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Mese: Dicembre 2016

Lo scialpinismo in Abruzzo raccontato da Alberto Paleri per Luca Mazzoleni

Alberto Paleari, noto scrittore e guida alpina di Gravellona Toce, ha introdotto con questo racconto il capitolo dedicato alla Majella nella prima edizione della guida La Montagna Incantata di Luca Mazzoleni. A oltre dieci anni di distanza, ci fa piacere rileggerlo con voi.

Una ruota di pane e un boccione di vino color delle ciliegie

Nell’inverno del 1995 il mio amico Giorgio, medico di Caramanico, mi invitò a passare qualche giorno sulla Maiella e il Gran Sasso.
Scendemmo dal nord in un gruppetto di sei o sette, io fino a Roma in treno, poi in macchina, insieme a un componente della spedizione che doveva recuperare a Fiumicino una lancia masai, confiscatagli per motivi di sicurezza al ritorno di un viaggio in Africa.
Arrivammo a Caramanico con gli sci e la lancia masai sul tetto.
Ero stato in Abruzzo a sciare solo un’altra volta, negli anni ’70, per le gare militari, come rappresentante della Brigata Alpina Taurinense nella gara di pattuglia: invece della lancia masai quella volta avevo sul tetto della camionetta la mitragliatrice pesante che avrei poi dovuto portare in spalla per tutta la gara.
La pattuglia era composta da tre alpini, un sottufficiale e un ufficiale: si facevano chilometri e chilometri, non ricordo quanti, metri e metri di dislivello, non ricordo quanti, con gli sci e le pelli di foca. Ogni tanto ci si fermava a sparare. Io ero uno dei tre alpini; quello che portava in spalla la mitragliatrice pesante. Quella mitragliatrice fu una vera maledizione che mi trascinai per un inverno intero lungo tutta la catena alpina e appenninica. Probabilmente ero il peggior tiratore dell’esercito italiano oppure la sagoma che dovevo colpire a ottanta metri aveva il dono dell’invulnerabilità, infatti non fu mai neppure scalfita da una mia pallottola.
Giorgio aveva due manie, una era lo scialpinismo, l’altra il pane: faceva chilometri per procurarsi certe ruote enormi che tagliavamo a fette con la punta della lancia masai e mangiavamo golosamente dopo averle sfregate con l’aglio e cosparse d’olio. A Caramanico ci installammo in un agriturismo ai piedi della Maiella. Cenai col piatto di pastasciutta più grande di tutta la mia vita.
Il primo giorno facemmo la Rava del Ferro, gran canalone abbastanza ripido, dove trovammo una bellissima neve invernale, farinosa, il secondo giorno salimmo al Monte Rapina, con un vento impetuoso e nuvoloni neri che correvano velocissimi. Ricordo la discesa in un gran bosco di faggi, sempre più fitto, un bosco medievale, come la valle in cui stavamo scendendo: la Rava Cupa, valle disseminata di eremi e monaci vestiti di sacco, digiunanti e penitenti.
E anche noi saremmo ancora là, digiunanti e penitenti, ad aggirarci nel bosco sempre più fitto, se Giorgio non avesse trovato un sentiero dapprima esile e poi sempre più grande, come un ruscello che diventa torrente e fiume e finalmente sbucò su una strada carrozzabile del ventesimo secolo.
Alla sera cenai col piatto di pastasciutta più buono di tutta la mia vita.
Il programma del terzo giorno prevedeva la traversata alta del Corno Grande, da Campo Imperatore ai Prati di Tivo. Ad Assergi pioveva che Dio la mandava, Giorgio disse: “qui non si fa nulla, proviamo al Sirente, là il tempo è migliore”.
E così ci trasferimmo al Sirente, lasciandoci indietro la pioggia. Attraversato un altro bosco di faggi ci trovammo sotto al Canale Maiori.
Contro ogni regola, della fisica e della meteorologia, la neve era caduta tutta la notte orizzontale. Macchè orizzontale! Addirittura dal basso verso l’alto era caduta! Tutte le rocce intorno al canale ne erano intonacate, anche gli strapiombi: meringhe, meringhe di neve e panna montata.
Non ne era venuta molta, al massimo quindici centimetri, ma era venuta da ogni direzione, anche i faggi, erano avvolti, ramo per ramo, da quindici centimetri di neve.
Il sole veniva a sprazzi ma l’aria restò gelida, sembrava di essere in Scozia, le nuvole continuavano a passare veloci e anche noi salimmo veloci, a stretti zig-zag, il pendio ripidissimo.
La cima è una sella e dall’altra parte si guarda giù verso un grande altopiano a riquadri. Ci fermammo giusto il tempo di togliere le pelli di foca che per il vento non riuscimmo a piegare bene: si appiccicavano alle gambe e ai guanti di lana, alla fine le buttammo nello zaino alla rinfusa.
Nel pomeriggio ripartimmo verso il nord, con gli sci e la lancia masai sul tetto della macchina, sul sedile posteriore riposavano una gran ruota di pane e un boccione di vino abruzzese color delle ciliegie.

