Skip to main content

Mese: Maggio 2022

Monte Aquila, Picco Confalonieri, Monte Portella | Gran Sasso

Tre cime facili ma di struggente bellezza sui sentieri del Gran Sasso. Giuseppe Albrizio lo descrive nella guida Abruzzo a piedi.

Sui sentieri del Gran Sasso: dall’Albergo di Campo Imperatore per la Sella di Monte Aquila e Campo Pericoli

Classica passeggiata che regala un colpo d’occhio davvero magnifico sul Corno Grande e sulle vette che fanno corona alla conca carsica di Campo Pericoli e poi oltre, verso Campo Imperatore e il gruppo del Sirente-Velino.

Gita facile e di grande soddisfazione, offre la possibilità di allungare il percorso fino al famoso Rifugio Garibaldi e alla meno nota Piramide di Martinori, e di fare una sosta, sulla via del ritorno, al Rifugio Duca degli Abruzzi.

Tra le vette toccate dall’itinerario, il Picco Confalonieri risulterà a molti sconosciuto. Infatti il toponimo non appare sulle carte, ma sull’anticima nord est del Monte Portella troverete una targa che dedica questa vetta all’Arcivescovo dell’Aquila, Carlo Confalonieri.

escursioni gran sasso

Il Rifugio Giuseppe Garibaldi, situato nella conca di Campo Pericoli, è il più antico rifugio del Gran Sasso. Fu eretto nel 1886 dalla Sezione di Roma del CAI e inaugurato il 16 settembre dello stesso anno. Nel 1977 è stato donato alla Sezione dell’Aquila del CAI. Poco a nord della struttura, sul Pizzo Fava a quota 2240 metri, si trova un tumulo a forma piramidale che ricorda il grande ingegnere, alpinista, esploratore e viaggiatore Edoardo Martinori (1854-1935).

escursioni gran sasso

Il Rifugio Duca degli Abruzzi sorge sulla cresta del Monte Portella ed è stato costruito nel 1908 sempre dalla Sezione di Roma del CAI. È dedicato a Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, alpinista ed esploratore. Mentre il Garibaldi è chiuso e non gestito, al Duca degli Abruzzi si possono gustare ottimi piatti preparati da Carlotta e Luigi.

escursioni gran sasso

Scheda tecnica itinerario per Monte Aquila, Picco Confalonieri, Monte Portella

Quote da 2135 a 2494 m
Dislivello 700 m
Sviluppo 13 km
Tempo 4.30 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 101, 104, 214, 161, 102, 100E
Periodo da giugno a ottobre eccetto con neve o ghiaccio
Cartografia Gran Sasso d’Italia, CAI L’Aquila, D.R.E.AM.
Con i bambini adatto ai ragazzi dagli 11 anni in su

La guida

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, mappa e traccia GPX lo trovi nella guida Abruzzo a piedi di Giuseppe Albrizio.

guida escursioni in abruzzo

Corno Grande, Vetta Orientale per la Ferrata Brizio | Abruzzo a piedi

Si parte dall’Albergo di Campo Imperatore per affrontare la ferrata Brizio e la nuova ferrata della parete ovest. Giuseppe Albrizio la descrive nella guida Abruzzo a piedi.

Itinerario alpinistico, dunque non adatto a chi soffre di vertigini, che si sviluppa in un ambiente severo, aspro e selvaggio che regala bellissimi panorami sul Pizzo d’Intermesoli e sul Corno Piccolo.

La ferrata Brizio, dopo anni di abbandono, è stata completamente ricostruita nel 2017 con piccole varianti rispetto al vecchio itinerario, restituendo alla montagna uno dei percorsi storici più belli e affascinanti. L’ultima parte della via è molto tecnica: per superare una parete verticale e leggermente strapiombante era stata posta una lunga e bellissima scaletta ma questa, un anno dopo la posa, è stata danneggiata da una delle tante valanghe che ogni anno cadono dalla Vetta Occidentale e di conseguenza il sentiero è stato dichiarato dall’Ente Parco nuovamente non più percorribile.

Avvertenze

Nel 2019 si è provveduto a sostituire la scaletta con dei gradini di ferro conficcati nella roccia rendendo ancora più tecnica e bella la via. Il punto è che, terminati i lavori, non è stato effettuato il collaudo e quindi il percorso al momento in cui scriviamo rimane interdetto. Informarsi quindi sul sito del Parco prima di intraprendere l’itinerario.

