin e il Marinelli, affiancati appena al di là del confine dalla Wolayersee Hütte. A est del massiccio più alto e del Passo di Monte Croce Carnico, delle vette che alternano le pareti rocciose ai prati, il Pal Piccolo, la Creta di Timau e l’Avostanis, ospitano altre strutture molto amate come la Casera Pramosio.

Rifugi e bivacchi, invece, ridiventano relativamente abbondanti sugli aspri massicci rocciosi della Creta Grauzaria, del Monte Sernio e del Zuc dal Bôr, cari a escursionisti e alpinisti che amano i luoghi selvaggi. Sulla cresta di confine tra il Coglians e il Passo di Pramollo, dove il confine tra l’Italia e l’Austria non è stato modificato al termine della Prima Guerra Mondiale, offrono delle mete interessanti agli escursionisti le postazioni dei due eserciti, austriaco ed italiano, dove fanti, alpini e truppe imperiali si sono scontrate per due anni e mezzo.
Il loro restauro, soprattutto nella zona tra Kotschach-Mauthen e Timau, è stato (ed è ancora) un ottimo lavoro nel segno della pace e della fratellanza tra i popoli.

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Una storia particolare caratterizza il Nordio-Deffar, il rifugio più orientale delle Alpi Carniche italiane che ha cambiato posizione più volte nella sua storia. Costruito alla fine del secolo XIX, nell’alto Vallone di Ugovizza, come capanno di caccia, dopo il passaggio della zona all’Italia viene affidato alla Milizia Forestale. Pochi anni dopo viene smontato e spostato più a valle, in un luogo più accessibile dal paese. Nel 1939 il rifugio va a fuoco, poi viene ricostruito nello stesso punto dalla Società Alpina delle Giulie.

Nuova distruzione nel 2003, stavolta a causa di una violenta alluvione. Ricostruito più in alto, viene nuovamente inaugurato su un bel pendio erboso inclinato, circondato dal bosco, pochi minuti di cammino a valle della Sella di Lom. In due ore, da qui, si sale al crinale erboso e allo sconfinato panorama del Monte Oisternig, la vetta più orientale delle Alpi Carniche.