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Mese: Luglio 2018

L’itinerario dalla Val Canneto a Forca Resuni, PNALM

Il lungo itinerario che conduce dal Santuario della Madonna di Canneto al rifugio di Forca Resuni è uno dei più interessanti del versante laziale del Parco. Stefano Ardito lo descrive nella guida Sentieri nel Parco Nazionale d’Abruzzo.

L’escursione che dalla Val Canneto porta a Forca Resuni affianca un notevole sviluppo a un dislivello non eccessivo. Di grande interesse, nella parte alta del percorso, sono le distese di mughi che rivestono i crinali calcarei intorno al valico. In questa zona è facile avvistare i camosci.

Scheda tecnica itinerario

Dislivello 930 m
Tempo di salita 3.15 ore
Tempo di discesa 2.45 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa F2 e O5
Periodo consigliato da giugno a novembre

Accesso

Da Settefrati si segue la strada che sale a mezza costa verso il Santuario, scavalca il Passo della Rocca (in alto a destra è una statua di Don Bosco), si affaccia su alcune delle vette più alte del Parco e scende dolcemente a mezza costa fino alla Madonna di Canneto. Di fronte alla chiesa è una fontana, poco più avanti è un vasto parcheggio (1010 m, 8,5 km dal paese) dove si lascia l’auto. In estate si può arrivare anche in bus.

Itinerario

Si torna alla strada, ora sterrata, che prosegue in leggera salita, passa ai piedi del rifugio-ristorante Due Orsi, entra nella faggeta e lascia a destra la diramazione per la casa-vacanze dei Salesiani. Il tracciato (segnavia F2) sale a mezza costa tra faggi e rocce, lascia a destra una diramazione (vecchio cartello) per una piccola cascata, supera una parete più alta e raggiunge uno spiazzo e una sbarra.
Si continua a salire su un tracciato più stretto. Al primo largo tornante si lascia la strada sterrata, e si sale a destra per un comodo sentiero a mezza costa che punta verso il torrente, diventa ripido e sassoso e riporta alla strada. Pochi metri più avanti inizia un’altra scorciatoia, ripida ed evidente, che riporta ancora una volta alla strada. Chi vuole restare sulla strada sterrata può naturalmente farlo, impiegando qualche minuto in più.

Un ultimo tratto a mezza costa porta alla radura dove, sulla sinistra, sorge il rifugio Acquanera (1320 m), costruzione del Corpo Forestale dello Stato, di cui è possibile richiedere in anticipo le chiavi. Dal punto più alto del prato si raggiunge la Fonte Acquanera. Da est (destra salendo) dominano il fondovalle i pendii del Monte Tartaro e del Monte Petroso, alle spalle appare la Rocca Altiera.

Si continua in piano traversando una suggestiva forra. Dove la valle si apre ci si affaccia sul torrente e sul prato dove sorge il Casone Bartolomucci (1356 m, 1.30 ore), grossa costruzione agricola in rovina. Si prosegue sulla dissestata strada sterrata che costeggia un prato, traversa un fosso dove il tracciato è scomparso. Si sbuca in un’ennesima radura, si supera una rampa, si va a sinistra passando sopra una cava, e si sale con tre tornanti. Dal terzo, si stacca a sinistra l’itinerario precedente. Il tracciato continua con pendenza contenuta, raggiunge il torrente e la Fonte Pietra con l’Acqua, poi prosegue accanto alle limpide pozze del corso d’acqua, tra splendidi faggi, in vista dei Tre Mortari e del Balzo della Chiesa, fino al bivio dei Tre Confini (1496 m, 0.30 ore).

Qui si lascia a sinistra il sentiero (ancora segnavia F2) che conduce al Passaggio dell’Orso per poi scendere in Val Fondillo, si segue quello di destra (segnavia O5), che sale per l’arida Valle dei Tre Confini, caratterizzata da calanchi, e più in alto da distese di mughi.

Una serie di tornanti e un’ultima rampa tra i mughi portano al valico e al rifugio di Forca Resuni (1952 m, 1.15 ore), dove il panorama si apre verso l’alta Valle Jannanghera e la Serra Rocca Chiarano. Dal versante abruzzese, raggiungono il rifugio i frequentati sentieri della Val di Rose e della Val Jannanghera.