Un altro problema è che proprio sotto quella scaletta c’è un ripido canalone dove persiste fino a estate inoltrata un cospicuo nevaio che richiede molta attenzione nell’attraversarlo. Prima di affrontare la ferrata quindi bisogna informarsi presso i rifugi Franchetti o Duca degli Abruzzi o direttamente all’Ente Parco, circa lo stato della percorribilità della via e sulle dimensioni del nevaio: il consiglio è di avere con sé piccozza e ramponi almeno fino a fine luglio, anche uno spezzone di corda a volte è assai utile.

In questi ultimi anni è stata realizzata sul versante ovest della Vetta Orientale una nuova e ottima ferrata, che collega la base del Ghiacciaio del Calderone con la dorsale nord della stessa vetta. Il tracciato della nuova ferrata avrebbe dovuto sostituire la vecchia via normale, molto pericolosa per la caduta di pietre e dalla quale sono stati rimossi i vecchi e malsicuri cavi d’acciaio. Purtroppo però non sono stati cancellati i bolli relativi alla vecchia traccia e molti cadono in errore, non distinguendola dalla nuova e più sicura ferrata. Il nostro itinerario segue la nuova via attrezzata che, rispetto alla vecchia via normale, esce a una quota poco più bassa (2775 m), precisamente a monte del pianoro sommitale pieno di sfasciumi dell’anticima nord.

ferrata brizio

Scheda tecnica per l’itinerario della Ferrata Brizio

Quote da 2135 a 2903 m
Dislivello 900 m
Sviluppo 13 km
Tempo 5.35 ore in salita; 2.30 ore in discesa per il Passo del Cannone
Difficoltà EEA, passaggi di I grado su roccia
Segnaletica bianco-rossa 101, 103, 150, 153
Periodo da luglio a ottobre eccetto con neve o ghiaccio
Cartografia Gran Sasso d’Italia, CAI L’Aquila, D.R.E.AM.
Con i bambini non adatto

La guida

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto, mappa e traccia GPX lo trovi nella guida Abruzzo a piedi di Giuseppe Albrizio.

guida escursioni in abruzzo

Il Viel dal Pan, uno dei 50 sentieri più belli delle Dolomiti

Dal Passo Pordoi parte il sentiero del Viel dal Pan con viste straordinarie sul versante nord della Marmolada. L’itinerario è descritto da Eugenio Cipriani nella guida I 50 sentieri più belli delle Dolomiti.

I ghiacciai alpini stanno soffrendo duramente, ma pure quelli dolomitici non scherzano. In particolare il più grande, quello della Marmolada, è ridotto ad un irregolare fazzoletto di ghiaccio in più punti coperto dalle pietre. È chiara ormai la sua trasformazione in quello che in gergo geologico viene detto “rock glacier”, vale a dire un impasto di ghiaie e ghiaccio. Il passo successivo sarà diventare un ghiaione. Dal canto suo la “Regina”, attraverso le nevi del ramo di Punta Rocca, ha di recente approfittato del caldo per scrollarsi di dosso un po’ di vestigia della Grande Guerra. Per la precisione due bombe a mano ed un grosso proiettile di cannone inesploso.

Attraverso il percorso qui suggerito, per tutta la durata dell’escursione (da fare solo col bel tempo!) avremo modo di osservare l’intero versante nord della Marmolada e quel che resta dell’apparato glaciale. Lo osserveremo in tutta la sua larghezza da ovest ad est, vale a dire dal Gran Vernel sino al Serauta passando per la Marmolada di Penia, di Rocca e d’Ombretta.

I tedeschi chiamano Bindelweg questo celebre e frequentatissimo itinerario, in omaggio all’alpinista Karl Bindel di Bamberg per iniziativa del quale l’Alpenverein cittadino proprietario della vecchia “Bambergerhutte” alla Fedaja, agli inizi del secolo curò il riadattamento del sentiero. Per gli italiani invece, è il Vièl dal Pan, così chiamato (secondo alcuni ma le interpretazioni sono molteplici) in ricordo degli antichi traffici di farine da pane che qui si svolgevano.

