Esce la nuova guida “I Rifugi della Valle d’Aosta”
Finalmente disponibile la guida I Rifugi della Valle d’Aosta di Stefano Ardito dove sono descritti 152 tra rifugi, bivacchi, dortoir e posti-tappa per chi ama l’escursionismo, l’alpinismo e lo sci.
Sui monti della Valle d’Aosta, da sempre, i rifugi sono dei punti di appoggio importanti. I più noti, che spesso sono i più ricchi di storia, sorgono ai piedi delle grandi cime, dal Monte Bianco al Cervino, e dal Gran Paradiso al Monte Rosa. Per arrivarci, di solito, si deve faticare non poco.
Nati come dei semplici campi-base per gli alpinisti diretti ai ghiacciai e alle vette, i rifugi sono diventati delle mete anche per chi ama soprattutto i sentieri. Il Vittorio Emanuele II sul Gran Paradiso e il Quintino Sella al Félik, l’Oriondé ai piedi del Cervino e il Monzino nel cuore del Bianco emozionano chi li raggiunge per l’ambiente, i panorami e la storia. Oggi molti di loro hanno dei servizi comodi. Ma restano i luoghi dell’avventura e dello sforzo.
A poca distanza dalle strade, o accanto agli impianti di risalita, s’incontrano rifugi dal carattere diverso. Baite, ristoranti d’alta quota, posti-tappa lungo le Alte vie o i Tour più belli (del Monte Bianco, del Grand Combin, del Cervino…) sono mete di passeggiate in famiglia, possono essere raggiunti anche dai villeggianti più tranquilli. Molti lavorano soprattutto d’inverno.
Altri rifugi valdostani raccontano storie diverse. I bivacchi d’alta quota, spesso a ore e ore di marcia dal fondovalle, accolgono chi ama la wilderness e la fatica. Alcuni rifugi famosi, come il Vittorio Sella al Lauson, derivano dalle “case di caccia” usate un secolo e mezzo fa da Vittorio Emanuele II.
La Capanna Margherita, sorta nel 1893 sui 4554 metri del Monte Rosa, è uno straordinario approdo ad alta quota. Nelle zone più impervie del Bianco, da qualche anno, si montano rifugi e bivacchi prefabbricati, spesso con forme bizzarre e soluzioni tecniche d’avanguardia.
La guida che state leggendo è giunta alla terza edizione, e in ognuna l’autore ha dovuto dar conto al lettore di piccole o grandi novità. Anche se la tradizione è importante, i modi di andare in montagna (e quindi di costruire rifugi) cambiano anche in Valle d’Aosta.
Ma se il confort di rifugi e bivacchi si evolve, i piaceri che cerchiamo in montagna restano grosso modo gli stessi. Le ascensioni su roccia o sui ghiacciai che si ritirano in fretta, le albe e i tramonti a osservare stambecchi e camosci. I panorami offerti dai sentieri che permettono di salire di quota e di tornare ogni sera in fondovalle. Senza i rifugi, lo sappiamo, la nostra esperienza tra i monti sarebbe più povera. Andar per rifugi è bello, e fa bene.
Stefano Ardito
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