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Mese: Settembre 2017

Cinque Terre: le antiche scalinate tra La Spezia e Tramonti

Nella guida I 50 sentieri più belli della Liguria descriviamo un affascinante trekking nelle Cinque Terre che tocca le antiche scalinate che si sviluppano su coste scoscese e che regalano una vista mozzafiato.

Uno dei modi migliori per visitare le colline che circondano La Spezia, e per raggiungere le rinomate mete turistiche della zona, è un trekking nelle Cinque Terre percorrendo le belle e antiche mulattiere lastricate che salgono ai terrazzi toccando i tanti santuari sparsi sui crinali, o che scendono verso i borghi marinari della costa.

Un po’ di storia

La Spezia ha avuto il merito di conservare molte delle storiche mulattiere selciate che collegavano il centro urbano con i borghi costieri o con l’entroterra. Questi tracciati pedonali, che devono spesso superare forti pendenze, sono in buona parte delle comode gradinate, che rendono più agevole il passo degli uomini e degli animali da soma.

Le “strade” di maggior pregio architettonico sono quelle risalenti all’Ottocento, giunte fino a noi pressoché intatte perché costruite secondo criteri di grande valore ingegneristico. Le vie sono completamente pavimentate in arenaria e il bordo di ogni singolo gradino è costituito da un’unica pietra, in genere di colore più chiaro, per far risaltare l’altezza dello scalino anche nella penombra.

Cinque Terre, Tramonti, Liguria

Oggi

Se per raggiungere molti luoghi l’uso di tali “strade” può essere preferito all’asfalto, in alcuni casi, ancora oggi, sono l’unico modo. La costa spezzina da Campiglia a Riomaggiore, oggi inclusa nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, è così ripida da permettere la presenza solo di piccoli nuclei abitati, che dopo aver subito un notevole spopolamento, stanno ritornando al loro antico splendore.

Sono molte le case recuperate e ritornate abitabili, soprattutto nel periodo estivo, ma la difficoltà nel costruire nuove strade asfaltate ha fatto ridiventare importanti le storiche mulattiere a gradini. Buona parte dell’escursione proposta si svolge lungo questi tracciati.

Scheda tecnica itinerario

Quote da 10 a 511 m
Dislivello 680 m
Tempo 5.15 ore
Difficoltà E
Segnaletica CAI 504, 504A e 504B
Periodo consigliato da ottobre a maggio
Cartografia EDM 1:25.000 SP6 Cinque Terre

La guida

L’escursione che proponiamo tocca le scalinate di Tramonti, Biassa, Schiara, Monesteroli, Fossola. L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto e mappa è descritto nella guida I 50 sentieri più belli della Liguria:

guida-50-sentieri-più-belli-della-liguria

Dallo Chalet Sirente al Monte Sirente per la Valle Lupara

La suggestiva escursione che raggiunge e risale la Valle Lupara è la via normale del Sirente da nord, e percorre il meno ripido e diretto dei due grandi canaloni che salgono in direzione della vetta. La descrive Stefano Ardito nella guida Sentieri nel Parco Sirente-Velino.

Si tratta di un percorso suggestivo, in ambiente selvaggio, mai monotono e abbastanza faticoso. La conca erbosa al margine del bosco, circa a metà del percorso, offre uno straordinario colpo d’occhio sulle torri del settore orientale della parete. Escursionisti dal piede sicuro possono combinare il percorso in salita della Valle Lupara con la discesa per il vicino e più ripido Canalone Majori, il cui fondo è per lunghi tratti formato da mobili ghiaie.

Accesso

Da Rocca di Mezzo o Secinaro si segue la strada che collega i due centri fino allo Chalet Sirente (1156 m, 13 km da Rocca di Mezzo e 7 da Secinaro), sulla destra della strada per chi arriva dall’Altopiano delle Rocche. Di fronte al posteggio una stradina scende al fontanile e all’area da picnic della Fonte all’Acqua.