Alberto Paleari

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di Mimì Alessandri
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Ovindoli Mountain Festival Winter Edition 2017, anche Iter Edizioni c’è!

Dal 10 al 12 febbraio 2017 riparte l’Ovindoli Mountain Festival Winter Edition, la tre giorni dedicata agli appassionati della montagna invernale, nello splendido scenario del Parco Velino Sirente. Per l’occasione, Stefano Ardito e Angelo Monti presentano la nuova guida Le 50 ciaspolate più belle d’Abruzzo sabato 21 gennaio presso il PalaMagnola. In più, l’immancabile appuntamento con Luca Mazzoleni e il suo Raduno Scialpinistico. Vi aspettiamo!

Anche Iter Edizioni all’Ovindoli Mountain Festival Winter Edition 2017! Sabato 11 febbraio alle 17,30 saremo presso il PalaMagnola con Angelo Monti per presentarvi la nuovissima guida con 50 itinerari per scoprire i magici scenari dell’Appennino abruzzese con le ciaspole ai piedi. Una straordinaria proiezione vi condurrà in luoghi ricchi di fascino. Tutte le date delle presentazioni le trovate qui.
Inoltre, sabato 11 e domenica 12 febbraio Luca Mazzoleni per il Raduno Scialpinistico del Cai Pietracamela proporrà alcune delle gite inserite nella sua guida Scialpinismo in Appennino Centrale. La montagna incantata. Difficoltà: MSA/BSA, solo per esperti. Coordinatori: Matteo Mazzali – Luca Mazzoleni 333 2324474.

La manifestazione si svolge nel cuore delle montagne dell’Appennino abruzzese, ad Ovindoli (AQ) in cui da alcuni anni è emersa spontanea la pratica simultanea di diverse discipline sportive invernali di montagna. Per farci venire l’acquolina alla gola, il 7 e 8 Gennaio 2017 ci aspetta l’Anteprima Festival con Sleddog, Dogactivity, Fatbike e Sci di Fondo sulla Piana di Campo Felice.

Ecco tutte le gare e le attività outdoor che potrete praticare nel weekend del 20-22 gennaio con il coinvolgimento di professionisti ed esperti di settore:

  • Alpinismo
  • Sci Alpinismo
  • Telemark
  • Yoga e Meditazione Montagna
  • Escursioni con le Ciaspole
  • Sci di Fondo
  • Sci e Snowboard Freestyle
  • Kinderheim sulla neve
  • Campo Artva: tecnologia e tecniche di ricerca del travolto in valanga
  • Sleddog A.S.D. ANTARTICA
  • Snowkite
  • Volo Libero
  • Skiballet
  • Fatbike
  • SnowScoot
  • Laboratorio Fotografia sulla Neve
  • Attività Animazione per Famiglie: esperienze Ludico Ricreative nel bosco
  • Dogactivity
  • Sopravvivenza

