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Mese: Settembre 2020

L’eremo di Santa Chelidonia e Morra Ferogna da Campaegli

A piedi all’eremo di Santa Chelidonia e a Morra Ferogna con il percorso descritto da Agostino Anfossi nella guida Lazio a piedi.

La rupe rossastra di Morra Ferogna – apprezzata dagli appassionati dell’arrampicata sportiva – è un affascinante balcone naturale su un’ampia area dell’Alta Valle dell’Aniene intorno a Subiaco con la Rocca e Santa Scolastica in grandissima evidenza e, sullo sfondo, le sagome dei Monti Prenestini e dei Lepini.

Il nome di Ferogna potrebbe derivare da Feronia, la divinità cara ai popoli italici che era la protettrice dei boschi e delle fonti. Il carattere religioso e spirituale del luogo si è conservato anche grazie alla presenza del vicino eremo dedicato a Santa Chelidonia che nell’XI secolo, all’età di soli venti anni, scelse questo luogo di contemplazione proprio sopra la valle sublacense già attraversata da Benedetto cinquecento anni prima.

La guida

L’itinerario che da Campaegli conduce all’eremo di Santa Chelidonia e a Morra Ferogna completo di foto, mappa, descrizione dettagliata e traccia GPX la trovi nella guida Lazio a piedi di G. Albrizio, A. Anfossi, F. Ardito, F. Belisario, R. Hallgass.

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Monte Redentore e Monte Petrella | Lazio a piedi

Monte Redentore e Monte Petrella: sulle vette che profumano di mare. Riccardo Hallgass descrive l’itinerario nella nuova guida Lazio a piedi.

Un’idea per il weekend è l’itinerario che porta sulle cime del Monte Redentore (1252 m) e del Monte Petrella (1533 m) dal Rifugio Pornito.
Quello descritto è probabilmente il sentiero più panoramico del Lazio. Ma limitarsi a questo slogan non gli renderebbe giustizia.

Oltre allo splendido panorama, infatti c’è molto di più. Qui si trovano importanti tracce di storia e cultura come dimostra lo splendido eremo di San Michele edificato nell’830 e poi ricostruito in stile neogotico alla fine del XIX secolo. Ma soprattutto c’è la natura, unica, dei Monti Aurunci che esprime il suo massimo splendore in primavera quando nelle aree carsiche più elevate si può ammirare una delle più sorprendenti fioriture di orchidee e di narcisi del Lazio.

L’escursione può essere affrontata tutto l’anno ad eccezione dei mesi più caldi, ma va evitata nel caso (ormai rarissimo) di abbondanti nevicate.

Scheda tecnica

Quote da 810 a 1533 m
Dislivello 900 m
Tempo 1.30 ore in salita, 0.45 ore in discesa se ci si limita al Redentore; 3.15 ore in salita, 2 ore in discesa per l’intera escursione
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 960, 961, 962, 913
Periodo consigliato da ottobre a giugno
Cartografia IGM 416 IV Esperia
Con i bambini i bambini dai 7 ai 10 anni possono arrivare fino al Redentore; i ragazzi dagli 11 anni in su possono affrontare l’intero percorso
Rifugi e punti di appoggio Rifugio Pornito (810 m), Via Redentore 4, località Maranola, Formia (LT), privato, solo ristoro, aperto da febbraio a ottobre tutti i giorni, chiuso in inverno, tel. 388.9868876.

La guida

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, mappa e foto la trovi nella guida Lazio a piedi di G. Albrizio, A. Anfossi, F. Ardito, F. Belisario, R. Hallgass.

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Tutto il LAZIO A PIEDI con la nuova guida in uscita a ottobre

Presto in libreria la guida Lazio a piedi, risultato dell’esperienza, del lavoro e dell’ingegno di un gruppo di escursionisti, camminatori e appassionati dell’andare a piedi, che da anni frequentano le montagne, i cammini e la natura del Lazio: Giuseppe Albrizio, Agostino Anfossi, Fabrizio Ardito, Filippo Belisario e Riccardo Hallgass.

Lunghe ore di fatica sui sentieri che conducono verso la vetta del Monte Gorzano, lenti passi spesi tra i boschi e la macchia in direzione di una misteriosa piramide etrusca non lontana da Bomarzo. E ancora salite vertiginose per raggiungere il panorama dalla vetta del Monte Circeo e aerei momenti trascorsi tra le rocce delle creste del Terminillo. La natura, i monti e i colli del Lazio non smettono mai di stupire chi li esplora con passione, li percorre con tenacia, comunque cerca di conoscerli profondamente.