Dislivello 1170 m
Tempo salita 3.15 ore, discesa 2.15 ore
Difficoltà E
Segnaletica bianco-rossa 15
Periodo consigliato da giugno a ottobre

Itinerario

A destra dello Chalet, si imbocca a piedi una sterrata indicata da cartelli dell’Ippovia del Parco e dai segnavia bianco-rossi 15 e 18. Dopo poche centinaia di metri (1228 m) la sterrata si biforca. Qui si lasciano a destra l’Ippovia e l’itinerario per il Canalone Majori, che seguono il tracciato più evidente, e si prosegue lungo la sinuosa Valle del Condotto. A un secondo bivio si lascia a sinistra la mulattiera di fondovalle (segnavia 18), si sale a svolte e si raggiunge un ripiano (1330 m, 0.30 ore) dove si incrocia la strada sterrata prima abbandonata. Se la si ritrova sul fondovalle significa che si è sbagliato via, e occorre tornare indietro sulla sterrata alta.

Si continua (segnavia 15) con percorso parallelo alla strada, e poi in salita via via più ripida per un ampio vallone boscoso. Dove la pendenza diminuisce si ritrova un sentiero a tornanti, che porta verso sinistra a una prima radura e poi al margine di una bellissima conca erbosa (1750 m, 1.15 ore) ai piedi delle torri rocciose e dei canaloni della parte più orientale della parete. Domina la zona la parete trapezoidale dell’Altare della Neviera, più a sinistra sono il Peschio Pedone, il Peschio Gaetano e il Monte di Canale. A nord, oltre la valle dell’Aterno, si alza la catena del Gran Sasso.

Si rientra brevemente nel bosco, poi si inizia a salire obliquamente, su terreno ripido, alla base di alte pareti rocciose, fino ad affacciarsi su un ampio vallone erboso dominato dalle rocce della cresta sommitale del Sirente. Si sale direttamente, si obliqua ancora a destra e si scavalca un crinale (2050 m) affacciandosi sulla Valle Lupara, chiusa al di là dalla cresta rocciosa oltre la quale è il Canalone Majori. Una panoramica traversata porta alle ghiaie della Valle Lupara, che si risalgono toccando un caratteristico spuntone di roccia compatta. Un ultimo tratto ripido porta a una larga sella (2225 m, 1 ora) sulla cresta sommitale del Sirente.

Si piega a destra e si continua per la larghissima cresta che offre un bel panorama sul Fucino, sulla Serra di Celano e sul Velino. Si supera un tratto abbastanza ripido, si aggira l’impressionante testata del Canalone Majori, poi si prosegue per prati, ghiaie e lastroni di roccia fino alla vetta del Sirente (2348 m, 0.30 ore), con la sua croce affacciata su un salto verticale. In discesa occorrono 2.15 ore.

La guida

I migliori itinerari completi di descrizione, mappa e foto, scelti e descritti da Stefano Ardito, li trovi qui:
guida-escursioni-sentieri-sirente-velino

Trekking Gran Paradiso: da Valnontey al Rifugio Vittorio Sella

Il magnifico panorama sui ripidi pendii del Gran Sertz e sulle montagne della Valnontey e il piccolo ma spettacolare Laghetto del Lauson sono le attrazioni di questo itinerario descritto da Stefano Ardito e Cesare Re nella guida I 50 sentieri più belli della Valle d’Aosta.

Il rifugio Vittorio Sella

Dedicato al celebre maestro della fotografia di montagna, è una delle mete più suggestive del Parco del Gran Paradiso, sia per il panorama, sia per le ottime probabilità di incontrare animali, soprattutto camosci, stambecchi e marmotte. Di passo in passo, lungo i tornanti della mulattiera reale, l’anfiteatro di vette della Valnontey, che culmina nei 4061 metri del Gran Paradiso, diviene sempre più imponente.
Il rifugio Sella è il punto di partenza per gite, ascensioni e traversate come le salite alpinistiche alla Gran Serra (3552 metri) e alla Punta Rossa della Grivola (3630 metri), l’escursione d’alta quota verso il Col Lauson (3295 metri) o la spettacolare traversata in direzione dei casolari dell’Herbetet e del bivacco Leonessa. Consigliamo senz’altro di passare una notte al rifugio, anche perché gli animali si avvistano più facilmente di sera o al primo mattino.

 

Da Valnontey al Rifugio Vittorio Sella
Salita al rifugio dopo una nevicata

L’itinerario

Alcune frane hanno modificato il percorso di salita tradizionale, abbandonando per un lungo tratto la monotona mulattiera. Il risultato è un itinerario molto più vario e piacevole del precedente. Dopo essere usciti dal bosco di larici si cammina in zone aperte, di ampio respiro, ancora più panoramiche.

