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Mese: Novembre 2015

Scialpinismo sul Gran Sasso con gli itinerari di Luca Mazzoleni

Il Gran Sasso è il massiccio più alto e imponente, sicuramente il più conosciuto dell’intero Appennino. È il punto di riferimento, il centro di gravità per chiunque in Appennino faccia dell’alpinismo o dello scialpinismo, e per il semplice escursionista. Non è simile alle Alpi, non è come le Dolomiti: è il Gran Sasso, una montagna con una propria spiccata personalità, con una dignità serena e imperturbabile.

Scialpinismo sul Gran Sasso

Chi sia salito sulle numerose cime del gruppo difficilmente sarà rimasto indifferente alla singolare bellezza di questi luoghi. Per gli appassionati dell’Italia centrale il Gran Sasso è la montagna di casa, che mantiene sempre intatto un certo carattere di mito; che intriga e intimorisce per le molte salite impegnative e le violente bufere invernali; che affascina con le sue forme eleganti e i panorami infiniti. È impossibile amare la montagna e non innamorarsi del Gran Sasso.

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Allo scialpinista che vorrà andare alla scoperta di questa magnifica montagna la guida offre molti itinerari interessanti. Ho difficoltà a consigliarne qualcuno in particolare, dovendone così trascurare altri. La scelta si pone tra grandi classiche e salite rilassanti e piacevoli; tra gite lunghe e impegnative in ambienti rari e difficili discese per ripidi canalini. Infatti questo gruppo montuoso offre una vasta scelta di percorsi, con difficoltà e impegno differenti, cosicché chiunque può trovarvi la gita adatta a sé: tra i tanti itinerari descritti vi sono discese servite in parte da comodi impianti di risalita; salite alle più frequentate cime del massiccio; itinerari lunghi, avventurosi e poco frequentati, in luoghi reconditi e magnifici.

Il Gran Sasso e i contigui Monti della Laga fanno parte dell’omonimo Parco Nazionale: qui la natura e le testimonianze della sua storia e cultura sono tutelate, salvaguardate e valorizzate in ogni loro manifestazione. Percorrere il territorio con gli sci e le pelli di foca, insieme a una buona dose di fatica, è uno dei metodi migliori per potersi accorgere della stupefacente bellezza delle alte montagne appenniniche e delle straordinarie presenze selvatiche, nel percorrere il proprio cammino con rispetto e curiosità. Un ringraziamento personale per la disponibilità sempre dimostrata e per il patrocinio concesso a questa guida lo devo all’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.”

Luca Mazzoleni

La guida

61 itinerari sul Gruppo del Gran Sasso sono descritti nella guida Scialpinismo in Appennino Centrale di Luca Mazzoleni

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Vivi la neve in Appennino con gli itinerari invernali di Stefano Ardito

Ciaspole, sci da fondo, piccozza e ramponi. Chi ama la montagna e la frequenta anche d’inverno ha trovato il proprio mezzo per esplorarla seguendo le proprie inclinazioni, desideri e preparazione fisica. A te che non puoi più fare a meno di dedicare weekend o anche solo la domenica alle escursioni sulla neve, Stefano Ardito ha dedicato la guida APPENNINO BIANCO, il cui secondo volume ci racconta così:

“Gli altopiani innevati della valle del Sangro, delle Cinque Miglia e dei Simbruini, le creste di neve e di ghiaccio degli Ernici, della Serra di Celano e del Morrone, i giganteschi canaloni innevati del Pizzo Deta, della Majella e del Sirente. Questi ambienti – e molti altri, tutti di grande fascino – sfilano in questa guida che descrive 81 itinerari di sci di fondo, ciaspole e alpinismo invernale sui massicci dove è più facile avvistare da vicino il lupo, il cervo, l’orso marsicano (o almeno le sue tracce sulla neve) e l’elegantissimo camoscio d’Abruzzo.
Ovunque, nelle regioni che formano il cuore dell’Italia, i crinali innevati che si lasciano vedere da lontano (la Majella dal litorale abruzzese, il Velino e i Simbruini dal Gianicolo, gli Ernici e le Mainarde dalla Ciociaria) sono un invito ad avvicinarsi e a esplorare.