Sia il Monte Petroso sia il Monte Capraro, a sud e a nord del valico, sono inclusi nella Riserva Integrale del Parco, e non possono quindi essere raggiunti dagli escursionisti. La discesa richiede 1 ora fino ai Tre Confini, e 1.45 ore da qui al Santuario della Madonna di Canneto.

Nella foto il rifugio di Forca Resuni, © Francesco Raffaele

La guida

96 itinerari completi di mappa e foto sono descritti nella nuova guida Sentieri nel Parco Nazionale d’Abruzzo.

escursioni nel parco d'abruzzo

L’anello del Forte Verena, sui luoghi della Grande Guerra

Forte Verena, il “Dominatore degli Altipiani”. A piedi sui sentieri della Grande Guerra con la guida I 50 sentieri più belli dell’Altopiano di Asiago di Federica Pellegrino.

II Monte Verena è famoso per l’omonimo forte che ne corazza la cima. Costruito tra il 1912 e il 1914, costituiva una delle più moderne opere di ingegneria militare e, insieme ai forti Corbin e Campolongo, faceva parte dello sbarramento difensivo italiano sulle Prealpi Vicentine. Per il fatto di essere la fortificazione più elevata della zona fu definito il “Dominatore degli Altipiani”. La fama del Forte Verena è dovuta al primo colpo di cannone che da qui si sparò dando inizio alle ostilità sul fronte degli altopiani, all’alba del 24 maggio 1915.

Inizialmente il Verena riuscì ad infliggere gravi danni ai forti avversari di Busa Verle e Campo Luserna ma alla prova del fuoco si rivelò presto superato dall’evoluzione dell’artiglieria e sotto il tiro prolungato di un mortaio austriaco riportò danni strutturali ingenti che ne decretarono il disarmo. Quel che resta dell’opera, solo parzialmente ristrutturata, è visitabile sia all’esterno che all’interno; è però opportuno muoversi con cautela nelle aree evidentemente precarie e sulle cupole che, prive di parapetto, si affacciano su uno strapiombo.

L’itinerario

Al forte si può salire dal rifugio Verenetta o in seggiovia (aperta tutti i giorni da metà luglio a inizio settembre) o lungo le piste da sci, in particolare la nera “Albi caprioli”, segnalata da un cartello, che sale ripida a destra dell’impianto e in poco più di un’ora raggiunge la vetta. L’itinerario ad anello qui descritto, invece, è quello classico: parte da Casara di Campovecchio, segue la carrareccia che rappresentava la normale via di accesso durante la guerra e tocca, con qualche deviazione, tutti i resti delle costruzioni belliche, numerose nei pressi della cima.

Quote da 1523 a 2045 m
Dislivello 520 m
Difficoltà E
Tempo da 3.30 a 4 ore
Segnaletica segnavia 820, cartelli Ecomuseo
Periodo consigliato da giugno a ottobre
Punti di appoggio Rifugio Verenetta, tel. 0424 66061. Rifugio Forte Verena, tel. 348 8162889
Cartografia carta Tabacco, scala 1:25.000, “Altopiano dei Sette Comuni, Asiago, Ortigara”

La guida

Trovi l’itinerario completo di descrizione dettagliata, mappa e foto nella guida I 50 sentieri più belli dell’Altopiano di Asiago

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Da Stafal al Rifugio Quintino Sella | escursioni Valle d’Aosta

Questa bellissima gita d’alta quota conduce dalla Valle di Gressoney ai piedi del Monte Rosa, fino alle pendici delle sue cime più alte, proprio a ridosso dei ghiacciai del Castore e del Lyskamm. L’itinerario è descritto da Stefano Ardito e Cesare Re nella guida I 50 sentieri più belli della Valle d’Aosta.

L’itinerario per il Rifugio Quintino Sella è un vero e proprio avvicinamento al punto di partenza per ascensioni e traversate alpinistiche, ma anche di una magnifica escursione a se stante, molto suggestiva, un’ouverture al mondo del Monte Rosa, con le sue rocce scure e i suoi candidi ghiacciai.
La salita, pur facilitata e (soprattutto) abbreviata dalla presenza degli impianti che conducono al Colle della Bettaforca, si svolge in un severo ambiente d’alta quota. Si tratta quindi di un itinerario al confine tra escursionismo e alpinismo che richiede piede fermo e dimestichezza nella progressione su facile terreno roccioso.
Si incontrano tratti aerei attrezzati con funi, ponticelli e pioli e tratti ghiacciati e spesso innevati. Anche in estate è quindi bene avere con sé la piccozza e i ramponi. È opportuno prestare attenzione anche al meteo che cambia rapidamente, con la formazione frequente di nubi e nebbia, soprattutto in piena estate.

