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I tesori di Veio

I tesori di Veio
26 Aprile 2016

Il Parco di Veio, istituito dalla Regione Lazio nel 1997, si estende su 14.984 ettari dei Comuni di Campagnano di Roma, Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano Romano, Morlupo, Riano, Sacrofano e Roma. Tutto l’anno, soprattutto dalla primavera all’autunno, vengono organizzate escursioni, visite guidate e attività di divulgazione tematiche.

Ma non mancano anche le attività sportive nella natura come l’escursionismo, la mountain-bike e l’equitazione. I lettori che utilizzeranno la guida al Parco di Veio incamminandosi sui viottoli del Parco scopriranno una delle aree naturali più belle d’Italia, come l’itinerario che vi proponiamo, dedicato all’area archeologica di Veio, ben dimostra.

La città etrusca che i Romani chiamano Veii nasce attorno al IX secolo avanti Cristo. Veio controllava allora la destra orografica del Tevere, inclusi le odierne Monteverde e Trastevere. Il controllo del commercio sul fiume, e delle saline alla sua foce, portò allo scontro con Roma. Le guerre, che secondo lo storico Tito Livio iniziano nel VII secolo avanti Cristo quando a Roma regna Anco Marzio, sono avvolte dal mito. Tra gli episodi più noti il massacro nel 477 dei guerrieri della Gens Fabia, caduti in un’imboscata accanto al fiume Crèmera, e l’uccisione di quattro ambasciatori romani da parte del re Lars Tolumnius, poi vendicata da Aulo Cornelio Cosso che riesce poi a uccidere il re etrusco.

La visita dell’area archeologica di Veio inizia dalla strada che porta a Isola Farnese, a quasi 1,5 km dalla Via Cassia. Il borgo di Isola Farnese, con la chiesa medievale di San Pancrazio e un imponente palazzo baronale, merita una visita. Dalla sella che precede il paese, prendete la strada asfaltata che scende verso il cimitero, fino ad un vecchio mulino sul Fosso Piordo.

21.22.23. Veio, il Santuario (1)

Traversato il torrente al disopra di una cascata, si sale all’ingresso degli scavi. Poche decine di metri su una strada lastricata vi porteranno ai resti del Santuario di Portonaccio. Una sagoma metallica permette di scoprire le dimensioni del tempio etrusco e romano. Usciti dall’area recintata, continuate a salire tra i campi sulla strada sterrata, fino a sbucare sul pianoro. Lasciato a destra il sentiero, si superano gli scavi della villa romana di Campetti, raggiungendo così la strada sterrata che attraversa da nord a sud l’altopiano. Seguitela a destra fino a un bivio. Lo sguardo da qui spazia sulla valle del Tevere e sull’Appennino. Nelle giornate serene si riconoscono il Terminillo e il Gran Sasso.

V

A sinistra, da un cancello di ferro, l’itinerario prosegue verso la valle del Valchetta e il Ponte Sodo. Piegate a sinistra al primo bivio e scendete per una strada sterrata. Al secondo bivio prendete a destra per una carrareccia indicata da vecchi segnavia che tocca gli scavi della villa romana di Campetti e riporta al percorso dell’andata.