Nelle pagine che seguono potrete trovare itinerari, camminate, proposte e scoperte adatte a ogni gusto, a ogni passo e a ogni età. Che, spesso uscendo dall’ovvio e dal più conosciuto, cercano di dare un’impressione d’insieme della grande varietà di escursioni che la regione offre al suo vasto pubblico.

Questa selezione di itinerari è frutto del lavoro di un piccolo gruppo di professionisti e appassionati che – frequentando da anni sentieri e mulattiere – ha lavorato (e camminato) per offrire ai suoi lettori una scelta ampia, variegata, interessante e a volte curiosa. Nel campo dei grandi classici ci potranno essere delle carenze. Però non manca di certo una cosa: la ricerca di camminate non banali, in parte adatte ai bambini, che possano dare un quadro il più possibile veritiero di una regione complessa e meravigliosa come il Lazio.

Questo libro nasce in un periodo difficile, durante il quale (giustamente) abbiamo visto limitare la possibilità di muoverci, incontrarci, conoscerci e andare a fare quattro passi. È stato un momento duro, assolutamente inedito per tutti noi, dal quale si potrà uscire più forti e consapevoli, anche cambiando un po’ le nostre abitudini.
Volgendo gli occhi alle montagne di casa, riscoprendo l’emozione di una passeggiata fuori porta, apprezzando di più e meglio la natura e le meraviglie che, molto spesso, avevamo dato per scontate e non degne di troppo interesse. Di un turismo nuovo e più attento abbiamo molto bisogno: potrebbe essere una delle chiavi per rivalutare ciò che ci circonda e per dare una mano, con il nostro girovagare, alle attività economiche locali che in alcuni casi, ben prima del Covid, sono state travolte dai terremoti che hanno scosso l’Appennino degli ultimi anni.
Buone camminate a tutti, quindi. E buona riscoperta delle meraviglie nascoste del Lazio!

Per informazioni sulle presentazioni della guida Lazio a piedi visita la pagina Facebook di Iter Edizioni

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Sulle creste del Monte Viglio (2156 m) | Lazio a piedi

Riccardo Hallgass ci conduce sulla vetta del Monte Viglio con un ampio anello che parte dal Valico di Serra Sant’Antonio e si sviluppa sulle creste. L’itinerario è descritto nella guida Lazio a piedi.

Incastonato al confine tra i Monti Simbruini e gli Ernici, il Monte Viglio, con i suoi 2156 metri di quota, è la massima elevazione di entrambi i gruppi nonché un eccezionale punto panoramico sulla Val Roveto e su buona parte dell’Appennino centrale. Questo percorso ad anello permette di raggiungerne la vetta lungo le creste che rappresentano la via di salita classica e di scendere seguendo la cresta nord ovest e le ampie faggete che ne ricoprono i fianchi componendo un’escursione estremamente varia e appagante. Occorre prestare attenzione al superamento del Gendarme che presenta un passaggio su roccia di I grado.

Scheda tecnica itinerario Monte Viglio

Quote da 1560 a 2156 m
Dislivello 850 m
Tempo 2.30 in salita; 2.15 ore in discesa
Difficoltà EE; I grado su roccia il Gendarme
Segnaletica bianco-rossa 651, 696a, 654
Periodo consigliato da giugno a ottobre
Cartografia Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, Iter Edizioni
Con i bambini adatto ai ragazzi dagli 11 anni; evitare la salita al Gendarme

Accesso

Da Filettino (Frosinone) si segue l’accesso dell’itinerario 904 fino al Valico di Serra Sant’Antonio (1608 m), al confine tra Lazio e Abruzzo, dove si parcheggia.

Itinerario di salita per il Monte Viglio

Dal Valico di Serra Sant’Antonio si percorre la strada sterrata verso destra (segnavia bianco-rossi 651) che, con modesti saliscendi, conduce alla Fonte della Moscosa (1616 m, 0.15 ore) dove termina.
Si imbocca il sentiero a sinistra (segnavia 696a) che risale l’impluvio proprio sopra la fonte, in direzione sud est. Si attraversa un bel pianoro erboso oltre il quale si risale ripidamente tra alcuni alberi maestosi fino a raggiungere la cresta del Belvedere di Monte Piano (1770 m, 0.30 ore), dove si trovano una vistosa croce, una statua della Vergine e un altare. Cominciamo a godere degli splendidi panorami che accompagnano fino alla vetta con vedute sempre più ampie della Majella, dei monti del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e della sezione più orientale del Gran Sasso.

Dalla croce si piega a destra, tenendosi leggermente sotto la cresta, fin quasi a raggiungere il ciglio delle pareti che precipitano dalla vetta dei Cantari. Sempre procedendo lungo il sentiero 696a, si piega a destra e si risale in obliquo un ripido pendio erboso fino a raggiungere un costone roccioso che si segue verso sinistra.
Tenendosi a destra della cresta, si raggiunge un bivio (1964 m) dove si ignora il tracciato a destra che proviene da Fonte Moscosa e si prosegue dritti lungo il sentiero in salita, sempre molto evidente e indicato da segni bianco-rossi, che conduce all’erbosa vetta dei Cantari (2103 m, 1 ora).