I due rifugi (il nuovo e il vecchio), sorgono su un ampio terrazzo detritico, lambito dalle propaggini inferiori del Ghiacciaio di Fèlik. Il rifugio storico, risalente al 1885, viene ancora oggi utilizzato come locale invernale o come appoggio supplementare, quando l’ampio rifugio nuovo è al completo. Entrambi appartengono alla sezione di Biella del CAI e sono dedicati a Quintino Sella, imprenditore, statista, ma soprattutto appassionato alpinista e fondatore del Club Alpino Italiano.
Chi vuole pernottare deve prenotare per tempo, altrimenti rischia di dormire nella vecchia struttura, respirando la storia del Monte Rosa e dei suoi pionieri, o doversi adattare a una sistemazione di fortuna nel nuovo. I “quattromila” del Rosa sono sempre delle mete alla moda.

escursione rifugio quintino sella

Dettagli itinerario

Quote da 2680 a 3585 m
Dislivello 900 m
Tempo complessivo 3.15 ore in salita, 2 ore in discesa
Difficoltà E/EE
Segnaletica 9, un tratto non segnato
Periodo consigliato da luglio a settembre
Punti di appoggio Rifugio Quintino Sella, CAI Biella, 142 posti più 30 nel vecchio rifugio, aperto da metà giugno a metà settembre, tel. 0125.366113, 348.8107793, www.rifugioquintinosella.com
Cartografia carta IGC 1:25.000 n. 109 Monte Rosa, …; carta L’Escursionista 1:25.000 n. 8 Monte Rosa, …

Accesso

Da Gressoney-la-Trinité si raggiunge sulla strada di fondovalle la frazione di Stafal (1825 m, 5 km dal capoluogo), dov’è un vasto posteggio. In funivia e poi in seggiovia si sale a un terrazzo poco a monte del Colle della Bettaforca (2680 m), sullo spartiacque tra le valli di Gressoney e di Ayas.

Itinerario

Si inizia a camminare per il largo ed evidente sentiero, indicato dai segnavia gialli numero 9, che traversa sul versante orientale della Punta Bettolina e raggiunge il Passo della Bettolina (2905 m), dal quale ci si affaccia nuovamente sul versante di Ayas.
Il sentiero continua senza difficoltà sul crinale roccioso, poi torna decisamente sul versante di Gressoney e porta al Passo Superiore di Bettolina (3100 m, 1.30 ore), dal quale l’Alta Via scende a sinistra in direzione della Valle d’Ayas e del Piano di Verra Superiore. Poco più in alto del passo (3139 m) si nota una piccola costruzione in muratura. Si tratta del primo rifugio edificato nella zona, oggi adibito a deposito. Il sentiero torna sulla destra, sul versante di Gressoney, e sale ripidamente a mezza costa, superando dei nevai che rimangono sul terreno fino a stagione avanzata. Più avanti il tracciato supera un alto gradino morenico.

Raggiunta la sommità di quest’ultimo si prosegue senza difficoltà su un largo crinale ghiaioso fino all’inizio di una cresta rocciosa (3490 m, 1.15 ore) spettacolare e aerea, che si percorre sul filo o con brevi deviazioni. L’itinerario, attrezzato con grossi cavi e ponticelli, include dei tratti piuttosto esposti. Con la montagna in condizioni estive non ci sono difficoltà, in presenza di neve o ghiaccio occorre fare la massima attenzione.

La salita lungo la cresta si conclude sull’ampia spianata detritica dove sorge il nuovo rifugio Quintino Sella (3585 m, 0.30 ore), affiancato dalla storica costruzione in legno e pietra. Nel magnifico panorama che si ammira dal rifugio spiccano i facili pendii del Castore, e il severo versante meridionale del Lyskamm, una delle cime più famose del massiccio. Verso est, oltre il Lyskamm, si vedono la Punta Parrot e la Pyramide Vincent. In discesa occorrono 2.15 ore dal rifugio all’arrivo degli impianti di risalita.