Nell’area del piazzale di partenza dell’arroccamento principale della Stazione di Sci sarà nuovamente allestito il Villaggio OMF con Infodesk e Accrediti OMF, le Attività, Budget e Radio Globo, area Lounge Streetfood and Rum and Cigars.
Nel cuore del paese di Ovindoli sarà allestita la mostra fotografica che ricostruisce gli inizi dell’avventura di Ovindoli come località di sport di montagna invernali ed estivi a partire dagli anni ’20 fino agli anni ’40… percorso di ricostruzione della memoria che sarà proseguito durante l’inverno con il preziosissimo contributo degli anziani di Ovindoli.
Saranno riproposte le avvincenti e avventurose attività di Alpinismo, Skialp e Ciaspole, proposte ed organizzate dalle Guide Alpine e Accompagnatori di Media Montagna d’Abruzzo operanti sul territorio. Si potranno ammirare anche i voli acrobatici degli amanti del volo libero in parapendio e il free-style sempre più di moda dello snow-kite sui lucenti altopiani del Parco Regionale Sirente-Velino.
Diverse Sezioni CAI Abruzzo, Lazio e Marche parteciperanno con alcune proposte per i loro soci con gite di scialpinismo e ciaspole.
Il CNSAS Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, il SAGF Soccorso Alpino Guardia di Finanza, il Soccorso Alpino Corpo Forestale e il Soccorso Plotone Alpieri del IX Reggimento saranno presenti per illustrare esercitazioni sulla sicurezza e il soccorso in montagna.

Per il programma aggiornato e dettagliato vai su www.ovindolimf.it

Info e prenotazioni 338.79 78 841- ovindolimf@gmail.com

Gli itinerari più belli con le ciaspole sul Velino e sui monti di Campo Felice

Nella guida Le 50 ciaspolate più belle d’Abruzzo Stefano Ardito e Angelo Monti descrivono percorsi emozionanti sul massiccio del Velino e sui Monti di Campo Felice. Iniziamo a conoscere questi luoghi prima di mettere le ciaspole ai piedi e avventurarci sulle cime innevate!

Come raggiungere il Parco
In auto: A24 Roma-L’Aquila Teramo (caselli di Valle del Salto, Tornimparte, L’Aquila ovest e L’Aquila est), A25 Roma-Pescara (caselli di Magliano de’ Marsi, Avezzano, Celano-Aielli, Pescina e Sulmona-Pratola Peligna), strade statali 5.
In treno: linee ferroviarie Roma-Avezzano-Pescara e L’Aquila-Sulmona.
In bus: i mezzi dell’ARPA collegano i centri del versante abruzzese con L’Aquila, Avezzano e Sulmona, i bus COTRAL servono Corvaro e gli altri centri del versante laziale.

rifugio-sebastiani

I rifugi
Solo una parte dei rifugi del Velino può essere utilizzata d’inverno. Il confortevole rifugio Vincenzo Sebastiani (2102 m), ai piedi del Costone, è una tradizionale meta di gite a piedi sugli sci o con le ciaspole. Della sezione di Roma del CAI, ha 13 posti letto, ed è gestito da Eleonora Saggioro e dalla cooperativa Equorifugio (339.1079741, 368.279463, www.rifugiovincenzosebastiani.it). Spesso è aperto nei weekend invernali. Si raggiunge da Campo Felice, dal Piano di Pezza o da Cartore.
La Capanna di Sevice (2119 m) si raggiunge da Rosciolo. Costruita negli anni Ottanta tra i monti Rozza e Sevice, appartiene al Gruppo Escursionisti Velino (380.5431004, www.montevelinogev.it) di Magliano de’ Marsi, ha 10 posti, ed è saltuariamente gestita in estate. D’inverno si possono chiedere le chiavi al GEV, un locale è sempre aperto.
Il rifugio Casale da Monte (1150 m), ai piedi del Cafornia, è stato inaugurato nel 2007 e può ospitare 20 persone. La nuova gestione è affidata a Fabrizio Franceschini, la guida alpina Pierluigi Taccone e il dott. Gianfranco Gallese, tutti della A.S. La Pineta. Chi vi passa la notte può affrontare gli itinerari del Velino e del Cafornia partendo presto. I recapiti sono 345.1626570. Accesso da Forme.
Il rifugio di Fonte Tavoloni (1390 m), della sezione di Avezzano del CAI (333.5720691, www.caiavezzano.it), sorge dal 1980 sul versante meridionale della Magnola, presso la strada dalla Fonte Capo la Maina a Ovindoli. Ha 8 posti letto, c’è un piccolo locale sempre aperto. Accesso dalla Fonte Capo la Maina.
Il grande rifugio Telespazio (1979 m) del CAI di Avezzano (333.5720691) sorge a poca distanza dalle piste da sci della Magnola. Ha 20 posti letto, l’accesso più breve è da Fonte Capo la Maina.
Sul Vado di Pezza (1468 m), affacciato sull’omonimo Piano e i suoi anelli da fondo, è situato l’accogliente rifugio del Lupo (334.7215552, 338.7121867) che offre solo servizio di ristorazione. Accesso in auto da Rocca di Mezzo o da Rovere.
I Casali di Cartore (944 m) possono servire tutto l’anno come basi per itinerari verso il Lago della Duchessa o la Valle di Teve. Informazioni alla Comunità Montana Salto-Cicolano 0746.558191, www.saltocicolano.it. Offrono un’ospitalità estremamente spartana i rifugi delle Caparnie (1700 m), il rifugio di Cerasolo (1460 m), il rifugio di Prato San Rocco (1490 m), il rifugio di Campitello (1720 m) e altre strutture analoghe.

