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Bressanone e Val di Funes: tranquilli sentieri, rinomati vigneti, gioielli medievali

Bressanone e Val di Funes: tranquilli sentieri, rinomati vigneti, gioielli medievali
14 Dicembre 2015

A portata di mano dall’autostrada del Brennero e dai caroselli sciistici delle Dolomiti di Gardena e Badia, la Valle di Funes offre boschi e prati di straordinaria bellezza, malghe adibite a rifugio, i due tranquilli borghi di Santa Maddalena e San Pietro, un’ottima scelta di itinerari per chi ama camminare. Il Sentiero delle Odle, Adolf Munkel Weg in tedesco, che corre ai piedi delle cime, è stato tracciato nei primi anni del Novecento ed è ancora molto frequentato. La tranquillità della Valle di Funes resiste anche d’inverno, quando funziona una sola seggiovia, alle porte di Santa Maddalena. Altrove si cammina con le racchette da neve, si salgono itinerari di scialpinismo verso il rifugio Genova e il Passo Poma, si cammina lungo viottoli battuti alle malghe Glatsch, Geisler e Gampen, spesso aperte anche nella stagione fredda, da cui si può ridiscendere in slittino.

rifugio-Genova

Nel fondovalle dell’Isarco, a poca distanza dallo sbocco della valle, sorge uno dei centri più ricchi di storia del Sudtirolo. Bressanone, sede dei principi-vescovi che hanno governato l’Alto Adige e il Trentino fino al passaggio agli Asburgo nel 1363, è stata per secoli un fondamentale posto-tappa lungo la strada del Brennero. Qui i viaggiatori che arrivano dalla Germania e dall’Austria incontrano da secoli i vigneti più settentrionali delle Dolomiti. Per Goethe, il sole e la vegetazione di Bressanone erano già segni dell’avvicinarsi del Mediterraneo. Rievocano il sud anche i castagneti di Velturno, che si tingono di rosso e oro in autunno. Per chi arriva dalla Pianura Padana, invece, la cittadina sull’Isarco è un avamposto della Mitteleuropa, come dimostrano i colori pastello delle case, i campanili barocchi e la facciata neoclassica del Duomo. Poco a nord di Bressanone, l’abbazia di Novacella è da secoli uno dei più importanti centri di spiritualità delle Alpi, ed è sopravvissuta al saccheggio napoleonico dei primi anni dell’Ottocento. Fondata nel 1142, è circondata da rinomati vigneti dalle cui uve si ricavano celeberrimi vini come il Sylvaner, il Müller Thurgau e il Gewürztraminer.

Si affacciano su Bressanone e l’Isarco le montagne che formano l’angolo nord-occidentale delle Dolomiti. Se il Sass da Pùtia, rivolto a oriente verso la Val Badia, è una severa vetta dolomitica che incombe sul Passo delle Erbe con una verticale parete, l’Alpe di Lusòn è una dorsale arrotondata che offre itinerari agli escursionisti a piedi o in mountain-bike, e agli appassionati dello sci da fondo d’inverno. Il massiccio della Plose, che domina da oriente sulla città, è noto per i suoi panorami e per le sue piste da sci.

Sass da Putia da Passo delle Erbe
“L’imponente catena delle Odle, che in tedesco si chiamano Geisler, era così vicina da costituire una sfida. Ci trasmise quel senso dell’armonia che oggi, tra grattacieli e autostrade, non si può più trovare”. Con queste parole, ne La libertà di andare dove voglio, Reinhold Messner presenta le montagne della sua infanzia e dei suoi primi passi in parete. Negli scritti dell’alpinista più famoso del mondo le Odle compaiono spesso. La prima notte a Malga Gschmagenhardt, ai piedi della Furchetta. Le prime ascensioni, in cordata con il padre, alla Grande Fermeda e al Sass Rigais. Le prime arrampicate di alta difficoltà, con il fratello Günther o con amici locali, sulle pareti del massiccio. La storia della Valle di Funes, Villnöss Tal in tedesco, però, non è legato solo a Messner. Le Fermede e il Sass Rigais fanno corona alla Furchetta, la cima più alta e difficile delle Odle, la cui verticale e friabile parete Nord ha visto nei primi decenni del dopoguerra gli exploit di famosi alpinisti come Hans Dülfer, Emil Solleder e Hans Vinatzer. Ai piedi delle vette si distende una delle valli più verdi delle Dolomiti altoatesine. Il fascino di Funes sta proprio in questo contrasto.

Tante altre notizie sul volume Dolomiti. Le montagne più belle del mondo di Stefano Ardito.

Bandiera-Sudtirolo