Camosci nel Parco Nazionale d'Abruzzo

Chi vive in città, nel Lazio e in Abruzzo come altrove, scopre l’Appennino innevato dalle piste di discesa di Ovindoli e di Pescasseroli, di Roccaraso e di Scanno, di Rivisondoli e di Campo Staffi. Per accostarsi davvero al fascino della montagna invernale, però, bisogna volgere le spalle alle piste battute, andare alla ricerca del silenzio, spingersi nei luoghi dove la natura regna ancora sovrana.
Tra l’Otto e il Novecento Enrico Abbate, appassionato alpinista e segretario della sezione di Roma del CAI, ha compiuto le prime salite invernali di molte cime e ha descritto le nostre montagne nelle sue guide. Oggi, più di un secolo dopo, è un piacere ricordare il suo entusiasmo per il Sirente, il Terminillo, la Meta e le altre cime di cui ha calcato per primo le vette innevate. Questa guida, frutto di trent’anni di esperienza e passione dell’autore, si rivolge agli escursionisti con le racchette da neve o gli sci da fondo, che percorrono gli stessi itinerari o quasi. E ai camminatori che si spingono al confine dell’alpinismo, salendo con la piccozza e i ramponi verso le cime. Uniscono tra loro i nostri percorsi la posizione geografica, la bellezza, il periodo in cui possono essere seguiti.
A chi li vuole affrontare, oltre al rispetto per la natura dei monti, raccomandiamo un pizzico di umiltà e un esame di coscienza. Abbiamo le conoscenze tecniche adatte? Equipaggiamento e vestiario sono giusti? Le condizioni della montagna sono adatte? In caso di dubbi, fatevi accompagnare da una guida alpina, o partecipate a un corso del CAI. La montagna invernale è splendida, ma va affrontata con rispetto.

Buone nevi d’Appennino, per tutti.”

Ciaspole, sci da fondo, piccozza e ramponi con la guida ricca di itinerari in Appennino

La prima neve emoziona sempre e ci fa venir voglia di tornare a fare escursioni in montagna. Non importa se con sci, ramponi o ciaspole ai piedi. Quel che conta è la passione e la voglia di immergersi anche solo per un giorno nel silenzio ovattato di una delle meravigliose montagne dell’Appennino. E se anche tu hai la stessa nostra passione, ti suggeriamo di prendere spunto per le tue prossime esperienze invernali nella guida scritta da chi di montagna se ne intende davvero. Stefano Ardito così ci presenta il primo volume di APPENNINO BIANCO:

“Un pendio scintillante, una vetta lontana, il cielo azzurro, un piccolo essere umano in cammino. Sulla copertina di questa guida campeggia il Vettore, “tetto” dei Sibillini e delle Marche, ma potrebbero esserci molte altre cime. Il Velino, affacciato sulla piana del Fucino e visibile perfino da Roma. Il Corno Grande che sorveglia buona parte dell’Abruzzo. Il Camicia con la sua selvaggia parete. Le vette della Laga che chiudono la conca di Amatrice.
In estate, per chi guarda da lontano, molte tra le cime più alte dell’Appennino si confondono con i “montarozzi” che fanno loro corona. D’inverno, grazie alla neve e al ghiaccio, l’equivoco non è più possibile. Le cime più importanti sono lì, impongono la loro presenza. Suggeriscono a chi ama la montagna di salirle, o almeno di andarle ad ammirare da vicino.

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Panorami verso le vette più alte si ammirano da decine di borghi e città dell’Appennino. Molte cime descritte in questa guida sembrano a portata di mano dalle piste di discesa di Ovindoli e di Campo Felice, di Frontignano e Sarnano, dei Prati di Tivo e di Campo Imperatore. Per scoprire il fascino della montagna invernale, però, bisogna volgere le spalle alle piste, cercare il silenzio, spingersi in uno dei tanti luoghi dove la natura regna ancora sovrana.
Molti autori hanno cantato il fascino dell’alto Appennino in veste invernale. Varie pubblicazioni hanno descritto queste montagne a uso e consumo degli sciatori-alpinisti. Qualcosina è stato scritto sulle cascate di ghiaccio, o le passeggiate con le ciàspole. Questa guida, la prima del suo genere, si rivolge agli escursionisti con le racchette da neve o gli sci da fondo, che percorrono gli stessi itinerari o quasi. E ai camminatori che si spingono al confine dell’alpinismo, salendo con piccozza e ramponi in direzione delle cime.
Uniscono tra loro i nostri percorsi la posizione geografica, la bellezza, il periodo in cui possono essere seguiti. A chi li vuole affrontare, oltre al rispetto per la natura dei monti, raccomandiamo un pizzico di umiltà e un esame di coscienza. Abbiamo le conoscenze tecniche adatte? Il vestiario e l’equipaggiamento sono giusti? Le condizioni della montagna sono adatte? In caso di dubbi, fatevi accompagnare da una guida alpina, o partecipate a un corso del CAI. La montagna invernale è splendida, ma va affrontata con rispetto.
Buone nevi d’Appennino, per tutti.”