Un po’ di geografia
Equidistante tra l’Adriatico e il Tirreno, il Velino si alza nel cuore dell’Abruzzo. A settentrione si affaccia sulla conca aquilana, a oriente scende verso l’Altopiano delle Rocche e il Sirente, verso sud cala in direzione del Fucino.

I Monti della Duchessa, sul confine tra Abruzzo e Lazio, iniziano a nord con il Monte Rotondo (1993 m), il Monte Cava (2000 m) e il Monte San Rocco (1880 m), sotto al quale passa in galleria la A24 Roma-L’Aquila-Teramo. Oltre il Valico del Cerasolo si alzano il Monte Puzzillo (2174 m), il Monte Cornacchia (2010 m) e il Monte Orsello (2043 m).
Oltre Lucoli e Casamaina, il massiccio del Monte d’Ocre (2204 m), del Monte Cefalone (2142 m) e del Monte Cagno (2153 m) scende a Forca Miccia, che mette in comunicazione l’Altopiano delle Rocche con Campo Felice. Più a nord, delle elevazioni più dolci – tra queste il Monte le Quartora (1783 m) – digradano verso L’Aquila.
I Monti della Duchessa dominano la Valle del Salto e Corvaro con il Monte Morrone (2141 m) e il Monte Ginepro (1984 m).

A sud, oltre il Lago della Duchessa, si affaccia sulla Valle di Teve la parete Sud del Murolungo (2184 m). Il crinale del Costone (2239 e 2271 m) del Colle dell’Orso (2202 m) e della Punta Trento (2243 m) salda i Monti della Duchessa al Velino. Dal Costone orientale si stacca la dorsale che scende al Colletto di Pezza (2072 m), prosegue con la Cimata di Puzzillo (2140 m), la Cimata di Pezza (2132 m) e il Monte Rotondo (2060 m) e separa Campo Felice dai Piani di Pezza.
A sud del Colle del Bicchero e dell’omonima cima (2161 m) sono il Monte Cafornia (2405 m) e il Pizzo Cafornia (2424 m), al quale segue il Velino (2486 m). A ovest di questa, il Costognillo (2339 m) e il Monte Sèvice (2355 m) precedono il Monte Rozzo (o Rozza, 2064 m), oltre il quale la cresta si abbassa sui colli di Cartore e sul Passo le Forche.

Il massiccio della Magnola, il più orientale del gruppo, ospita le piste da sci di Ovindoli, ed è separato dal Velino e dalle vette vicine dalla Valle Majelama e dalla Valle del Bicchero. A saldare la Magnola alle vette più alte è il crinale che, oltre la Punta Trento, forma la Punta Trieste (2230 m), il Capo di Pezza (2177 m) e il Costone della Cerasa (2182 m). In corrispondenza della vetta più elevata della Magnola (2220 m) si salda allo spartiacque principale la dorsale della Sentinella (2178 m).

