Peralba, Sauris, Dolomiti di Val Pesarina: i migliori itinerari ai più bei rifugi
Appassionati di trekking, escursioni, arrampicata, mountain bike, se non conoscete ancora questi luoghi vi faremo venire la voglia di preparare lo zaino e partire! Sentite come Stefano Ardito ci descrive nella guida I 50 rifugi più belli del Friuli Venezia Giulia questi monti e i loro rifugi.
Sul confine tra il Veneto, il Tirolo orientale austriaco e il Friuli Venezia Giulia si alza una montagna imponente. È il Peralba, una cima calcarea che raggiunge i 2694 metri di quota, e che domina con le sue pareti le sorgenti del Piave, la Val Sesis, l’alta Val Fleons e la Frohntal austriaca. Il calcare a grandi placche arrotondate, oltre alla posizione sul confine, fa del Peralba (il nome significa “pietra bianca”, ed equivale a quello tedesco di Weisstein) il massiccio più occidentale delle Alpi Carniche.
Intorno al Peralba si alzano belle cime calcaree come il Pic Chiadenis e il Monte Avanza. A ovest del confine regionale sono i massicci del Rinaldo e delle Crode dei Longerin, separati dalla verde Val Visdende. Più a sud, tra Sappada e Pesariis, si alzano altre catene che segnano il confine orientale del mondo dolomitico.
L’elenco include la spettacolare Terza Grande (posta interamente in Veneto), e il Monte Siera che si alza sul confine regionale. È invece interamente in Friuli il massiccio dei Clap. Le catene che abbiamo appena elencato prendono il nome di Dolomiti Pesarine (o di Val Pesarina), dal solco che le delimita a sud.
Ancora più a sud il paesaggio cambia di nuovo. Le arrotondate montagne di Sauris tra la Val Lumiei e la Val Pesarina, hanno un aspetto verde e arrotondato, che ricorda il versante austriaco delle Alpi Carniche.
L’abbondanza e la ricchezza dei pascoli hanno fatto sì che, fin dal Medioevo, siano venuti a stabilirsi quassù allevatori e contadini provenienti dal Tirolo o dalla Carinzia, che hanno introdotto nella Valle un dialetto tedesco. La roccia ricompare sulle vette del Bivera e del Tinisa, che delimitano a sud la Valle di Sauris e la separano dal corso del Tagliamento e dalla strada che sale da Tolmezzo verso Forni di Sopra e il Passo della Mauria.
La vastità e la varietà di queste montagne, che offrono itinerari al camminatore, all’alpinista, all’appassionato di mountain-bike e allo scialpinista, fanno sì che anche i rifugi siano diversi tra loro. Allo spartano ma accogliente rifugio Calvi, ai piedi delle rocce del Peralba, e al rifugio Fratelli De Gasperi, si affiancano il rifugio Chiampizzulon tra i boschi di Rigolato, le malghe-rifugio dei dintorni di Sauris, il rifugio Monte Siera raggiunto dagli impianti di risalita di Sappada e il rifugio Tita Piaz che sorge accanto al Passo del Pura, ai piedi delle rocce del Tinisa.
La chiusura a causa di una frana della strada di Forcella Lavardêt, ha reso più isolate queste montagne e più complesse le comunicazioni tra i centri friulani di Sauris e Pesariis e quelli cadorini di Vigo, Laggio, Lorenzago e Santo Stefano di Cadore.
La lingua e il carnevale di Sauris
Nessun documento ricorda quando una comunità germanofona, proveniente dall’alta Val Pusteria o dal Tirolo orientale, si è insediata a Sauris, Zahre in tedesco. Aiuta a capire l’epoca di quella migrazione la parola “Vošankh”, che indica il Carnevale, e che nell’area di partenza era in uso solo fino al Trecento.
Il Carnevale saurano iniziava dopo l’Epifania. Ci si mascherava il giovedì, il sabato e la domenica, dividendosi nelle šean šembln (“maschere belle”) e nelle šeintan šembln (“maschere brutte”), le prime con i vestiti della festa, le seconde con quelli del lavoro. La festa iniziava al comando del Kheirar, il personaggio più spaventoso. Come a Sappada, altra isola di cultura tedesca, le ultime tre domeniche di Carnevale erano la Hearnsuntach (“domenica dei ricchi”), la Pauarsuntach (“domenica dei contadini”) e la Petralsuntach (“domenica dei mendicanti”).
Oggi il carnevale di Sauris attira molti visitatori. Le maschere si ritrovano sulla piazza di Sauris di Sopra, e sfilano in corteo verso Sauris di Sotto, con in testa il Kheirar e il Rölar. Numerose anche le Rikè, le maschere belle, con il viso nascosto da un fazzoletto bianco ricamato.
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