La guida

Scopri gli altri itinerari pubblicati nella guida I 50 sentieri più belli della Valle d’Aosta

La via normale del Monte Legnone da “A piedi in Lombardia”

Il Monte Legnone è una piramide alta 2610 metri ed è la montagna più occidentale delle Alpi Orobie. Sebbene abbia un aspetto severo è la meta escursionistica più frequentata della zona, sia per semplicità che per panoramicità. L’itinerario è tratto dalla guida A piedi in Lombardia.

Data la sua posizione isolata e la sua forma slanciata, il Monte Legnone è ben distinguibile sulla linea dell’orizzonte da quasi tutte le vette della provincia di Sondrio e del Lario.
Una vecchia mulattiera passa nei pressi della cima, snodandosi sui versanti ovest ed est della montagna. Una strada quassù? Era un’infrastruttura della cosiddetta linea Cadorna, una lunghissima fortificazione militare che s’estende dall’Ossola alle Orobie, e durante la Grande Guerra era finalizzata a contenere un’eventuale invasione austro-germanica condotta dal territorio elvetico in violazione della neutralità svizzera.

La via normale al Monte Legnone passa per la sua cresta Occidentale. La vetta viene raggiunta con un percorso panoramico che vince un dislivello di oltre 1100 metri e che, nella buona stagione, è privo di difficoltà oggettive, sebbene in alcuni tratti sia stato attrezzato con corde fisse. In inverno alcuni passaggi divertenti e l’assenza del turismo di massa rendono la salita unica ed emozionante. Questa gita è da compiersi quando la montagna non è imbiancata: con neve il tratto dal Bivacco Silvestri alla vetta è insidioso.

Scheda tecnica itinerario

Quote da 1463 a 2610 m
Dislivello 1147 m
Tempo 3.15 ore in salita; 2.15 ore in discesa
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa
Periodo consigliato da luglio a settembre
Cartografia Kompass 105 Lecco-Valle Brembana
Punti d’appoggio Rifugio Roccoli Lorla, CAI Dervio, 60 posti letto, aperto d’estate e nei giorni festivi, tel. 0341.875014, 349.3676826.

Accesso

Usciti dalla superstrada 36 a Dervio (al km 80,7), si prende la SP67 della Val Varrone. Dopo una lunga salita in cui si superano Vestreno e Introzzo, a Tremenico si gira a sinistra seguendo le indicazioni per il Rifugio Roccoli Lorla. Una strada tortuosa e stretta porta all’ampio parcheggio pochi metri sotto il rifugio stesso (località Sella Ligoncino).

Itinerario

Dal Rifugio Roccoli Lorla (1463 m) ci si incammina lungo il sentiero segnalato che sale verso est. Una prima parte poco pendente fa da sipario alla radura dell’alpeggio di Agrogno (1750 m). Il paesaggio verso nord è sempre ricco, con splendidi scorci sia sul Lago di Como che su quello di Novate Mezzola.
Ci si alza fino alla quota 2129 metri, valico noto come Porta dei Merli. Al di sotto di alcune rocce, ci si appoggia ai pendii immediatamente a sinistra dello spartiacque e si pianeggia fino al Bivacco Silvestri (“Ca de legn”, 2146 m, 2 ore), situato nei pressi di un grosso ripetitore ben visibile anche dal fondovalle. Si tratta di una piccola struttura in muratura che offre uno spartano riparo in caso di cattivo tempo. Costruita nel 1884, fu ristrutturata cent’anni dopo dal CAI di Colico a ricordo di Guido Silvestri, presidente del CAI di Dervio.

Mancano poco più di 450 metri di dislivello, che si superano per una china di erba e rocce rotte dove spesso si avvistano gli stambecchi al pascolo. All’incrocio con la cresta che sale da Delebio, si piega a sud est (destra) e si raggiunge velocemente la cima del Legnone (2610 m, 1.30 ore). Da qui lo sguardo s’adagia sulla pianura lombarda fino agli Appennini. Se si punta invece in direzione del Lago di Lugano si riesce a vedere il Lago Maggiore e, nella medesima direzione, lontanissimi, il Monviso e il Gran Paradiso, mentre più a nord si scorgono i più celebri Monte Rosa e Cervino.
La discesa avviene per lo stesso itinerario e richiede circa 2.15 ore.

La guida

L’itinerario è tratto dalla guida A piedi in Lombardia

escursioni lombardia

Da Campo Imperatore al Monte Brancastello

Oggi vi portiamo su uno degli itinerari più panoramici del Gran Sasso: il Monte Brancastello. L’itinerario è tratto dalla guida Sentieri nel Parco Nazionale Gran Sasso-Laga di Stefano Ardito.