Luca Mazzoleni racconta la guida Scialpinismo in Appennino Centrale

Luca Mazzoleni e la sua grande passione per lo skialp nella sua presentazione della guida Scialpinismo in Appennino Centrale. La montagna incantata.

“Dedico questa edizione della guida alla memoria di Mario Rigoni Stern, grande uomo di montagna e di lettere, che di montagna ha sempre scritto in modo semplice, profondo e commovente. Scorrendo le pagine dei suoi libri, l’amore e il rispetto antico per la montagna colpisce ed emoziona; il suo modo di concepire e vivere la vita in montagna è profondo e poetico, aspro e dolce insieme. […]

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Ho scritto questa guida allo scialpinismo con l’intenzione di comunicare qualcosa in più che semplici note tecniche di ascensioni con gli sci: desidererei trasmettere uno spirito di intendere la montagna, i rapporti con i compagni di tante gite, le motivazioni che spingono a un’attività così particolare, le emozioni che desta salire una cima o scendere un bel pendio innevato.

Non è facile scrivere di tutto ciò e spero di riuscirci percorrendo insieme le tracce descritte nelle schede, attraverso il sudore della salita e l’entusiasmo della discesa, con lo zoccolo sotto le pelli o la polvere fino alle ginocchia, condividendo con chi legge la passione per la montagna che mi ha spinto a scrivere questo libro. Quella che era nata come una semplice guida è finita per diventare un lavoro appassionante in cui mi identifico fortemente, una via di mezzo tra un singolare curriculum e un diario privato accompagnato da annotazioni e impressioni personali.

La scelta degli itinerari

Fin dal principio mi sono proposto di inserire nella guida unicamente gite percorse e verificate personalmente e ho tenuto fede all’impegno. L’obiettivo è stato quello di costruire una guida attingendo sì alle informazioni, alle esperienze e alla consolidata cultura scialpinistica dei tanti che mi hanno preceduto, ma innestando tutto ciò su un’esperienza vissuta personalmente e una diretta conoscenza del territorio.

Alcune gite le ho percorse molte volte, altre solo una e magari qualche anno fa; altre le ho “scoperte” e annotate sul mio giallo taccuino di viaggio mentre le sciavo; qualcuna mi ha fatto penare per trovare il percorso migliore per salire alla cima. […]
Quello che mi sento di assicurare è che tutte le gite proposte valgono la pena di essere percorse: tanto quelle classiche che le meno conosciute; sia quelle che salgono alle vette più famose sia quelle che raggiungono le vette più trascurate. A ognuna il suo valore, basta saper accortamente scegliere il periodo adatto, secondo la quantità e la qualità della neve, valutando secondo il grado di difficoltà e le proprie capacità. […]

Potrò ritenermi soddisfatto se chi si avvicina allo scialpinismo su queste incantevoli montagne troverà nel mio lavoro la chiave per entrare in confidenza con un ambiente meraviglioso, o se chi già ne è rodato conoscitore potrà trovarvi ulteriore stimolo alle proprie corse sugli sci.
A tutti auguro magnifiche gite, tantissima neve e un sole splendente.”

Foto di Matteo Mazzali

La guida

La guida Scialpinismo in Appennino Centrale di Luca Mazzoleni

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Tra le novità 2016 l’attesissima guida Sentieri nel Parco dei Monti Sibillini

Siete pronti per una primavera ricca di appassionanti escursioni sui Sibillini? La nuovissima guida di Stefano Ardito propone una vasta gamma di itinerari aggiornati ed è ormai quasi pronta. L’autore ve la anticipa così:

Non c’è solo l’Infernaccio, non c’è solo il Lago di Pilato. A vent’anni dalla nascita del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e ad altrettanti dalle nostre prime guide dedicate a queste affascinanti montagne, questi monti si confermano come una delle mete più amate dagli escursionisti italiani e stranieri. Per loro, Stefano Ardito e la Iter Edizioni tornano in libreria e in edicola con una nuova guida dedicata agli affascinanti itinerari dell’area protetta al confine tra l’Umbria e le Marche.
In Sentieri del Parco Nazionale dei Monti Sibillini (192 pagine, 12 euro, oltre 200 foto a colori, uscita aprile 2016) sono descritti 101 itinerari a piedi, all’interno dell’area protetta o appena all’esterno dei suoi confini.