Ed ora, buone ciaspolate!

La guida

itinerari ciaspolate Abruzzo

Lo scialpinismo sul Terminillo raccontato da Alberto Bianchetti per Luca Mazzoleni

Alberto Bianchetti, Presidente onorario del CAI di Rieti e istruttore di scialpinismo, anni fa scriveva queste parole per introdurre il capitolo dedicato al Terminillo nella prima edizione della guida La Montagna Incantata di Luca Mazzoleni. A oltre dieci anni di distanza, ci fa piacere divulgare questo suo racconto.

Condivido pienamente le motivazioni che hanno indotto l’amico Luca a realizzare questa guida, che non solo vuole informare tecnicamente ma in più vuole comunicare quei sentimenti e significati culturali che, nei vari ambienti del nostro Appennino, le generazioni passate ci hanno trasmesso e consegnato come patrimonio da amare e conservare.

Luca, pur giovanissimo, ha vissuto e sta vivendo una gran parte della sua vita, proprio come scelta di vita, in montagna: questa è la garanzia migliore perché questa guida abbia i requisiti di una validissima informazione e di un’altrettanta passione. La mia esperienza di una lunga vita alpinistica testimone di tante filosofie esistenziali, mi porta ora a fare questa riflessione: il nostro modo di vivere la montagna, i nostri sentimenti e le nostre frustrazioni mutano al mutare della nostra società in continua trasformazione, ciò che resta intatta è la “Natura”: sta a noi saperla ascoltare e coglierne il profondo significato.

L’alpinismo è un percorso esistenziale, laico e spirituale, che può essere vissuto nelle varie stagioni della nostra vita alla costante ricerca di corrispondenze e di verifiche dei nostri sentimenti ed emozioni. Nel mio libro “Montagne di ricordi” così esprimo queste mie riflessioni: «…il vento, il calpestio delle foglie secche, la neve, i colori delle mie stagioni… ripercorrere il passato a ritroso, ricordare attraverso le esperienze vissute tutte le bellezze della natura… si è sempre più soli fisicamente, ma vi sono i ricordi che assumono volti, suoni, gioia; sono loro i miei compagni nelle escursioni…».

Il Terminillo è stata ed è la nostra meridiana che ha misurato il tempo di questo territorio e delle generazioni che si sono avvicendate custodendone i ricordi e la memoria. Il Terminillo allungato da sud a nord ha sempre proiettato la sua lunga ombra sulla valle reatina, preannunciando il nuovo giorno e, con gli ultimi raggi del sole al tramonto, esaltando tutte le sue forme, ha scandito il tempo di infinite generazioni. Ho svolto per tanti anni l’attività di istruttore di sci alpinismo in gran parte nell’Appennino, ma in particolare nella mia montagna. Lo sci alpinismo con l’escursionismo è il modo più naturale per percorrere e conoscere la montagna. Riesce a coniugare sensazioni contrastanti ed altrettanto belle, come la fatica, la tenacia, l’ebbrezza e la gioia della discesa.

Lo sci alpinismo nel nostro comprensorio inizia subito nel dopo guerra. Queste citazioni, quale memoria storica di questa disciplina, sono di Sergio Tomassoni, alpinista e già presidente del CAI di Rieti negli anni Sessanta: «nel periodo dal 1948 al 1965 le gite sciistiche venivano effettuate con sci dotati di attacchi a “ganascia” e racchette di “nocchia”. Dopo qualche anno gli attacchi furono migliorati con la trazione anteriore. In ogni stagione invernale e primaverile, venivano organizzate varie gite quasi sempre traversate nei vari comprensori limitrofi: Campoforogna – Leonessa per la Vallonina, Campoforogna – Micigliano per la Valle Scura, Campoforogna – Sigillo sempre per la Valle Scura, Campoforogna – Posta per la Valle della Meta, Monte Porcini, Monte Cambio.

