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Mese: Maggio 2023

Benvenuta guida GRAN SASSO-LAGA a piedi!

Un piccolo gioiello vi accompagnerà nelle prossime escursioni: la nuova guida GRAN SASSO-LAGA a piedi di Giuseppe Albrizio è in arrivo! La presenta Luca Mazzoleni, che ha curato le parti introduttive del volume.

Quando nei primi anni ’80 del secolo scorso si parlava di fare del Gran Sasso d’Italia un Parco Nazionale per proteggerne il territorio minacciato da folli speculazioni e una fauna in forte sofferenza per le pressioni venatorie più o meno legali, quando chi proponeva l’istituzione di un Parco sulle vette più alte e prestigiose dell’Appennino Centrale passava per un idealista fanatico, allora neanche si immaginava che il parco non solo lo avremmo avuto, ma che addirittura la denominazione di Parco Nazionale del Gran Sasso sarebbe stata inesatta, anzi riduttiva.
Sì, perché il Gran Sasso non era abbastanza: nel Parco si vollero includere i verdi Monti della Laga e i sorprendenti Monti Gemelli. Gli idealisti ebbero la meglio e nel 1995 nacque uno dei maggiori parchi nazionali del Paese, il “Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga”; i poveri Monti Gemelli non riuscirono a rientrare nella già prolissa denominazione ufficiale, ma ne vennero inclusi a pieno titolo come parte integrante del parco. La sua estensione è notevole: è il terzo per grandezza in Italia con oltre 140.000 ettari di territorio, che spaziano su tre diverse Regioni (Abruzzo, Marche e Lazio) e cinque Province (L’Aquila, Teramo, Pescara, Ascoli Piceno e Rieti).
Fauna e flora prosperano, abbondano le specie rare e molti sono gli endemismi, come diversi sono gli habitat: dalle praterie d’alta quota alle aree umide dei tanti corsi d’acqua e di piccoli e grandi laghi, dalle nude pareti delle alte vette alle fitte ed estese foreste di latifoglie. Anche l’uomo nel corso del tempo ha lasciato profondi segni sui monti del Gran Sasso, della Laga e dei Gemelli: i laghi artificiali di Campotosto e Provvidenza; i castelli medievali e i borghi fortificati di Castel Manfrino, Rocca Calascio, Santo Stefano di Sessanio; l’immenso altopiano di Campo Imperatore, spogliato fin dall’antichità della copertura arborea per far spazio ai pascoli per il bestiame.
Fino in alta quota l’uomo è arrivato a lasciar traccia di sé, realizzando vie ferrate e costruendo rifugi presso le cime o sospesi su terrazzini scavati con la dinamite sulle creste più inaccessibili: il bivacco Bafile e i rifugi Franchetti, Duca degli Abruzzi e Garibaldi.
La guida cerca di illustrare tutto questo e ciascun itinerario vi porterà a scoprire una parte del tutto: la cresta ventosa del Sentiero del Centenario, le rombanti cascate del Caccamo, l’oscura Grotta di Sant’Angelo, il facile Monte San Gregorio, il borgo dimenticato e resuscitato di Laturo, il Calderone ultimo ghiacciaio dell’Appennino, le fresche cascate della Laga, le smisurate pareti del Corno Grande e del Monte Camicia.
Obiettivo arduo e ambizioso voler illustrare tutto il Parco Gran Sasso-Laga-Gemelli in un solo volume… ma noi ci proviamo!
Luca Mazzoleni

La Balza Forata e la Valle dell’Infernaccio | Marche a piedi

Le bizzarie della roccia: la Balza Forata e la Valle dell’Infernaccio con l’escursione descritta nella nuova guida MARCHE a piedi di Nicola Pezzotta, Luca Marcantonelli e Stefano Properzi.

La Balza Forata e la Valle dell’Infernaccio da Santa Maria in Val d’Abisso per il Rifugio Corsini

Questo itinerario porta in un ambiente selvaggio, aspro e spettacolare che colpisce l’escursionista per le incredibili formazioni rocciose alternate a torrenti, cascate e boschi. La Valle dell’Infernaccio e la Balza Forata rappresentano i resti di antichi ambienti carsici sotterranei che l’acqua nei millenni ha scavato fino a farli crollare rovinosamente lasciando una valle molto profonda e cavità notevoli. A testimoniarlo vi sono le numerose grotte che si aprono ai lati della Valle dell’Infernaccio, tra cui la Grotta dei Cinque Laghi e la stessa Balza Forata.

In un territorio così suggestivo non potevano certo mancare le leggende. Si narra che il Santuario di Santa Maria in Val d’Abisso – da cui parte l’escursione – sia stato edificato intorno all’XI secolo allo sbocco della stretta vallata dopo l’apparizione di una immagine della Madonna. Questa figura, avvolta da un grandioso fascio di luce, varcò velocemente il Passo della Madonna, attraversò la roccia dopo averla bucata con una pagliuzza, per poi giungere nel luogo dove ora si trova la chiesa. Il buco nella parete rocciosa è proprio la Balza Forata, non a caso chiamata anche “Foro della Madonna”.

Durante la camminata si incontrano altre testimonianze del passato come il Mulinaccio, un mulino con strutture imponenti incastonate nella roccia risalente al XV secolo e abbandonato all’inizio del ‘900. Su uno sperone rioccioso sorge invece il Castello di Mondelacasa, detto “i Muracci”, prima residenza dei Brancaleoni, potenti signori di Piobbico, ridotto purtroppo a rudere.

Il percorso è impegnativo e adatto solo a chi non soffre di vertigini e sa muoversi su terreni accidentati. Si sconsiglia di intraprenderlo in presenza di neve, ghiaccio, nei periodi piovosi o durante lo scioglimento delle nevi: in questi casi non si riuscirebbe a guadare in sicurezza i fossi, soprattutto nelle zone più critiche.

Scheda tecnica

Quote da 380 a 1285 m
Dislivello 960 m
Sviluppo 12 km
Tempo 3.30 ore in salita, 2.30 ore in discesa
Difficoltà EE
Segnaletica bianco-rossa 201, 202, bolli rossi, bolli blu, assente in alcuni tratti
Periodo da maggio a novembre, eccetto con neve, ghiaccio o dopo piogge prolungate
Cartografia Monte Nerone, Fondarca, n.14, Monti Editore
Con i bambini non adatto

La Guida MARCHE a piedi

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto, mappa e traccia GPX la trovi nella guida MARCHE a piedi di Nicola Pezzotta, Luca Marcantonelli e Stefano Properzi.