Quote da 1666 a 2656 m
Dislivello 920 m
Tempo 3 ore in salita, 2 ore in discesa
Difficoltà E
Segnaletica 18, Alta Via numero Due
Periodo consigliato da giugno a ottobre
Punto di appoggio Rifugio Vittorio Sella, CAI Biella, 143 posti letto, aperto da giugno a fine settembre, tel. 0165.74310
Cartografia consigliata carta L’Escursionista 1:25.000 n. 10 Valle di Cogne – Gran Paradiso

Quando andare

Se il paesaggio di questo angolo di paradiso affascina in ogni periodo dell’anno, per osservare e fotografare gli animali, soprattutto camosci e stambecchi, si consiglia di evitare luglio e agosto, quando i sentieri della zona sono molto frequentati, e di muoversi nelle prime settimane dell’autunno. In questa stagione, infatti, gli ungulati tendono a scendere di quota per brucare l’ultima erba, prima che arrivi l’inverno. La stessa cosa vale per il periodo del disgelo, quando gli animali scendono a cercare l’erba fresca, mentre in quota c’è ancora la neve.

La guida

La descrizione dettagliata dell’itinerario completa di mappa e foto è pubblicata nella nuova guida I 50 sentieri più belli della Valle d’Aosta

Da Campo Imperatore al rifugio Duca degli Abruzzi

Il rifugio Duca degli Abruzzi, inaugurato nel 1908 sulla cresta della Portella, è il secondo per età del Gran Sasso, e offre un magnifico panorama verso il Corno Grande, Campo Pericoli, il Pizzo Cefalone e Campo Imperatore. Verso sud, oltre la conca aquilana, si alza il massiccio del Velino.
Ecco l’itinerario tratto dalla guida Sentieri nel Parco Nazionale Gran Sasso-Laga di Stefano Ardito.

Il breve itinerario su un sentiero a tornanti che sale dall’Albergo di Campo Imperatore al rifugio è uno dei più frequentati dell’Appennino. Chi non è abituato a camminare lo troverà più lungo di quel che può sembrare prima della partenza. Raccomandiamo di restare sul sentiero principale, le scorciatoie causano un rapido degrado del terreno.

Dislivello 290 m
Tempo di salita 0.45 ore
Tempo di discesa 0.30 ore
Difficoltà T
Segnaletica bianco-rossa 100
Periodo consigliato da giugno a novembre

Accesso

L’Albergo di Campo Imperatore (2130 m, E381551-N4700122) si raggiunge in auto o in funivia da Fonte Cerreto, o con percorsi più lunghi da Santo Stefano di Sessanio, Castel del Monte o Farindola.

Itinerario

Si segue il viottolo che passa accanto al Giardino Botanico e all’Osservatorio e prosegue verso il ben visibile rifugio. Al primo bivio si lascia a destra il sentiero per la Sella di Monte Aquila e il Corno Grande e si continua a tornanti (segnavia 100) per un pendio sassoso abbastanza ripido. Delle svolte e un tratto in obliquo verso sinistra portano direttamente allo storico rifugio Duca degli Abruzzi (2388 m, E380994-N4700737). Proseguendo verso sinistra sulla cresta si raggiunge la larga vetta del Monte Portella (2405 m), dove sorgono lo storico rifugio Duca degli Abruzzi e, dall’estate del 2012, una piccola stazione meteo. La discesa per lo stesso itinerario richiede 0.30 ore fino all’albergo.

La guida

Questo è solo uno dei 120 itinerari della guida Sentieri nel Parco Nazionale Gran Sasso-Laga

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Escursione alle cascate del Rutor e al rifugio Deffeyes

Stefano Ardito e Cesare Re descrivono l’itinerario che da La Joux conduce alle Cascate del Rutor e al rifugio Deffeyes nella guida I 50 sentieri più belli della Valle d’Aosta.