Il Vièl dal Pan ha inizio dal Passo Pordoi, costeggia la parete orientale del Sass Becè e procede quindi poco al di sotto della linea di cresta costituita dalle caratteristiche alture del Col del Cuc, del Sass Ciapél, delle Forbici, ecc. Infine, dopo aver lambito Porta Vescovo, scende al Lago di Fedaia. Nel nostro itinerario la discesa alla Fedaia è facoltativa perché solitamente il Viel dal Pan prevede l’arrivo a Porta Vescovo e il ritorno lungo lo stesso itinerario dell’andata per motivi logistici, a meno che non si scelga di seguire l’anello qui proposto.

Scheda tecnica itinerario

Quote da 2239 a 2478 m
Dislivello 600 m
Tempo complessivo 4 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 601, 680
Periodo consigliato da metà giugno a ottobre
Punti di appoggio Rifugio Baita Fredarola, aperto da metà giugno a fine settembre, 25 posti letto, tel. 0462.602072, 335.5654072, www.fredarola.it. Rifugio Vièl dal Pan, aperto da metà giugno a fine settembre, 23 posti letto, tel. 0462.601720, 339.3865241, www. rifugiovieldalpan.com
Cartografia Tabacco foglio 06 Val di Fassa e Dolomiti Fassane

La Guida

La descrizione dettagliata dell’itinerario completa di mappa e foto è pubblicata nella  guida I 50 sentieri più belli delle Dolomiti

sentieri dolomiti

L’Abetina Reale | Appennino reggiano | Emilia Romagna a piedi

Con l’itinerario che parte da Civago raggiungiamo l’Abetina Reale attraverso il Passo delle Forbici. L’itinerario è descritto nella guida Emilia Romagna a piedi di Daniele Canossini.

Si va alla scoperta dell’Abetina Reale, la famosa foresta dell’alta Valle del Dolo, dominata dalle pareti verticali del Sassofratto e del Monte Prado. Furono i duchi d’Este ad acquistarla nel 1451 dalla comunità di Grazzano. Prese così il nome di Abetina Reale o Ducale e fu sfruttata per la caccia e la produzione di legname dai pregiati abeti bianchi. Il duca affittò poi i pascoli superiori attorno al Monte Prado alla comunità di Soraggio in cambio di un orso vivo da consegnare al duca ogni anno a Natale. Venuti meno gli orsi, l’affitto fu mutato in un “porco cengiaro”, ossia un cinghiale, da qui la denominazione popolare della Valle dei Porci data alla stretta vallata tra il Monte Prado, il Monte Cipolla e il Sassofratto.

Da pochi anni sta prendendo sempre più piede la forest therapy, pratica che ottimizza gli effetti dell’immersione in ambiente forestale sulla salute umana. L’Abetina Reale, con i suoi boschi di abeti bianchi, abeti rossi, larici e faggi, è stata scelta dal CAI come sito ideale per vivere questa esperienza.

L’escursione proposta parte dal paese di Civago e, dopo il Passo delle Forbici, segue un tratto del crinale appenninico che offre un vasto panorama sulle Alpi Apuane. Dopo aver attraversato l’affascinante foresta dell’Abetina Reale, si incontra il Rifugio Segheria, ristrutturato nel 1975 e ampliato nel 2011 con l’edificio della Casa del Custode. Un altro piccolo rifugio è stato ricavato dai ruderi dell’antico hospitale medievale di San Leonardo. Con i soprastanti rifugi Battisti e Bargetana – mete dell’itinerario 411 – l’Abetina Reale è divenuta l’accesso più ambito del “giro dei rifugi”. Alla fine dell’itinerario si scende alle Case del Dolo, per secoli il “centro” più popoloso, abitato da pastori e contadini e abbandonato del tutto attorno al 1960.

Scheda tecnica itinerario per l’Abetina Reale

Quote da 951 a 1822 m
Dislivello 980 m
Sviluppo 19 km
Tempo 6.30 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 603, 00, SSP (Sentiero Spallanzani), AVP (Alta Via dei Parchi, SI (Sentiero Italia), 633, 605B, 605, 681, 631
Periodo da giugno a novembre, da evitare con neve o ghiaccio
Cartografia Appennino Reggiano, carta 3, Geomedia
Con i bambini non adatto

La guida

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto, mappa e traccia GPX la trovi nella guida Emilia Romagna a piedi di Daniele Canossini.

escursioni in Emilia Romagna

A piedi sul Monte Tino da Ovindoli

Da Ovindoli alla vetta più alta della Serra di Celano con un fantastico percorso a piedi. L’itinerario è descritto nella guida Abruzzo a piedi di Giuseppe Albrizio.

