La salita al Monte Peralba ricorda a Eugenio Cipriani un incontro eccezionale. L’autore ci racconta questo episodio e l’itinerario per salire alla vetta nella guida A piedi nel Friuli Venezia Giulia.
Papa Woytila e il Monte Peralba
In un mattino di luglio del 1996, poco dopo l’alba, attraversando il Pian dei Buoi m’imbattei all’improvviso in un uomo robusto, vestito di bianco e con un giaccone viola. Lui non aveva visto me ed io non avevo visto lui, cosicché quasi ci scontrammo. Levammo entrambi un’esclamazione di sorpresa: lui perché non si aspettava di trovare qualcuno a quell’ora ed io perché riconobbi in quell’escursionista mattiniero Papa Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla. In quello stesso istante, forse disturbato dalla nostra presenza, si alzò in volo a pochi passi da noi un gallo forcello. Sia io che il Pontefice restammo incantati a guardare l’animale allontanarsi. Quando scomparve alla vista mi girai verso Wojtylaper accertarmi che non stessi sognando, ma non sognavo: era proprio il Papa quello davanti a me! Gli sorrisi e lui, ricambiando il sorriso, mi disse: “Lei mi ha portato fortuna!”. Imbarazzato, replicai: “Beh, anche io stamattina sono stato fortunato”.
Poi, per non disturbarlo, mi congedai augurandogli buona passeggiata. Rimase a lungo fermo, con una mano sopra gli occhi per ripararsi dalla luce del sole, guardando lontano in direzione di una montagna a lui cara: il Monte Peralba. Sei furono i soggiorni di Giovanni Paolo II in Cadore. Durante il secondo, Wojtyla salì in cima al Peralba. Fu il 27 luglio del 1988, lungo la via normale, itinerario che poi gli venne dedicato.
Al di là di questa visita abbastanza eccezionale, il Peralba è comunque di per sé una montagna straordinaria. Per la sua posizione isolata, per la caratteristica morfologia tondeggiante e per il panorama che si gode dalla sommità, rientra a pieno merito nel novero di quelle mete che non possono essere trascurate dagli escursionisti più esigenti e appassionati. Non è un’impresa impegnativa, ma è comunque un’ascensione che richiede piede fermo e allenamento.
Scheda tecnica itinerario
Quote da 1815 a 2694 m
Dislivello 870 m
Tempo 5.30 ore
Difficoltà EEA/I
Segnaletica bianco-rossa 132, 131
Periodo consigliato da metà giugno a metà ottobre
Cartografia Tabacco 01 Sappada-S. Stefano Forni Avoltri
Rifugi e punti d’appoggio Rifugio Pier Fortunato Calvi (2164 m), di proprietà della Sezione di Sappada del CAI, 48 posti letto, aperto da inizio giugno a inizio ottobre, tel. 0435.469232, www.rifugiocalvi.com
Accesso
Da Forni Avoltri si percorre per 7 chilometri la SR 355 fino al valico automobilistico denominato Cima Sappada. Da questo si prende a destra (est) la rotabile asfaltata che percorre tutta la Val Sesis e che conduce, dopo circa 7 chilometri, al Rifugio Sorgenti del Piave (1830 m), nei cui pressi sgorga il fiume “sacro alla Patria”. Circa trecento metri prima del rifugio e prima della diramazione sulla sinistra per il Passo del Roccolo, si trova un parcheggio quotato 1815 metri, situato all’imbocco della strada sterrata che sale al Rifugio Calvi.
Itinerario di salita
Dal parcheggio (1815 m) si imbocca la strada sterrata (segnavia 132) che risale con svariati tornanti il vallone compreso fra il Peralba e il Monte Chiadénis. In alto è ben visibile il Rifugio Calvi. Superate le ex cave di marmo Fior di Pesco Carnico (1941 m), sempre seguendo la stradina o lungo una buona traccia che risale direttamente il vallone, si arriva al Rifugio Calvi (2164 m, 1 ora).
Dal rifugio si sale ora verso nord seguendo le indicazioni per il Passo Sesis e per la Ferrata Pietro Sartor. Un evidente sentiero conduce al passo ma non lo si raggiunge. Arrivati ad una piccola conca dal fondo piatto, si stacca sulla sinistra un sentiero (indicazioni per la ferrata) che attraverso ripidi pendii erbosi porta al piede delle rocce del versante sudorientale del Peralba (2288 m, 0.45 ore).
L’attacco della ferrata è alla base di un camino-colatoio (targa). Si sale per una scaletta e poi si procede in parallelo al camino-colatoio per ripide rocce attrezzate con cavo metallico. Negli ultimi metri della ferrata, in presenza di altri escursionisti, fare attenzione all’eventuale caduta di pietre dai pendii ghiaiosi sottostanti la vetta. Più in alto i cavi d’acciaio piegano verso sinistra e conducono a una zona di rocce molto più rotte e ai pendii ghiaiosi che portano sulla vetta del Monte Peralba (2694 m, 1.45 ore). Siamo su una delle cime più panoramiche dell’intero arco alpino nordorientale. Col bel tempo la vista abbraccia più di metà del settore austriaco delle Alpi e quasi tutte le Dolomiti ad eccezione del Gruppo di Brenta.
Itinerario di discesa
In discesa si procede sui segnavia 131 in forte esposizione sul fianco settentrionale sino ad una forcelletta dove sono presenti tre targhe. Una targa è in ricordo della salita effettuata da Giovanni Paolo II nel 1987. Altre due in memoria di caduti della Grande Guerra, un evento, quest’ultimo, di cui si trovano testimonianze negli scarsi resti di baraccamenti.
Poco più in basso ci si tiene sulla destra (sempre segnavia 131) e si raggiunge un intaglio da cui ha inizio un canalino attrezzato con cavi, che si scende facendo attenzione a non smuovere sassi. La discesa prosegue evidente in direzione sud.
Si passa un canalone, si raggiunge un lieve avvallamento e quindi una palina e delle indicazioni guidano al vicino Passo Sesis (2310 m). Dal passo si prende verso sud ovest il sentiero segnavia 132 e si fa ritorno velocemente al Rifugio Calvi (1.15 ore), da dove, per la stradina fatta all’andata, si torna al parcheggio (1815 m, 0.45 ore).
Foto: prime due in alto, © Karim Tomasino, terza in basso, © Matteo Mazzali.
La Guida
L’itinerario completo di mappa e bellissime foto è tratto dalla guida A piedi nel Friuli Venezia Giulia