Si continua lungo la cresta per raggiungere la sella alla base del tozzo sperone roccioso del Gendarme che si risale con un passaggio di I grado su roccia in un canalino (2113 m, 0.30 ore) fino in cima.
Dalla vetta del Gendarme si prosegue in ripida discesa fino a raggiungere una sella e, con un’ultima salita, si arriva alla cima del Monte Viglio (2156 m, 0.15 ore), caratterizzata da una grossa croce.
Per chi soffre di vertigini, la salita al Gendarme può essere evitata percorrendo il sentiero che lo aggira sulla destra passando sotto i contrafforti rocciosi che ne costituiscono il versante nord occidentale.

Itinerario di discesa

Per il ritorno si scende nell’ampia dolina, ben visibile dalla croce, dove è presente un antico cippo di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie. Si prosegue dalla parte opposta della dolina lungo la cresta in direzione sud ovest, si aggira a sinistra un cocuzzolo e si raggiunge un bivio a quota 2000 metri circa.
Qui si lascia la cresta sud ovest per seguire il sentiero a destra (sempre segnavia 696a) che taglia il pendio in direzione nord e raggiunge in breve una bella cresta. Si scende lungo il Crestone fino all’inizio del bosco (1775 m) dove, ignorando l’evidente sentiero che prosegue dritto, si piega a destra seguendo i segni bianco-rossi. Si continua in discesa con numerose svolte e tratti molto ripidi fino a un altro bivio dove si svolta a destra seguendo i segnavia 654 (1570 m, 1 ora).

Dopo una breve discesa si raggiunge una piccola radura oltre la quale si entra nel bosco. A un bivio (1560 m) si imbocca a destra il sentiero in salita (ancora segnavia 654). Si continua a mezza costa e, raggiunto un bivio (1650 m), s’ignora il sentiero a sinistra e si procede dritto. Al successivo bivio si tralascia il sentiero che sale a destra e si continua a mezza costa per raggiungere la Fonte della Moscosa. Da qui si torna all’auto seguendo a ritroso il percorso di andata (1.15 ore).

Foto: Salendo sul Monte Viglio, sullo sfondo il Monte Amaro e la Majella (foto di Agostino Anfossi).

La guida

L’itinerario completo di foto e mappa la trovi nella guida Lazio a piedi di G. Albrizio, A. Anfossi, F. Ardito, F. Belisario, R. Hallgass.

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Al Monte Peralba per la ferrata Sartor | A piedi nel Friuli Venezia Giulia

La salita al Monte Peralba ricorda a Eugenio Cipriani un incontro eccezionale. L’autore ci racconta questo episodio e l’itinerario per salire alla vetta nella guida A piedi nel Friuli Venezia Giulia.

Papa Woytila e il Monte Peralba

In un mattino di luglio del 1996, poco dopo l’alba, attraversando il Pian dei Buoi m’imbattei all’improvviso in un uomo robusto, vestito di bianco e con un giaccone viola. Lui non aveva visto me ed io non avevo visto lui, cosicché quasi ci scontrammo. Levammo entrambi un’esclamazione di sorpresa: lui perché non si aspettava di trovare qualcuno a quell’ora ed io perché riconobbi in quell’escursionista mattiniero Papa Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla. In quello stesso istante, forse disturbato dalla nostra presenza, si alzò in volo a pochi passi da noi un gallo forcello. Sia io che il Pontefice restammo incantati a guardare l’animale allontanarsi. Quando scomparve alla vista mi girai verso Wojtylaper accertarmi che non stessi sognando, ma non sognavo: era proprio il Papa quello davanti a me! Gli sorrisi e lui, ricambiando il sorriso, mi disse: “Lei mi ha portato fortuna!”. Imbarazzato, replicai: “Beh, anche io stamattina sono stato fortunato”.
Poi, per non disturbarlo, mi congedai augurandogli buona passeggiata. Rimase a lungo fermo, con una mano sopra gli occhi per ripararsi dalla luce del sole, guardando lontano in direzione di una montagna a lui cara: il Monte Peralba. Sei furono i soggiorni di Giovanni Paolo II in Cadore. Durante il secondo, Wojtyla salì in cima al Peralba. Fu il 27 luglio del 1988, lungo la via normale, itinerario che poi gli venne dedicato.

monte peralba

Al di là di questa visita abbastanza eccezionale, il Peralba è comunque di per sé una montagna straordinaria. Per la sua posizione isolata, per la caratteristica morfologia tondeggiante e per il panorama che si gode dalla sommità, rientra a pieno merito nel novero di quelle mete che non possono essere trascurate dagli escursionisti più esigenti e appassionati. Non è un’impresa impegnativa, ma è comunque un’ascensione che richiede piede fermo e allenamento.