Una particolare attenzione merita una traversata effettuata nel 1949 dal sottoscritto e da Alberto Rinaldi sul Monte Nuria – Lago di Rascino. I pionieri di questo periodo sono il sottoscritto Sergio Tomassoni, Alberto Rinaldi, Vezio Baistrocchi, Odoardo Catini, Enzo Diletti, Lorenzo Colantoni, Lina Boschi, Giuliana Giammei e i fratelli Marinelli».

Verso la fine degli anni Sessanta con Mario Sciarra iniziamo un nuovo periodo dello sci alpinismo che potrei definire moderno, in considerazione di un’attrezzatura e di una tecnica più adeguata. In questo periodo caposcuola indiscusso è Willi Acherer residente a Terminillo che realizza discese sempre più impegnative dei canali in tutti i versanti della montagna, iniziando così l’avvento dello sci ripido ed estremo, che proseguirà con il già citato Mario Sciarra ed i fratelli Salvatori.

Così scrive Vincenzo Abbate nel suo libro “Appennino d’Inverno” «… lo sci estremo arriva nel mese di gennaio del 1986… Titto Salvatori ed Alberto Bianchetti scendono per la prima volta con gli sci il canale “Chiaretti Pietrostefani” sulla nord-est del Terminillo. I 45/50 gradi di pendenza, la larghezza del canalino, in alcuni tratti non supera i tre metri, fanno questa discesa una bella impresa… la discesa sarà ripetuta una sola volta dai fratelli Salvatori!…».

È un augurio ed un auspicio che leggendo questa guida molti, in particolare giovani, sappiano trovare stimoli per avvicinarsi alla montagna, e per i più esperti avere una guida valida ed esauriente per poter vivere quelle emozioni che lo sci alpinismo offre in particolare.

Alberto BIANCHETTI
Presidente onorario del CAI di Rieti
Istruttore di scialpinismo

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Il Manifesto in Movimento ci fa un regalo: per dicembre esce doppio!

Numero doppio di fine anno di 32 pagine di «Il manifesto in movimento». Dai primi resoconti sulle Alpi alla GoPro, tutti i cambiamenti del racconto della montagna. Per voi lettori di Iter Edizioni un’anticipazione dell’Editoriale di Erri De Luca

La letteratura di montagna è ancora tutta da scrivere

Il mare è un’antica via di comunicazione attraversata per millenni dall’ingegno marinaro della specie umana.

Le montagne invece appartengono agli ultimi tempi delle esplorazioni. Sono state salite quando non c’erano più terre emerse da aggiungere alle mappe. Perciò i racconti di montagna sono recenti.

La Scrittura Sacra, per niente marinara, nomina qualche altura dall’Ararat al Calvario. Mosè fu il primo scalatore del Sinai e morì in montagna, come succede spesso agli alpinisti. Tranne queste eccezioni le montagne sono state evitate. Alcune civiltà le hanno assegnate a dimora degli dèi. Ancora oggi al campo base dei colossi himalayani le spedizioni di alpinisti celebrano la “puja”, cerimonia buddhista per chiedere alle divinità residenti un lasciapassare. Esiste da quelle parti una montagna sacra, Kailash, proibita da salire.

Questo mi spiega che esiste una letteratura marinara e non una equivalente di montagna. Odissea, Sindbad, Gulliver, Robinson Crusoe, Sandokan, hanno condiviso il loro salmastro con le generazioni dei lettori.
Sul mare si sono svolte battaglie grandiose e determinanti fino dal tempo dei Persiani, dei Greci, dei Romani. Lo scontro di Lepanto arrestò la penetrazione islamica in Europa. L’urto di Trafalgar tolse a Napoleone l’arma navale.