Facile escursione che conduce all’affascinante Serra di Celano e alla sua vetta più alta: Monte Tino.

Vista dall’Altopiano delle Rocche questa rocciosa cima colpisce per le sue forme e appare come una cima dolomitica più difficile da scalare di quanto sia in realtà. Saliremo da nord, dalla via più semplice e breve possibile, per un sentiero mai esposto né difficile.

La cresta che dalla Serra dei Curti sale alla Serra di Celano è un balcone panoramico unico, con una grandiosa vista prima a est, sulle profonde e selvagge Gole di Celano, e poi a nord, verso le rocce rotte e verticali che calano sui pascoli della Valle dei Curti, mentre a sud da Monte Tino si dominano l’abitato di Celano, la città di Avezzano e la grande scacchiera dei campi coltivati della Piana del Fucino. Qui un tempo era presente un grande lago, terzo per estensione dei laghi italiani, bonificato a più riprese finché intorno alla metà dell’Ottocento fu completamente prosciugato, messo a coltura e diviso in centinaia di appezzamenti di buona terra fertile.

monte tino

Scheda tecnica itinerario per il Monte Tino

Quote da 1376 a 1923 m
Dislivello 550 m; 120 m fino al Fontanile dei Curti
Sviluppo 12 km; 4 km fino al Fontanile dei Curti
Tempo 2.30 ore in salita, 1.30 ore in discesa; 0.40 ore in salita, 0.30 ore in discesa fino al Fontanile dei Curti
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 11C, 11
Periodo da maggio a ottobre eccetto con neve o ghiaccio
CartografiaMonte Velino, Iter Edizioni
Con i bambini adatto ai bambini dai 7 anni in su fino al Fontanile dei Curti; i ragazzi dagli 11 anni in su possono affrontare l’itinerario completo

monte tino

La guida

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto, mappa e traccia GPX la trovi nella guida Abruzzo a piedi di Giuseppe Albrizio.

guida escursioni in abruzzo

Il Monte Fosola e la Big Bench | Emilia Romagna a piedi

Sul Monte Fosola per ammirare il panorama dalla Big Bench, la rossissima panchina gigante. L’itinerario è descritto nella guida Emilia Romagna a piedi di Daniele Canossini.

Da alcuni anni il Monte Fosola è divenuto noto per la prima “Big Bench” in Emilia, l’enorme panchina – rossa in questo caso – dalla quale si gode un grande panorama su tutto l’arco alpino e sulle vette circostanti. Ai suoi piedi giace l’Oratorio di Santa Maria Maddalena e, poco lontano, si trovano una grotta e altri misteri.

Lo spettacolo prosegue scendendo nei castagneti, dove l’erosione del vicino Fiume Secchia ha fatto emergere centinaia di massi di mille forme, molti dei quali lavorati e modificati dall’uomo con simbologie inerenti alla fertilità. L’imponente altopiano di pietra del Monte Sassoso richiama la vicina Pietra di Bismantova ed è ricco di incisioni e coppelle, forse risalenti ad una civiltà protostorica, orientate verso l’alba o i tramonti durante i solstizi.

L’itinerario parte da Felina (frazione di Castelnovo ne’ Monti) e si svolge su semplici sentieri e stradine, aggirando tutti i versanti di questo monte fuori dal comune. Trattandosi di un doppio anello, si ha la possibilità di dividere l’itinerario in due escursioni più brevi.

Scheda tecnica itinerario per il Monte Fosola

Quote da 516 a 986 m
Dislivello 780 m
Sviluppo 18 km
Tempo 6 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 618R, SSP (Sentiero Spallanzani), 618N, assente in alcuni tratti
Periodo tutto l’anno, da evitare con neve o ghiaccio e dopo piogge prolungate
Cartografia Appennino Reggiano, carta 2, Geomedia
Con i bambini un solo anello con i bambini dai 7 anni in su

La guida

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto, mappa e traccia GPX la trovi nella guida Emilia Romagna a piedi di Daniele Canossini.

escursioni in Emilia Romagna

Monte Santo di Lussari | A piedi nel Friuli Venezia Giulia

L’ultima tappa del “Cammino Celeste” porta in cima al Monte Santo di Lussari. Eugenio Cipriani descrive l’itinerario nella guida A piedi nel Friuli Venezia Giulia.