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Sono inclusi nell’indice i classici e frequentatissimi percorsi che conducono alle gole dell’Infernaccio, al Lago di Pilato e alle cime del Monte Sibilla, del Monte Bove e del Monte Vettore, tutte le tappe del Grande Anello dei Sibillini, ma anche molti itinerari meno noti. Non manca l’attenzione alle vette di 2000 metri e oltre, la cui collezione è sempre più popolare tra i camminatori dell’Italia centrale.lame-rosse
Particolare attenzione, come in tutte le nostre guide, è dedicata ai percorsi situati a quote più basse, che consentono di camminare in ogni momento dell’anno. Tra le novità contenute nella guida, due sentieri che conducono alle magnifiche erosioni delle Lame Rosse, in valle del Fiastrone, e una piacevole passeggiata che inizia dal borgo e dalle chiese medievali di San Ginesio.
Negli ultimi anni i Sibillini sono cambiati, e in meglio. I sentieri segnati dal Parco sono stati realizzati sul terreno, e quasi ovunque (ma non dappertutto) è comparsa anche la segnaletica CAI. Molte e interessanti novità riguardano anche i rifugi, sul Grande Anello e non.

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Il camoscio, reintrodotto sul Monte Bove, fa ora compagnia a chi cammina in molte zone dell’area protetta.

Novità 2016: in arrivo la guida Le 50 vie ferrate più belle delle Dolomiti

“Gli sport in montagna hanno sempre messo al centro dell’interesse degli appassionati di outdoor l’arrampicata e l’escursionismo: da un lato l’entusiasmante sensazione di dominare il vuoto, dall’altro il desiderio di scoprire, camminando, il mondo in tutte le sue sfumature. Al centro di questa dicotomia, le vie ferrate, considerate da molti alpinisti un trucco disonesto per salire le montagne e, al contrario, dagli escursionisti, il diritto a godere di un’adrenalinica scalata in completa sicurezza.
Avventurarsi su una via ferrata significa avere un incontro ravvicinato con la verticalità e gli ambienti più selvaggi e spettacolari della montagna, utilizzando un’attrezzatura tecnica che richiede specifiche competenze. L’uscita in ferrata regala emozioni indimenticabili: una volta in vetta, dove l’orizzonte spesso non ha confini, ci si sente fruitori di un patrimonio che è di tutti, di una “mostra vivente” da vivere con tutti i cinque sensi.”

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Da questi presupposti nasce l’idea degli autori Marco Corriero e Federica Pellegrino: una guida alle vie ferrate più belle delle Dolomiti, tra Veneto e Trentino Alto Adige, che convincerà anche il lettore più timoroso a vestire imbrago e caschetto, alla scoperta di queste “assurde” opere della natura, patrimonio dell’Unesco dal 2009.

I 50 itinerari proposti, percorsi interamente dagli autori nelle stagioni 2014-2015, sono suddivisi per gruppi montuosi e includono vie storiche come vie nuove. Aggiornate nei dettagli, le descrizioni delle vie sono introdotte da curiosità di carattere storico o naturalistico, e sono corredate di schede tecniche indicanti tutte le informazioni necessarie all’escursionista per programmare l’uscita. Una sezione introduttiva inquadra l’argomento, le principali regole di comportamento e di sicurezza in montagna, l’attrezzatura necessaria per misurarsi con la roccia. Spettacolari fotografie panoramiche o di dettagli tecnici arricchiscono il volume, insieme alla riproduzione cartografica di ciascun tracciato.

Caratteristiche

  • 128 pagine
  • oltre 150 foto
  • prezzo € 14,00
  • uscita maggio 2016

 

Attività outdoor per tutto l’anno immersi nello scenario dei Monti Simbruini

Boschi e vette, pareti di roccia e torrenti, grotte e sentieri. A portata di mano da Roma e da molte città dell’Italia centrale, i Simbruini sono un grande spazio di natura da vivere. Già alla fine dell’Ottocento, quando la montagna era molto più popolata di oggi, i primi escursionisti hanno iniziato a traversare boschi e altopiani del massiccio, e a salire alle cime dell’Autore, del Tarino e del Viglio.