Il sentiero sulla cresta del Monte Brancastello è uno dei più panoramici del Gran Sasso, e coincide con la parte iniziale del Sentiero del Centenario, che attraversa il settore orientale del massiccio fino al Monte Camicia e a Fonte Vetica. L’itinerario offre un magnifico colpo d’occhio sulla piramide del Corno Grande, su Campo Imperatore e sulle colline del Teramano. Data la posizione, si tratta di un percorso sconsigliato nelle giornate di forte vento, che sul Gran Sasso sono tutt’altro che rare.

Dislivello 590 m
Tempo di salita 2 ore
Tempo di discesa 1.30 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 106 e 235, vecchi segnavia 6 e 6A
Periodo consigliato da giugno a ottobre

Accesso

Da Fonte Cerreto, Santo Stefano di Sessanio, Castel del Monte o Rigopiano si raggiunge e si segue la strada per l’Albergo di Campo Imperatore. Circa due chilometri prima di questo, e prima di una serie di tornanti (1800 m), si stacca sulla destra (nord) una strada sterrata in cattive condizioni, che inizia accanto a un’area da picnic e poi sale a mezza costa con una visibilissima rampa verso il Vado di Corno.

Itinerario

Si segue la sterrata (segnavia 106 e 6), che raggiunge la base del versante meridionale de Monte Aquila e poi sale a mezza costa al Vado di Corno (1924 m, E384619-N4701257, 0.30 ore), con il suo intaglio artificiale creato durante i lavori per il Traforo del Gran Sasso. Dall’altra parte si apre all’improvviso un magnifico panorama sul Corno Grande.

Dal valico, tralasciata la strada sterrata che scende sul versante teramano, si segue verso destra il sentiero (segnavia 235 e 6A) che si alza superando dei gradini artificiali, traversa a lungo a mezza costa per dei ripidi prati, e poi sale direttamente sugli ampi dossi che formano la cresta Ovest del Monte Brancastello. Per un tratto la cresta diventa più stretta. Il percorso è lungo, abbastanza monotono, panoramico ed evidente. Dal pianoro di Rigo Rosso, dove sono i resti di uno stazzo, una ripida salita ghiaiosa porta all’anticima (2230 m), dove si lascia a sinistra un sentiero che scende verso San Pietro e Isola del Gran Sasso. A saliscendi, scavalcando un altro cocuzzolo (2280 m), si prosegue fino a raggiungere la vetta del Monte Brancastello (2385 m, E388222-N4700535, 1.30 ore). In discesa occorrono 1.30 ore.

Foto: Matteo Mazzali

La guida

Questo è solo uno dei 120 itinerari della guida Sentieri nel Parco Nazionale Gran Sasso-Laga

trekking gran sasso

Il giro del Pelmo, escursione in Val Di Zoldo

L’anello che aggira i due colossi del Pelmo e del Pelmetto è una delle escursioni più entusiasmanti delle Dolomiti. Ce la descrive Eugenio Cipriani, autore della guida I 50 sentieri più belli delle Dolomiti.

La Val di Zoldo è la valle dolomitica più simile alle grandi valli montuose del Nord America. È lunga circa 40 chilometri, larga oltre 15 ma, a differenza delle altre, non è “affollata” di cime. Che ci sono, è ovvio, ma non incombono. Dalle sue immense abetaie si alzano infatti pochi ma inconfondibili giganti: il Pelmo, il Civetta, il Bosconero. Tutto il resto è contorno, con buona pace per chi (come me) ama il fascino discreto del gruppo Tamer- Mezzodì.
Conosciuto localmente come “Caregòn del Padreterno” per la sua caratteristica morfologia che ricorda un’immensa poltrona a braccioli, il Monte Pelmo con i suoi 3168 metri e con la sua non facile via normale lungo la “Cengia di Ball”, non è propriamente quel che si dice una meta escursionistica per tutti. Trattandosi dunque di un percorso alpinistico e non potendolo consigliare (anche se lo vorremmo per l’eccezionalità del panorama dalla vetta) in questa sede, suggeriremo al suo posto la bella traversata ad anello attorno alle sue pendici con partenza e ritorno da Forcella Staulanza, poco sopra Pecol di Zoldo.

