Vulci e il Fiora | Itinerari | Lazio a piedi
L’antica città di Vulci e le Gole del Fiora: il paradiso… all’improvviso! Filippo Belisario descrive l’itinerario nella guida Lazio a piedi.
Vulci è veramente un binomio perfetto tra storia e natura! Le fertili campagne a distesa, la vicinanza col mare, la stupefacente valle del Fiume Fiora che taglia i territori segnandone la storia, il silenzioso e imponente castello medievale dell’Abbadia, l’ardito Ponte del Diavolo, i resti archeologici di insediamenti e culture millenarie disseminati ovunque su un morbido pianoro di suolo vulcanico.
E soprattutto un parco naturalistico e archeologico ricco anche di alberi rari e monumentali, un paesaggio integralmente conservato che sembra appena dipinto da un vedutista del ‘700. Qui ci si muove con lentezza in luoghi preziosi e delicati, cercando di coglierne l’essenza più autentica e profonda, provando anche a immaginare cosa possa averli resi così attrattivi agli occhi attenti dei sensibilissimi Etruschi. Ma anche così interessanti per gli animi più razionali e “calcolatori” dei Romani. Per informazioni sulle visite al Parco di Vulci telefonare allo 0766.89298 o consultare www.vulci.it.
Accesso
Punto di partenza dell’escursione è il vasto parcheggio (78 m) antistante il Castello dell’Abbadia (Museo Archeologico di Vulci), nel comune di Canino.
Itinerario
Dal piazzale del parcheggio, il Castello dell’Abbadia appare isolato e capace di resistere a qualsiasi assedio. Con pochi passi vi si può camminare attorno apprezzandone il fossato ricco di acqua corrente e, se aperto, ci si può affacciare nel cortile interno. Si attraversa il fiume passando sulla schiena d’asino del Ponte del Diavolo, una costruzione talmente ardita e strapiombante da aver fatto credere ai pellegrini di passaggio che solo il demonio potesse averlo costruito. Sotto si aprono le profonde Gole del Fiora, caratterizzate da massicci affioramenti basaltici nell’alveo e ripide pareti intagliate nei banchi di travertino. Dopo il ponte si procede dritti fino a un incrocio (74 m) dove si segue la strada bianca a sinistra. Attraversando campi e pascoli si arriva all’ingresso del Parco archeologico (70 m, 0.10 ore), porta di accesso ai resti dell’antica città. Prima di entrare vale la pena fare una breve deviazione su una stradina a destra per visitare due bellissime tombe etrusche: la Tomba dei Soffitti Intagliati e la Tomba della Sfinge.
Il Decumano
Si continua a camminare lungo un tracciato verso sud ovest, prima in discesa poi in salita, per circa 350 metri, fino a giungere all’incrocio con il Decumano Massimo, che si imbocca a sinistra. Interamente lastricata di basoli, questa fondamentale arteria dell’urbanistica romana collega la porta occidentale a quella orientale verso il fiume. Percorrendola ci si imbatte in un susseguirsi di resti di importantissimi edifici: dalla stessa Porta Ovest (68 m), con avamposto triangolare in tufo e uno stretto passaggio difensivo a forma di Y, all’Arco Onorario, dal Tempio Grande alla sontuosa Domus del Criptoportico, con impianto termale, fino a una domus patrizia con un mitreo. Giunti all’incrocio (0.25 ore) fra decumano e cardo, con una breve deviazione a sinistra lungo il cardo si raggiunge la Porta Nord della città (0.15 ore a/r).
Tornati sul decumano, si prosegue in discesa verso la Porta Est, oltre la quale si apre un ampio pianoro che degrada dolcemente verso il fiume. Si passa accanto a un’area di sosta con fontanella per poi lambire dei resti di muraglioni fluviali fino ai ruderi del Ponte Rotto sul Fiora (30 m, 0.10 ore). Si prosegue verso est e il cammino si fa ora interessante per gli aspetti naturalistici con la presenza, soprattutto sulle rupi di roccia vulcanica, di una vegetazione ricca di esemplari secolari e rari (olivastri, bagolari e peri selvatici). Nelle aree più pianeggianti o di sponda fluviale, si notano farnie, aceri trilobi o biancospini arborei. Il percorso risale ripidamente la rupe basaltica per tornare sul pianoro vulcanico. Qui è necessario tenersi a destra per seguirne l’orlo superiore affacciato a nord est, con bellissime visuali delle Gole del Fiora e del paesaggio maremmano.
Verso il Lago del Pellicone
Si scende in un altro boschetto di versante fino a un breve tratto pianeggiante e ombroso dove ci si tiene sempre sulla destra per due bivi consecutivi. Ancora poche decine di metri e si giunge al magico Lago del Pellicone (45 m, 0.30 ore). Location cinematografica per innumerevoli film storici, qui il fiume crea cascatelle che lentamente incidono una tenace colata di lava per confluire in un placido laghetto di acque limpide. Tutto intorno un paesaggio di forra con ripide pareti di travertino costellate di grotte e anfratti. Si torna sui propri passi e si mantiene sempre la destra per salire verso il Casaletto Mengarelli (59 m). Da qui si riguadagna il punto di accesso al Parco e si prosegue lungo la via del ritorno verso il parcheggio del Castello dell’Abbadia (0.40 ore).
Rifugi e punti di appoggio
Casaletto Mengarelli, Vulci (VT), solo ristoro, aperto tutti i giorni tranne il martedì, tel. 0766.870177, 348.8274073.
Scheda tecnica
Quote da 30 a 80 m
Dislivello 120 m
Tempo 2 ore
Difficoltà T
Segnaletica del Parco di Vulci
Periodo consigliato da settembre a maggio
Cartografia IGM 343 II Vulci
Con i bambini adatta ai bambini dai 5 anni in su
La guida
Lazio a piedi – la guida con 75 bellissimi itinerari – di G. Albrizio, A. Anfossi, F. Ardito, F. Belisario, R. Hallgass.
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