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Oggi gli escursionisti hanno a disposizione una fitta rete di itinerari segnati. Alcuni sono famosi, altri conservano il sapore della scoperta. Il Parco, negli ultimi anni, ha investito energie e risorse nella segnaletica e nella sistemazione di questi sentieri, e in particolare di quelli che collegano le valli del Simbrivio e dell’Aniene con gli altopiani del cuore del massiccio. Chi preferisce camminare per più giorni può combinare i sentieri segnati o seguire uno dei numerosi trekking come il Sentiero Italia, l’E1, il Sentiero Coleman e la Via dei Lupi. Le strade sterrate offrono magnifici itinerari anche a cavallo o in mountain-bike. Chi preferisce la bicicletta “classica” può utilizzarla sulle panoramiche strade che attraversano il Parco, facendo naturalmente attenzione alle carreggiate anguste e alle auto. Impegnative salite conducono a Campaegli, a Campo Staffi e a Livata.

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Le pareti della valle dell’Aniene, a iniziare da quelle del Balzo dell’Antillinara e di Jenne, sono percorse da vie di arrampicata sportiva.
Più in basso, sulle acque dell’Aniene, scendono gli appassionati della canoa, e vengono organizzate delle uscite di rafting. Acqua e roccia si fondono nelle avventure degli speleologi, che sui Simbruini hanno a disposizione difficili grotte ad andamento verticale come gli abissi di Creta Rossa (-117 metri) e di Camposecco (con un pozzo di 22 metri), e altre meno ripide e ricche d’acqua come la Grotta dell’Inferniglio, sulla verticale di Jenne.
Gli amanti della montagna invernale apprezzano da sempre il volto più severo dei Simbruini. Gli appassionati dello sci di pista si lanciano sui tracciati di Campo Staffi e Campo dell’Osso, quelli dello scialpinismo salgono verso il Viglio, il Crepacuore o il Tarino. Quando la neve è poca o ghiacciata, il posto di questi ultimi viene preso da alpinisti con piccozza e ramponi. Negli altopiani e tra i boschi, però, gli strumenti più adatti per scoprire i paesaggi dell’inverno sono gli sci da fondo e le racchette da neve (ciaspole). Il fascino della “piccola Scandinavia” del Lazio si rivela anche a pochi minuti dalle strade.

Per esplorarli al meglio, qui trovi la guida e la mappa escursionistica aggiornatissima dei Simbruini

Testo e foto di Stefano Ardito, tranne la foto di arrampicata (Domenico Intorre)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Novità 2016: esce la guida escursionistica Sentieri del Velino-Sirente

A due passi dalle città dell’Abruzzo, a portata di mano da Roma. Insieme a una natura magnifica e all’aspetto imponente delle cime, anche la distanza accessibile dalle case di molti camminatori spiega la popolarità del Velino, dei monti di Campo Felice e della Duchessa, della Serra di Celano e del Sirente tra gli appassionati di montagna dell’Appennino centrale.
Per tutti loro, Stefano Ardito e la Iter Edizioni tornano in libreria e in edicola con una nuova guida dedicata agli itinerari dei due imponenti massicci che si alzano nel cuore delle montagne d’Abruzzo, e che si affacciano verso il Lazio con il Lago della Duchessa e le vette che lo circondano.
In Sentieri nel Parco Sirente-Velino, (192 pagine, 12 euro, circa 200 foto a colori, uscita prevista luglio 2016) sono descritti 102 itinerari a piedi su queste spettacolari montagne. Alcuni si svolgono all’interno delle quattro aree protette che le tutelano (il Parco Sirente-Velino, la Riserva Naturale Monte Velino, la Riserva Naturale delle Gole di San Venanzio e la Riserva Montagne della Duchessa), altre sono fuori dai loro confini.

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Tra gli itinerari inediti o poco noti che vengono descritti nella guida segnaliamo l’escursione da Prato Capito (o Agabito) all’Eremo di Sant’Onofrio, la spettacolare salita verso la Neviera del Sirente e i suoi speroni rocciosi, varie escursioni nell’alta valle dell’Aterno. Non manca l’attenzione alle vette dell’Appennino di 2000 metri e oltre, la cui collezione è sempre più popolare tra i camminatori dell’Italia centrale.
In un comprensorio dove abbondano i sentieri faticosi, una proposta accessibile a molti è il Sentiero Silone che si svolge intorno a Pescina, località-cerniera tra i monti del Parco Sirente-Velino e quelli del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il percorso, realizzato dalla locale sottosezione del CAI, è stato ideato da Stefano Ardito.
Anche sul Sirente, nel 2013, sono stati reintrodotti i camosci. Uno spettacolo in più, per chi cammina in un territorio magnifico.

A presto, allora!