È lungo 200 chilometri, è stato inaugurato nel 2006 ed ogni anno lo percorrono almeno 500 pellegrini. Si chiama “Cammino Celeste”, parte da Aquileia e, dopo aver toccato un’infinità di luoghi incantevoli e testimonianze storico-artistiche di straordinario interesse attraverso tutto il Friuli, termina sulla cima del Monte Santo di Lussari. È un trekking tecnicamente facile ma non per tutti: bisogna essere allenati e avere fiato.

Descriviamo qui l’ultima tappa, quella che dai pressi di Tarvisio porta al Monte Santo di Lussari.

Tutto nacque a causa di una statuetta di fronte alla quale, narra la leggenda, un giorno un pastore trovò le proprie pecore inginocchiate come in preghiera. La statuetta si trovava in cima a quello che oggi è chiamato appunto il “Monte Santo” di Lussari.

Indubbiamente una statuetta magica, perché oltre a generare “raptus religiosi” negli ovini pare avesse pure la tendenza, una volta trasportata a valle, di scomparire misteriosamente per poi ancor più misteriosamente riapparire sulla cima di un monte. Anzi, di quel monte. Cosicché, alla fine, il Patriarca di Aquileia decise che era il caso di lasciarla lassù, meglio ancora se dentro una cappella.

Quella cappella col tempo si ingrandì, divenne una chiesetta ed attorno ad essa sorsero altre costruzioni al punto che oggi questo luogo è diventato un vero e proprio nucleo abitato. Da lassù si gode una vista spettacolare sia sulle Giulie italiane e slovene che sull’antistante, verso nord, foresta di Hermagor, in Austria.

La gita che suggeriamo è lunga ma facile e, nonostante il dislivello, non eccessivamente faticosa. La presenza degli impianti, inoltre, permette di accorciare il percorso, sia in salita (in tal caso lo si effettua in discesa) che, eventualmente, in discesa onde evitare di affaticare troppo le ginocchia. È una gita che si presta bene anche ad essere percorsa in inverno, magari con le ciaspole.

Scheda tecnica itinerario per il Monte Santo di Lussari

Quote da 820 a 1789 m
Dislivello 1000 m
Tempo 5 ore; 2.45 ore se si scende con gli impianti
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 613
Periodo consigliato da metà maggio a metà ottobre
Cartografia Tabacco 019 Alpi Giulie Occidentali Tarvisiano

Accesso

Si lascia l’auto al piazzale degli impianti di risalita di Camporosso-Valcanale, frazione di Tarvisio, a 820 metri di quota. Nella parte terminale del parcheggio, cioè quella più vicina alla rotonda stradale, si trova un’indicazione turistica che indica la Malga Lussari-Sentiero del Pellegrino. Sarebbe possibile proseguire ancora con l’auto ma, più avanti, le possibilità di parcheggio sono limitate.

Itinerario

Dove finisce la strada asfaltata vi sono una tabella con le indicazioni del sentiero (Cammino Celeste), una statua e i segnavia 613. Percorsi pochi metri, la mulattiera piega nettamente su se stessa ed attraversa tramite un ponticello il Rio Argento, quindi inizia a salire in diagonale percorrendo così tutta la destra orografica del vallone del Rio Lussari.
Dopo avere oltrepassato una vecchia baita abbandonata a circa 988 metri di quota, la pendenza si accentua. Più avanti un breve tratto pianeggiante in corrispondenza di un crocefisso (1190 m) interrompe la salita che però poi riprende decisa con una serie di piccole svolte. Si passa dinanzi ad alcune stazioni della Via Crucis (1248 m) e ad una cappelletta dalla quale, superata un’ultima serie di tornantini, si sbuca sul pianoro di Malga di Lussari (1573 m, 1.45 ore).
La mulattiera riprende adesso a salire verso destra (ovest) mirando alla vicina insellatura presso il Monte Prasnig (1715 m) e da cui lo sguardo abbraccia tutte le cime che chiudono la Valbruna. Successivamente, con modesta pendenza si attraversano le pendici del Monte Prasnig e del Monte Santo di Lussari che si aggira sul lato occidentale e quindi si raggiunge il piccolo abitato di Lussari (1760 m, 0.45 ore), cresciuto attorno al Santuario. Nei pressi del villaggio sorge anche la stazione a monte degli impianti che partono da Tarvisio. Prima di iniziare la discesa conviene visitare anche la vetta del Monte Santo di Lussari, che si raggiunge risalendo il breve pendio erboso proprio dietro al Santuario. Sulla cima (1789 m, 0.15 ore), si trova una croce e si può godere di un’estesa visuale a 360° sul Tarvisiano e sulla foresta di Hermagor.