Il giro attorno ai due colossi Pelmo-Pelmetto è una delle escursioni più entusiasmanti delle Dolomiti. Si attraversano diversi ambienti: prima il bosco, poi i pascoli, poi forcelle d’alta quota ed infine si scendono immensi fiumi di ghiaia all’ombra delle ciclopiche pareti nord. Uno spettacolo che però richiede le migliori condizioni meteoreologiche. La gita è facilissima fino al rifugio Venezia e quindi adatta a tutti. Più impegnativo ‒ e riservato dunque a escursionisti esperti ‒ è il giro completo che richiede prudenza ma non necessita di imbragatura: solo in un breve tratto, lo scavalcamento della Forcella di Val d’Arcia per il Sentiero Flaibani, implica qualche breve passaggio attrezzato.

Dettagli itinerario

Quote da 1766 a 1946 e a 2476 m
Dislivello 200 m fino al rifugio Venezia, 800 m l’anello completo
Tempo complessivo 5 ore fino al rifugio Venezia; 6 ore l’anello completo
Difficoltà T fino al rifugio Venezia-De Luca; EE l’anello
Segnaletica bianco-rossa 472, 48 (Sentiero Flaibani), 480
Periodo consigliato da fine giugno a fine settembre
Punti di appoggio Rifugio Venezia-De Luca, CAI Sezione di Venezia, aperto da metà giugno a fine settembre, 62 posti letto, tel. 0436.9684, www.rifugiovenezia.it
Cartografia Tabacco foglio 015 Marmolada – Pelmo – Civetta – Moiazza

La guida

La descrizione dettagliata dell’itinerario completa di mappa e foto è pubblicata nella guida I 50 sentieri più belli delle Dolomiti

sentieri dolomiti

L’anello di Cima Portule – Altopiano di Asiago

Escursione a Cima Portule: un itinerario della Grande Guerra per non dimenticare, tratto dalla guida I 50 sentieri più belli dell’Altopiano di Asiago di Federica Pellegrino.

La sua limpida maestosità si annuncia già dalla Val Formica. Cima Portule è un’imponente roccaforte calcarea dalle cui viscere scaturiscono le sorgenti del Renzola, le acque che dissetano l’aridità della conca altopianese. È anche la seconda vetta più alta dell’Altopiano, probabilmente la più bella per la sua conformazione rocciosa, una muraglia stratificata che fa da spartiacque tra Veneto e Trentino e si affaccia sulla depressione della Valsugana. Il panorama di vetta è spettacolare e permette di cogliere l’intera fisionomia degli altopiani di Asiago e del Vezzena, fino alle Dolomiti.
Questa escursione è da intraprendere in condizioni meteorologiche stabili ed è riservata ad escursionisti esperti, sia per la lunghezza complessiva che per il dislivello. Inoltre, la forte esposizione del tratto che da Monte Kempel scende a Porta Renzola richiede una certa attenzione.

Per la sua posizione dominante e strategica il Portule fu una montagna contesa: occupata dagli austroungarici nel 1916 con la Strafexpedition, divenne uno dei principali obiettivi di riconquista del Generale Cadorna.
Il centenario della Grande Guerra le ha regalato fama nel mondo del cinema: qui sono state girate, infatti, alcune scene del film di Ermanno Olmi Torneranno i prati, ed è proprio il Portule la montagna illuminata dalla pallida luce lunare che troneggia sulla locandina.

Cima Portule è indubbiamente una delle montagne più belle e frequentate dell’Altopiano e il luogo preferito per il trekking da parte degli astronomi dell’Osservatorio Astrofisico di Asiago. Non a caso le è stato dedicato l’asteroide 7900, che prende appunto il nome di Portule, scoperto nel 1996 da due ricercatori dell’Istituto.

Scheda tecnica itinerario

Quote da 1611 a 2308 m
Dislivello 712 m
Difficoltà EE
Tempo 5.10 ore
Segnaletica 826
Periodo consigliato da giugno a ottobre
Punti di appoggio Malga Larici di Sotto, tel. 0424 692224; Rifugio Larici, tel. 0424 66383; Rifugio Val Formica, tel. 0424 463618, 342 5008535
Cartografia Tabacco scala 1:25.000 Altopiano dei Sette Comuni, Asiago, Ortigara

La guida

Trovi l’itinerario completo di descrizione dettagliata, mappa e foto nella guida I 50 sentieri più belli dell’Altopiano di Asiago

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