PNALM: un gioiello di natura da esplorare camminando | Abruzzo a piedi
Lo scrigno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise regala emozioni in tutte le stagioni, ma è in autunno che luci e colori lo rendono particolarmente magico. Luca Mazzoleni ci introduce a questa straordinaria area protetta nella nuova guida Abruzzo a piedi di Giuseppe Albrizio.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) interessa buona parte dei Monti Marsicani e delle Mainarde, monti situati in gran parte in Abruzzo con importanti estensioni di territorio nelle due regioni confinanti. Un’attenzione particolare per queste montagne selvagge e ricche di fauna si manifestò fin dalla seconda metà dell’800, quando alcuni notabili locali crearono una riserva reale di caccia che offrirono in omaggio al re Vittorio Emanuele II di Savoia. Nel gennaio 1923 finalmente la riserva di caccia diventò Parco nazionale, grazie a un regio decreto che istituì quello che è cronologicamente il secondo Parco nazionale italiano dopo quello del Gran Paradiso, più vecchio di neanche un mese.
I risultati di un secolo di tutela del territorio, della flora e della fauna fanno del PNALM un luogo eccezionale, fantastico e preziosissimo.
Si deve all’istituzione del Parco se in questa porzione dell’Appennino Centrale sono sopravvissute specie a forte rischio di estinzione come l’orso bruno marsicano, il camoscio d’Abruzzo, il lupo, la lontra, il gatto selvatico. Grazie all’opera di tutela del Parco negli ultimi anni è stato inoltre possibile attingere alle abbondanti popolazioni locali per riportare il camoscio su Gran Sasso, Maiella, Sibillini, Sirente-Velino, dove era da decenni estinto. Anche l’orso bruno marsicano è scampato all’estinzione grazie al Parco e gli individui avvistati fin sui Monti della Laga, del Sirente-Velino e del Terminillo sono partiti dalle faggete dei Marsicani e delle Mainarde.
Il valore aggiunto di tutte le gite proposte nel capitolo della guida Abruzzo a piedi è proprio la possibilità di incontrare animali selvatici davvero magnifici e rari, o anche solo di percepirne la presenza timida e discreta mentre si muovono cauti nel folto dei boschi secolari, o quando si mostrano fieri dall’alto delle rupi o volteggiano maestosi nel cielo.
La ricchezza e la varietà della fauna sono le caratteristiche di queste montagne facili e dolci, terreno escursionistico d’elezione, con gite per tutti, dal semplice turista al camminatore più rodato: non cime ardite e smisurate pareti di roccia distinguono queste montagne, ma piuttosto un mare verde di fitti boschi di faggio e pascoli d’alta montagna dai quali si ergono decine di vette, alcune morbide e miti, altre dirupate e rocciose, col Fiume Sangro che fa da spina dorsale del Parco, dalla sua sorgente al Lago di Barrea e poi oltre verso Alfedena.
Tante le cime, molte superiori ai 2000 metri. Alcune (Monte Petroso, Monte Godi, Monte Argatone, Monte Tartaro ed altre) sono tutelate dal regolamento del Parco, che ne vieta l’accesso per salvaguardare l’orso bruno marsicano e il camoscio appenninico. Per questo motivo non sono tra le mete proposte.
La guida
81 itinerari completi di descrizione dettagliata, foto, mappa e tracce GPX li trovi nella guida Abruzzo a piedi di Giuseppe Albrizio.
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