Niente di accostabile a questi avvenimenti ha paragone in montagna, dove si svolse invece l’assurdo paragrafo alpino di una guerra decisa in pianura, la Prima Mondiale. Lassù l’artiglieria era pesce fuori dell’acqua, i cannoni boccheggiavano a vuoto. Ci vollero mine gigantesche, scavate da minatori più che da soldati, per sloggiare qualche postazione inespugnabile. Coldilana, Lagazuoi, Castelletto di Rozes: nomi conosciuti a chi come me pratica alpinismo e passa accanto a quelle trincee maledette da ogni soldato dei due fronti. La guerra portata lassù era intrusa come una rissa canina in una chiesa.

A scrivere storie di alpinismo sono stati gli alpinisti stessi, non l’equivalente di Omero, Swift, Defoe, Salgari.

Trovate il seguito dell’Editoriale di Erri De Luca, le interviste – tra gli altri – a Tom Ballard, Nives Meroi, Romano Benet, Robert Peroni, Nasim Eshqi, Tamara Lunger, Núria Picas, Denis Urubko. Articoli – tra gli altri – di Enrico Camanni, Alessandro Gogna Official, Umberto Isman, Mat Bart, Peter Freeman, Eleonora Martini, Giulia Castelli, Stefano Ardito, Linda Cottino, Matteo Miavaldi, Alessandra Colarizi, Angelo Seneci, sul numero di dicembre de «Il manifesto in movimento» in edicola da giovedì 1° dicembre.

17 itinerari sul Terminillo per uno scialpinismo divertente e di soddisfazione!

Nella guida Scialpinismo in Appennino Centrale. La montagna incantata Luca Mazzoleni propone 17 itinerari per i monti Terminillo, Cambio, Porcini, Elefante, Brecciaro, Calvo e altre vette. L’autore ci descrive così la montagna laziale.

La conosciutissima “Montagna di Roma” offre diverse possibilità per uno scialpinismo divertente e di soddisfazione. Vi si svolgono itinerari interessanti, facili o impegnativi, alcuni sorprendenti. Difficilmente consultando una cartina topografica si riesce a immaginare la reale bellezza del paesaggio: ciò è vero in particolar modo per il Terminillo e per i Monti Reatini. Nel momento in cui sono andato a verificare alcuni itinerari sono rimasto sorpreso per la bellezza di luoghi intatti e solitari, arricchiti da splendidi panorami.

Scialpinismo sul Terminillo

Gite in luoghi isolati e poco frequentati, che programmavo sulla carta con qualche dubbio sulla fattibilità, si sono rivelate tanto sorprendenti quanto entusiasmanti. Le quote modeste portano a sottovalutare taluni di questi monti, ignorando così itinerari degni di entrare a fare parte delle tante classiche dell’Appennino. Uno tra questi il giro del Monte Elefante e del Monte Brecciaro dal rifugio Sebastiani.
A un certo affollamento che si riscontra sugli itinerari che salgono al Terminillo, si contrappone il senso di solitudine e scoperta delle cime cosiddette “minori” che a quello fanno da spalla.

Al momento in inverno è difficile incontrare qualche sciatore sul Monte Brecciaro o sul versante settentrionale del Monte Cambio: è un vero peccato perché a queste vette salgono bellissimi itinerari, articolati e degni d’attenzione. Appena a est, oltre le gole di Antrodoco, è il sottogruppo del Monte Calvo, pietra di confine tra Lazio e Abruzzo. Questa modesta cima offre qualche escursione divertente e simpatica, pur se d’interesse locale. Monte Pozzoni e Monte Prato sono situati invece a nord/est del Terminillo, sul confine tra Lazio e Umbria e delimitano a nord la bella conca di Amatrice.

Quando andare?

Le gite a questi satelliti del Terminillo sono mete frequentabili anche con condizioni meteo incerte e consigliabili in pieno inverno, quando recenti e abbondanti nevicate rendono inavvicinabili massicci più elevati e itinerari di impegno maggiore.

È da considerare che diversi sentieri riportati sulle carte non sono segnati sul terreno, dove in estate sono visibili tracce più o meno marcate ma sono assenti i bolli di vernice. Per contro sono molto ben descritti e arricchiti di interessanti note illustrative nel libretto allegato alla cartina del CAI.”

La guida

Scopri la guida Scialpinismo in Appennino Centrale di Luca Mazzoleni.

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