Al ritorno si effettua la medesima strada percorsa all’andata (2.15 ore) oppure si usufruisce degli impianti.

Rifugi e punti di appoggio

Rifugio Alpino Monte Lussari (1789 m), privato, 20 posti letto, aperto dal 1° giugno ai primi di ottobre, dal 1° dicembre a Pasqua, tel. 0428.63242, 331.6813180. Rifugio Locanda al Convento (1789 m), privato, 21 posti letto, aperto da giugno a ottobre e da dicembre a Pasqua, tel. 338.1781133, rifugioalconvento. it.

La Guida

L’itinerario completo di mappa e bellissime foto è tratto dalla guida A piedi nel Friuli Venezia Giulia


Escursioni nel Friuli Venezia Giulia

La Val Trebbia e le sue Pietre | Emilia Romagna a piedi

Pietra Parcellara e Pietra Perduca: Annalisa Guaraldo ci conduce nella media Val Trebbia. L’itinerario è descritto nella guida Emilia Romagna a piedi di Daniele Canossini.

Lo spettacolo naturale della cresta massiccia della Pietra Parcellara domina indiscutibilmente la media Val Trebbia. Insieme alla Pietra Perduca rappresenta uno dei primi, importanti affioramenti ofiolitici che da questo punto in poi, risalendo la Val Trebbia, appaiono sempre più frequenti. Si tratta di rocce metamorfiche formatesi 150 milioni di anni fa dalla solidificazione del magma sul fondo dell’Oceano Ligure che si estendeva a questa latitudine prima dello scontro tra la placca Africana e quella Euroasiatica.

Questo tipo di rocce è caratterizzato da un colore scuro e verdastro come quello della pelle dei serpenti e infatti il termine “ofiolite”, di origine greca, vuol dire appunto serpente. In tali luoghi i culti pagani celto-liguri del IV secolo a.C. si manifestavano con rituali per propiziare la fertilità: le vasche scavate nella roccia sopra alla Pietra Perduca stanno proprio a testimoniare questi riti connessi alla terra, all’acqua e al fuoco.

Negli ambienti ofiolitici si sviluppa una biodiversità specifica del particolare substrato che favorisce la presenza di endemismi e di pregevoli specie sia floristiche che faunistiche. Nelle stesse vasche della Pietra Perduca non è inusuale avvistare dei tritoni, particolari anfibi delle zone paludose che si riproducono in questo habitat confortevole.

Ai piedi della Pietra Perduca si trova l‘oratorio di epoca medievale intitolato a Sant’Anna, eretto probabilmente nel luogo in cui sorgeva un tempio dedicato alla dea Minerva. Si narra che sulla roccia nei pressi dell’oratorio vi sia impressa l’impronta della Madonna. Alle pendici della Pietra Parcellara insiste un altro oratorio intitolato alla Madonna di Caravaggio, di più recente costruzione e in ottimo stato perché restaurato nel 1990.

Il periodo dell’anno più favorevole per percorrere questa escursione è il mese di maggio quando il sentiero è ricco di meravigliose fioriture di ginestre. L’itinerario non presenta difficoltà se non per il breve tratto che porta in vetta alla Pietra Parcellara, a cui bisogna prestare attenzione nelle giornate umide per il fondo scivoloso del sentiero.

Scheda tecnica

Quote da 345 a 836 m
Dislivello 700 m
Sviluppo 9 km
Tempo 3.30 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 167, 169, 185, cartelli verdi, bianchi e gialli del Trail delle Pietre
Periodo tutto l’anno, eccetto giornate molto calde
Cartografia Appennino Piacentino 2, Val Trebbia e Val Nure, CAI Piacenza – InfoCartoGrafica
Con i bambini adatto ai bambini dai 9 anni in su

La guida

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto, mappa e traccia GPX la trovi nella guida Emilia Romagna a piedi di Daniele Canossini.

escursioni in Emilia Romagna