Il vastissimo ghiacciaio del Rutor, il panorama sulla catena del Monte Bianco, i numerosi laghi nei pressi del rifugio e le splendide cascate del Rutor che si incontrano durante la salita sono i motivi di interesse di questo bellissimo e classico itinerario, che attraversa i vari ambienti della montagna, dal bosco ai pascoli e alle pietraie d’alta quota, fino alla morena che inizia poco dopo il rifugio Deffeyes. L’abbondanza dell’acqua è una delle peculiarità di tutta la Valle d’Aosta. Nella Valle del Piccolo San Bernardo, che ospita La Thuile, oltre che lungo questo itinerario, lo si scopre nella conca che ospita i laghi di Bella Comba (o Bellecombe), raggiungibili con una non brevissima deviazione dal sentiero che descriviamo.

Le cascate

Anche se tutte le carte del Rutor sono d’accordo sul numero delle cascate, tre, le cose non sono così semplici quando occorre individuare i vari salti. A parte la prima cascata, vicinissima a La Joux, che non pone problemi, è abbastanza complicato calcolare il numero preciso delle cascate, alcune delle quali si articolano in più salti. La passeggiata fino alla prima cascata, già appagante di per sé, è accessibile anche agli escursionisti più tranquilli.

Il rifugio Deffeyes e gli straordinari panorami

Chi invece vuole salire fino al rifugio Albert Deffeyes, intitolato a un alpinista di Aosta che si è battuto per l’autonomia della Vallée, deve invece affrontare un itinerario più faticoso, che segue però una mulattiera militare ben tracciata. L’arrivo nel pianoro di fronte alla morena del ghiacciaio del Rutor regala un colpo d’occhio che lascia senza fiato. Verso destra si alza il roccioso Grand Assaly, la cima più elegante del massiccio. Alle spalle, compare in tutta la sua imponenza il Monte Bianco. Di fronte, oltre a laghi e laghetti, si distende il ghiacciaio, ancora spettacolare nonostante il notevole regresso degli ultimi decenni. Data la lunghezza della salita da La Joux, per esplorare con calma la zona vale senz’altro la pena di passare una notte al rifugio. Nelle settimane centrali dell’estate è bene prenotare per tempo.

Rifugio Deffeyes, foto Federico Gilardi

La guida

La descrizione dettagliata dell’itinerario completa di scheda tecnica, mappa e foto è pubblicata nella guida I 50 sentieri più belli della Valle d’Aosta

Escursioni nel Levante Ligure: Portovenere e l’Isola Palmaria

Nella guida I 50 sentieri più belli della Liguria è descritta una fantastica camminata nel Levante Ligure. Ad affascinare gli escursionisti il tratto tra Campiglia e Portovenere dove ci si trova sospesi tra cielo e mare. E il giro della Palmaria, dove si attraversa una vegetazione mediterranea rigogliosa, che spesso si arrampica su bianche pareti a picco sul mare.

Il Parco Naturale Regionale di Porto Venere, riconosciuto Patrimonio Unesco, comprende l’omonimo borgo, il suo promontorio e le isole Palmaria, del Tino e del Tinetto.

La natura del Parco

La rigogliosa vegetazione mediterranea include aride zone a gariga, boschi di leccio e pino d’Aleppo frammisto a pino marittimo. Da citare due importanti endemismi, il fiordaliso di Portovenere dai vivaci fiori violetti, e il tarantolino, il più piccolo geco europeo.

Tra i fenomeni carsici spiccano le cavità della Palmaria (Grotta Azzurra e la Grotta dei Colombi), e poi pozzi stretti e profondi, camini, doline e campi solcati.

escursioni portovenere

 

Portovenere

Non è possibile parlare del Parco senza ricordare il borgo che dà il nome all’area protetta: Portovenere. Le sue case-torri addossate l’una all’altra formano un’unica variopinta “facciata”. Furono costruite nella prima metà del XII secolo dai Genovesi, che trasformarono l’antico porto romano in un baluardo fortificato per la difesa dei confini orientali di Genova.

La configurazione del borgo, con la piccola chiesa di San Pietro arroccata al culmine del promontorio roccioso a picco sul mare, ha da sempre attratto poeti e artisti, da Byron a Montale.

L’escursione è descritta partendo dalla parte occidentale di La Spezia in modo tale da poter tornare comodamente con i bus di linea da Portovenere a La Spezia. L’isola Palmaria invece si raggiunge con i battelli di linea che partono da La Spezia e Portovenere.

La guida

L’itinerario completo di descrizione dettagliata, foto e mappa è descritto nella guida I 50 sentieri più belli della Liguria:

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