Scheda tecnica itinerario

Quote da 1815 a 2694 m
Dislivello 870 m
Tempo 5.30 ore
Difficoltà EEA/I
Segnaletica bianco-rossa 132, 131
Periodo consigliato da metà giugno a metà ottobre
Cartografia Tabacco 01 Sappada-S. Stefano Forni Avoltri
Rifugi e punti d’appoggio Rifugio Pier Fortunato Calvi (2164 m), di proprietà della Sezione di Sappada del CAI, 48 posti letto, aperto da inizio giugno a inizio ottobre, tel. 0435.469232, www.rifugiocalvi.com

Accesso

Da Forni Avoltri si percorre per 7 chilometri la SR 355 fino al valico automobilistico denominato Cima Sappada. Da questo si prende a destra (est) la rotabile asfaltata che percorre tutta la Val Sesis e che conduce, dopo circa 7 chilometri, al Rifugio Sorgenti del Piave (1830 m), nei cui pressi sgorga il fiume “sacro alla Patria”. Circa trecento metri prima del rifugio e prima della diramazione sulla sinistra per il Passo del Roccolo, si trova un parcheggio quotato 1815 metri, situato all’imbocco della strada sterrata che sale al Rifugio Calvi.

Itinerario di salita

Dal parcheggio (1815 m) si imbocca la strada sterrata (segnavia 132) che risale con svariati tornanti il vallone compreso fra il Peralba e il Monte Chiadénis. In alto è ben visibile il Rifugio Calvi. Superate le ex cave di marmo Fior di Pesco Carnico (1941 m), sempre seguendo la stradina o lungo una buona traccia che risale direttamente il vallone, si arriva al Rifugio Calvi (2164 m, 1 ora).
Dal rifugio si sale ora verso nord seguendo le indicazioni per il Passo Sesis e per la Ferrata Pietro Sartor. Un evidente sentiero conduce al passo ma non lo si raggiunge. Arrivati ad una piccola conca dal fondo piatto, si stacca sulla sinistra un sentiero (indicazioni per la ferrata) che attraverso ripidi pendii erbosi porta al piede delle rocce del versante sudorientale del Peralba (2288 m, 0.45 ore).

monte peralba

L’attacco della ferrata è alla base di un camino-colatoio (targa). Si sale per una scaletta e poi si procede in parallelo al camino-colatoio per ripide rocce attrezzate con cavo metallico. Negli ultimi metri della ferrata, in presenza di altri escursionisti, fare attenzione all’eventuale caduta di pietre dai pendii ghiaiosi sottostanti la vetta. Più in alto i cavi d’acciaio piegano verso sinistra e conducono a una zona di rocce molto più rotte e ai pendii ghiaiosi che portano sulla vetta del Monte Peralba (2694 m, 1.45 ore). Siamo su una delle cime più panoramiche dell’intero arco alpino nordorientale. Col bel tempo la vista abbraccia più di metà del settore austriaco delle Alpi e quasi tutte le Dolomiti ad eccezione del Gruppo di Brenta.

Itinerario di discesa

In discesa si procede sui segnavia 131 in forte esposizione sul fianco settentrionale sino ad una forcelletta dove sono presenti tre targhe. Una targa è in ricordo della salita effettuata da Giovanni Paolo II nel 1987. Altre due in memoria di caduti della Grande Guerra, un evento, quest’ultimo, di cui si trovano testimonianze negli scarsi resti di baraccamenti.
Poco più in basso ci si tiene sulla destra (sempre segnavia 131) e si raggiunge un intaglio da cui ha inizio un canalino attrezzato con cavi, che si scende facendo attenzione a non smuovere sassi. La discesa prosegue evidente in direzione sud.
Si passa un canalone, si raggiunge un lieve avvallamento e quindi una palina e delle indicazioni guidano al vicino Passo Sesis (2310 m). Dal passo si prende verso sud ovest il sentiero segnavia 132 e si fa ritorno velocemente al Rifugio Calvi (1.15 ore), da dove, per la stradina fatta all’andata, si torna al parcheggio (1815 m, 0.45 ore).

Foto: prime due in alto, © Karim Tomasino, terza in basso, © Matteo Mazzali.

La Guida

L’itinerario completo di mappa e bellissime foto è tratto dalla guida A piedi nel Friuli Venezia Giulia


Escursioni nel Friuli Venezia Giulia