In uscita la guida aggiornata ai rifugi, malghe e bivacchi delle Dolomiti

Disponibile la guida I Rifugi delle Dolomiti – Trentino Alto Adige di Stefano Ardito. La guida descrive oltre 350 punti di appoggio dai rifugi ai più moderni resort e alberghi di montagna, dalle più tradizionali baite e malghe agli spartani quanto utili bivacchi.
Per chi vuole sperimentare una vacanza in rifugio ed è curioso di saperne di più, ecco l’introduzione dell’autore.
“I più classici punti di appoggio delle nostre montagne sono delle costruzioni in muratura, hanno dai 20 posti-letto in su (ma i rifugi Auronzo e Locatelli-Innerkofler, ai piedi delle Tre Cime, hanno oltre un centinaio di posti) e si trovano solitamente a quote di almeno 1000 metri.
I rifugi che appartengono al CAI o ad altre associazioni alpinistiche sono normalmente affidati a un gestore ma vengono a volte gestiti a rotazione dai soci. I rifugi privati sono gestiti dai proprietari. Il periodo tradizionale di apertura dei rifugi sulle Dolomiti va dal 20 giugno al 20 settembre. Molte strutture, da anni, osservano periodi di apertura più lunghi, dall’inizio di giugno fino a ottobre inoltrato. Alcuni rifugi sono aperti per buona parte dell’anno, molte strutture raggiunte da strade o impianti di risalita sono aperte anche nella stagione sciistica.
Il locale invernale sempre aperto esiste in quasi tutti i rifugi del CAI e in pochi rifugi di proprietà privata, può essere utilizzato liberamente solo quando il resto della struttura è chiuso, e serve in estate da dépendance del rifugio principale. La sistemazione per la notte è normalmente in camerate o in camerette a 4, 6 o 8 letti.
Nelle strutture gestite la prenotazione è sempre utile, ed è essenziale per i rifugi più frequentati come quelli delle Tre Cime, della Marmolada, delle Pale di San Martino, della Civetta e del Sella. Gruppi numerosi devono prenotare con anticipo. I soci del CAI o delle associazioni alpinistiche estere i cui soci godono del “diritto di reciprocità”, hanno nei rifugi del CAI uno sconto del 50% sul pernottamento e tra il 10 e il 20% sul vitto. Queste facilitazioni, ovviamente, non si applicano ai rifugi privati.
Chi frequenta un rifugio deve comportarsi in maniera adeguata. Vanno evitati schiamazzi, cori e quant’altro. Dalle 22 alle 6, nei rifugi vale il silenzio assoluto, in omaggio al riposo di chi deve alzarsi presto. Per evidenti motivi di igiene, una regola del CAI impone da qualche anno l’uso del sacco-lenzuolo. Anche se i rifugi hanno ormai un efficiente servizio di smaltimento dei rifiuti, è importante che gli escursionisti e gli alpinisti riportino con sé a valle le proprie immondizie.
I bivacchi
Più piccoli e spartani dei rifugi, i bivacchi sono sempre aperti, e affidati alla correttezza di escursionisti e alpinisti. Nati come piccolissimi edifici a semibotte (prima a 3-4 posti, poi a 6, infine a 9) solitamente in luoghi remoti, i bivacchi in legno e metallo sono stati poi affiancati da piccole costruzioni in muratura, spesso realizzate ristrutturando malghe o casere abbandonate. Per semplificare le cose, si parla oggi di bivacchi anche per strutture che in passato sarebbero state definite rifugi non custoditi.
In tutti i casi, chi li frequenta fa bene, in mancanza di precise e recenti indicazioni contrarie, a portare con sé l’attrezzatura da cucina (fornello, pentolino, posate). La presenza di coperte fa sì che non sia di norma occorrente il sacco a pelo. La natura dei bivacchi impone una adattabilità e un rispetto per gli altri ancora maggiore di quelli necessari nei rifugi. Le ridotte dimensioni di alcuni bivacchi posti in zone molto frequentate, come il Dal Bianco alla Marmolada, rende corretto lasciarli per la notte agli alpinisti che ne hanno bisogno per le salite. In mancanza di un servizio di smaltimento dei rifiuti, i frequentatori devono riportare a valle le immondizie. È una buona idea quella di contribuire alla pulizia dei luoghi infilando nello zaino anche qualche rifiuto preesistente.”
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